Home / Recensioni / In sala / BLACKkKLANSMAN di Spike Lee

BLACKkKLANSMAN di Spike Lee

blackkklansmanSpike Lee è tornato. E lo fa in gran stile, con un film degno delle sue opere precedentemente più acclamate. In BlackKklansman, suo ventitreesimo lungometraggio di una carriera ricca di svariate produzioni, tra documentari, serie tv e video musicali, Lee coniuga la storia con il Genere, riuscendo ad attuare una pellicola che detenga nell’insieme, il suo punto di vista critico sul sociale e le condizioni degli afroamericani, e quell’evasività tipica del cinema stesso. Blackkklansman è ispirato alle vicende raccontate nel libro omonimo, e realmente accadute,dell’ex detective Ron Stallworth e della sua operazione d’infiltrazione nella divisione del KuKluxKlan di Colorado Springs. È il 1978, Stallworth entra nel dipartimento di polizia come primo agente afroamericano, trovando non pochi ostacoli con alcuni colleghi.

Sono anni di tensione sociale e politica, specialmente dal punto di vista della questione razziale:dove organizzazioni rivoluzionarie afroamericane come Le Pantere Nere si trovano al culmine della loro battaglia, quelle razziste e antisemite [il KuKluxKlan stesso], sono in piena ricrescita di consensi. Stallworth, dopo un primo momento ad occuparsi dell’archivio del dipartimento, viene scelto per infiltrarsi dentro le organizzazioni ritenute dal suo comandante come potenzialmente pericolose per la città.

Quando un giorno legge tra gli annunci del giornale l’indirizzo della sede del KuKluxKlan, insieme all’aiuto del suo collega Flip Zimmerman [Adam Driver] che prende le veci, decide di introdursi nell’organizzazione, affiliarsi, varcarne le vette e smascherarne i loro progetti terroristici.

Spike Lee ne fa una sua personale trasposizione, congegnando la pellicola sul filonedei film Blaxploitation e il poliziesco anni ‘70. Sia nel modo in cui caratterizza il suo protagonista Stallworth, interpretato da un magistrale John David Washington, ma principalmente come delinea le sequenze di alta tensione ed azione, accompagnandole con un ritmo e una musica tipica dei film del periodo. Ne lascia anche lo humour sconveniente solito del genere, relegandolo specialmente al gruppo di uomini appartenenti al KuKluxKlan, così da darne maggior risalto alla grettezza e all’insulsaggine che li contraddistingueva. Lee si lascia anche il tempo, allo stesso modo, di mostrare anche il sentimento che aleggiava nella societàdi quegli anni, arricchendo la narrazione di racconti crudi e di forte impatto sulle rappresaglie subitedalla popolazione afroamericana negli anni. Con Blackkklansman costruendo una trama hard boiled e sovraccaricata di spettacolarità, ci trascina ugualmente dentro una profonda riflessione sullastoria passata e le sue nefandezze.

In un gioco a limite tra realtà e finizione porta il suo discorso a un livello maggiore, facendone elargire quanto la questione razziale sia ancora un serio problema della società americana [e non solo) e di come Hollywood stessa abbia sempre fatto trasparire un pensiero univoco e non liberale. Sin dal suo incipit con la sequenza dei soldati confederati diVia col vento di Victor Flaming, e successivamente coni frammenti diNascita di una nazione di Griffith, ambedue considerati dei baluardi istituzionali della storia del cinema hollywoodiano, Lee da il suo smacco alla dreamfactory, rimarcandone quanto la questione della supremazia bianca sia stata promossa in modo edulcorato dalla spettacolarità del medium cinematografico. Il regista di Altanta non è nuovo a questo tipo di battaglie verso l’establishment hollywoodiano, già nel 2016 aveva lanciato l’hashtag #Oscarsowhite, ribadendo quanto l’Academy nel corso degli anni abbia tagliato fuori dalle nomination attori e registi afroamericani.

Con quest’ultimo lungometraggio tira le file sulla questione, senza usare discorsi demagogici e superficiali, ma accompagnando lo spettatore nel corso della narrazione a scontrarsi con la reale eventualità dei fatti della società americana e delle sue zone d’ombra. In questo si denota e si riconferma un gran regista come Spike Lee, che dopo diversi anni, utilizzando appieno le capacità del cinema, riesce in egual modo a trasporre una storia reale in modo leggero ed elargendone la sua palpabile attualità, non cadendo nel tranello del moralismo fioco e spicciolo.  Blackkklansman, quindi, entra di diritto tra i titoli migliori della filmografia di Spike Lee e della recente edizione del Festival di Cannes, di cui ha vinto il Grand Prix Speciale della Giuria, proprio per questo sue essere un ritratto dolceamaro di una questione che tuttora, purtroppo, tocca ognuno di noi nel quotidiano.

Giovanni Cosmo

BLACKkKLANSMAN

REGIA: Spike Lee

CON: John David Washington, Adam Driver, Laura Harrier, Topher Grace

USCITA IN SALA IN ITALIA: giovedì 27 settembre 2018

SCENEGGIATURA: Spike Lee, David Rabinowitz, Charlie Wachtel, Kevin Willmott

PRODUZIONE: BlumhouseProductions, MonkeypawProductuons, Perfect World Pictures, QC Entertainment

DISTRIBUZIONE: Universal Pictures

ANNO: 2018

DURATA: 135’

InGenere Cinema

x

Check Also

IL PROGRAMMA COMPLETO DEL 44° FANTAFESTIVAL: Dal 27 novembre all’1 dicembre a Roma

Giunto alla XLIV edizione, il FANTAFESTIVAL è pronto a spiegare le sue ...