L’Africa dei grandi esploratori, l’immenso territorio di caccia e di avventura che intere generazioni di giovani amarono senza conoscere, è scomparso per sempre. A quell’Africa secolare, travolta e distrutta con la tremenda velocità del progresso, abbiamo detto addio…
Con queste parole, affidate ad una voce narrante, inizia lo shockumentary per eccellenza, l’apice assoluto [sia a livello tecnico/concettuale che in termini di efferatezza] di un Genere di pellicole documentaristiche conosciute come Mondo Movies. Il termine venne coniato nel 1962, quando il duo Franco Prosperi/Gualtiero Jacopetti sancì il loro sodalizio nella Settima Arte e presentò alle platee Mondo Cane, ovvero il primo reportage da loro ideato e girato, dove mostravano senza pudore gli usi e costumi più inconsueti, scioccanti e morbosi dei vari popoli sparsi nel mondo [si passa da feroci riti tribali a uccisioni e sevizie di animali, dall’effetto dell’inquinamento nei mari ad una serie di cruente cerimonie religiose].
Il loro esordio ebbe un tale successo al botteghino [oltre a ricevere un premio a Cannes e una Nomination all’Oscar per le musiche composte da maestro Riz Ortolani] che spinse la coppia di cineasti ad alzare ulteriormente l’asticella e, quattro anni dopo [con alle spalle altri due film: La donna nel Mondo e Mondo Cane 2], diedero vita a quello che rimane sì il loro capolavoro, ma anche uno dei titoli più controversi, bersagliati [in termine di critiche], osannati e, soprattutto, tremendamente brutali che la cinematografia mondiale può annoverare.
Africa Addio si pone innanzitutto come crudo e spietato documento del declino di un continente durante il suo lento processo di decolonizzazione. Se la voce narrante dell’incipit sembra quasi anticipare una visione politicamente corretta dei fatti messi in scena [le prime immagini sono dedicate ai festeggiamenti per l’indipendenza del Kenya], le premesse vengono presto smentite e conviene munirsi di una certa dose di sangue freddo per proseguire fino alla fine senza interrompere la visione annichiliti e turbati. Lo sterminio di arabi e musulmani durante la rivoluzione dello Zanzibar, una serie di tremende azioni di caccia ad opera dei bracconieri [con l’apice di crudeltà in cui un cucciolo di elefante viene portato via alla madre imbizzarrita e trasportato su un elicottero, mentre una melodia struggente accompagna le immagini], episodi di cannibalismo, stupri e massacri ai danni di suore e missionari cristiani… Questi sono solo alcuni dei segmenti storici affrontati durante le oltre due ore di durata. Nonostante quindi un minutaggio piuttosto impegnativo, la pellicola riesce comunque a mantenere un ritmo impeccabile, grazie anche all’eccelso lavoro di montaggio ad opera degli stessi Prosperi e Jacopetti.
Così come non si può non citare la splendida fotografia di Antonio Climati e l’intenso commento musicale del solito Ortolani, senza dimenticare una regia sontuosa e spesso persino virtuosistica. Sull’onestà intellettuale dei due autori si è discusso [e forse si discuterà] a oltranza: se da un lato è vero che l’Occidente viene indicato come principale [e indifferente] colpevole di una tragedia epocale ancora in corso [sia nel momento in cui il film fu girato, sia in quello attuale], dall’altro è innegabile che i popoli africani siano rappresentati totalmente incapaci di risollevarsi dagli effetti della colonizzazione e spesso quasi propensi ad uno stato di sottomissione.
Di conseguenza, razzismo e posizioni filocolonialiste furono le accuse più frequenti che i due registi si sentirono rivolgere negli anni, senza contare una scena a causa della quale vennero addirittura imputati di aver ritardato i tempi di un’esecuzione sommaria per cambiare obiettivo alla cinepresa [accusa da cui poi vennero assolti]. Se si riesce però ad allontanare qualunque [pre]giudizio etico o morale, non si può far altro che riconoscere di avere a che fare con un’opera indimenticabile, devastante come un macigno nello stomaco, negli occhi e nella mente. Sensazionalistico, provocatorio, cinico, scomodo e talvolta persino oltraggioso. Un oggetto assai deprecabile dal punto di vista morale ma artisticamente ineccepibile, che, a prescindere da tutto, andrebbe visto almeno una volta nella vita. Menzione finale per una lode alla label tedesca X Rated, meritevole di aver sfornato un’indispensabile versione Blu-Ray di questa autentica pietra miliare.
Lorenzo Paviano
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AFRICA ADDIO
Regia: Franco Prosperi, Gualtiero Jacopetti
Sceneggiatura: Franco Prosperi, Gualtiero Jacopetti
Produzione: Angelo Rizzoli
Distribuzione: Cineriz
Anno: 1966
Durata: 139′