Le Streghe son tornate. Frase fatta davvero abusata anche a livello cinematografico e ancora di più da quando questo remake di Luca Guadagnino ha iniziato a concretizzarsi e a farsi vero. Ma si tratta delle Streghe filmiche per eccellenza, di quella con la “S” maiuscola, la “S” di Suspiria, il film dei film di Dario Argento e il suo primo horror puro, la “S” di Mater Suspiria, la prima delle Tre Madri portate su grande schermo dal regista di Profondo rosso.
Un remake con un lavoro autoriale e creativo dietro [e dentro] superficialmente da standing ovation. Sulle nostre pagine web ci siamo più volte schierati dalla parte di remake coraggiosi, forti di una identità personale riconoscibile e corposa, che potesse anche allontanarli di tanto dalla matrice originale, pur di trovare un significato, un senso, magari aggiuntivo, a quello del film originale.
Questo fa Guadagnino con il suo Suspiria, ma stiamo parlando di lavoro di “superficie” e questo non è accettabile se si sta discutendo attorno ad un film così esoterico e misterico.
Il tentativo, peraltro parzialmente riuscito, del regista di Chiamami col tuo nome, è quello di proporre una versione molto più strutturata della fiaba nera argentiana. Il lavoro del regista è in continua “negazione” e in accumulo rispetto al film del 1977. Lì dove c’era una struttura semplice e fanciullesca, a livello narrativo, che andava a toccare i nervi scoperti delle paure più infantili, oggi c’è un film in sei atti e un epilogo, che si cala in un preciso contesto storico sociale [quello della Germania degli anni ’70] e cerca continui collegamenti col reale, con il riscontrabile, con la psicologia. Un meccanismo che potrebbe essere messo a paragone con il “fantastico storicizzato” di Guillermo del Toro, ma che nella riuscita filmica si dimostra solo come un ingombrante accessorio davvero poco utile, tanto che eliminando dal film i prolungamenti legati a questa scelta ci si sarebbe potuto risparmiare il peso di un corpo filmico pachidermico senza intaccare lo svolgersi degli eventi utili alla storia e all’evolversi dei personaggi.
Ma stiamo lavorando sull’abbondanza e sul diniego, e questo è probabilmente l’unico input infantile e fanciullesco che rimane nel progetto e che va a cancellare anche la musica, il visionario lavoro di colori accesi e irreali e scenografie spaventosamente extra-quotidiane del Suspiria che fu, per virare su un’atmosfera più realistica e concreta che, giocoforza, va a rarefare lo stesso spirito orrorifico dell’intera opera.
Quello che succede al nuovo Suspiria è, infatti, ritrovarsi per buoni quattro sesti della sua durata ad allontanarsi non tanto dal capolavoro di Argento, a cui continua ad aggrapparsi di continuo pur con intento rivoluzionario [oltre a quanto detto finora, ad esempio, gran parte delle azioni drammaturgiche affidate nell’originale alla Susie di Jessica Harper qui non vengono vissute da Dakota Johnson, ma dalle comprimarie vittime-carnefici della scuola di danza], ma da tutto quello che può essere definito un film horror. Non è un madornale errore autoriale, però, ma una scelta d’ispirazione che accende la curiosità ma paga il pegno di una durata complessiva eccessiva e, purtroppo sì, di aver sfidato Golia senza riuscire a coinvolgere lo spettatore in una lotta comune.
Il Suspiria del 2018, bardato di manierismo e di eccessiva raffinatezza stilistica e strutturale risulta in fin dei conti troppo freddo e non riesce quasi mai a spaventare, qui sì, capitolando in un errore importante. Eccezione eccellente è la scena dell’audizione della Johnson davanti alla maestra Madame Blanchett/Tilda Swinton: una coreografia d’impatto sospesa in un montaggio alternato su una stregonesca e mortale tortura di un’altra giovane strega colpevole di aver mancato di rispetto ai poteri forti.
Poi l’orrore resta nascosto, fin troppo bene, per esplodere in un finale che cerca di mescolare splatter, sabba, Argento, ironia, trash volontario e un colpo di scena inaspettato, che però lascia l’amaro in bocca: non è un’alternativa che convince e non è il giusto guanto di sfida. Poi va via un’altra volta per lasciare passare altro tempo con un’appendice che, in quanto tale, non è affatto essenziale o rivelatrice.
I completisti potranno trovarci più di un punto di interesse. I talebani lo odieranno. Ma non saprà attirare pubblico nuovo e fidelizzarlo alla fede in Mater Suspiriorum, come un remake davvero riuscito avrebbe dovuto saper fare.
Luca Ruocco
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SUSPIRIA
Regia: Luca Guadagnino
Con: Dakota Johnson, Tilda Swinton, Mia Goth, Lutz Ebersdorf, Jessica Harper, Chloë Grace Moretz, Angela Winkler, Sylvie Testud, Renee’ Soutendijk, Ingrid Caven, Malgorzata Bela
Uscita in sala in Italia: martedì 1 gennaio 2019
Sceneggiatura: David Kajganich
Produzione: Frensey Film Company, Mythology Entertainment, K Period Media, MeMo Films, Muskat Filmed Properties, Vega Baby, Amazon Studios
Distribuzione: Videa
Anno: 2018
Durata: 152’