Non si smette mai di lottare, sul ring così come nella vita. Lo sa bene Adonis [Michael B. Jordan], che ha dovuto rendere tutta la sua vita un intero e lungo incontro di pugilato. Ed è proprio quando ottiene il titolo di campione mondiale dei pesi massimi che la vita lo compisce più forte; Ivan Drago [Dolph Lundgren], il famosissimo pugile antagonista di Rocky IV, l’uomo che ha ucciso Apollo Creed, torna sulla scena tormentando lui e il suo maestro [Sylvester Stallone].
Ivan l’avevamo lasciato con una bruciante sconfitta, inflittagli dallo Stallone Italiano. Quel che Creed II ci mostra è un uomo che ha perso tutto, dalla stima dei suoi concittadini alla moglie Ludmilla [Brigitte Nielsen], che ha abbondato lui e suo figlio non appena la fortuna ha smesso di sorridere all’ex campione sovietico. Ora Ivan vuole portare all’apice il figlio Viktor [Florian Munteanu] e dimostrare a tutti che i Drago non sono dei perdenti, che meritano rispetto.
Sono queste le premesse del nuovo Creed, lo spin-off di Rocky incentrato sulla vita del figlio illegittimo di Apollo Creed, Adonis. Se, con il primo capitolo, avevamo la sensazione che il tentativo fosse quello di rendere omaggio alla saga originale, con una trama che si riproponesse simile nei punti giusti, con il suo sequel l’impressione diventa certezza.
Adonis chiede la mano a Bianca [Tessa Thompson], facendosi consigliare da Rocky stesso sul da farsi – un toccante momento in cui veniamo catapultati di nuovo in quello zoo dove il campione chiese la mano di Adriana – e subito dopo i due scoprono di aspettare un bambino. Una trama, insomma, che moltissimo ruba all’originale, ma lo fa senza risultarne una noiosa copia e riuscendo nel tentativo di attualizzarsi, di rinnovarsi.
Se i capitoli di Rocky erano fortemente incentrati su Stallone e poco si diceva dei suoi comprimari, Creed 2 riesce a mostrare delle sottotrame appassionanti, che funzionano anche con poche sequenze e ancor meno dialoghi. Il pregio di questa pellicola, infatti, è nella fisicità di tutti i personaggi, negli sguardi pieni di dolore, nei brevi e violenti contatti fisici.
Se questo è vero per i due protagonisti – Adonis e Rocky – descrive alla perfezione le scene che riguardano i due Drago. Già dall’inizio, quando il film ci mostra Ivan che sveglia il figlio con un pugno o, più avanti, quando incontrano Ludmilla, le sequenze riescono a dire tutto pur senza parole. Una costruzione difficile da gestire, ma che tanto Sylvester Stallone – nel ruolo di sceneggiatore – quanto gli interpreti sono riusciti a sostenere con maestria. Un applauso enorme va, in effetti, a tutti gli attori chiamati in causa; da Michael B. Jordan, credibile nelle scene in ospedale dopo il massacro sul ring compiuto da Viktor, a Lundgren e Munteanu, la cui fisicità, come accennato, rende la loro interpretazione unica, al punto da provare quasi empatia nei loro confronti – nonostante il ruolo che ricoprono.
Ma un merito enorme va anche a Steven Caple Jr., il regista che ha sostituito Ryan Coogler in questo intenso sequel. Per quanto si possano avere degli attori credibili, in un film come questo è fondamentale la composizione della scena e questo Caple da prova di saperlo bene. Gli incontri, che sono uno dei nuclei attorno al quale ruota il film, godono di una lucidità invidiabile; non è poco plausibile che lo spettatore si senta così coinvolto da sentire, di riflesso, ogni colpo arrivare dritto allo stomaco in un altissimo momento di identificazione assoluta.
Non che siano inesistenti gli scivoloni, tecnicamente parlando; in alcuni casi, volendo sperimentare, forse, insoliti punti di ascolto, si è incappati in costruzioni macchinose, che saltano all’orecchio non tanto per l’originalità quanto per il forte senso di artificio che portano con sé. L’esempio più evidente, in tal senso, sono le sequenze dedicare alla riabilitazione di Adonis, quando fuori campo abbiamo modo di ascoltare un toccante dialogo tra Bianca e la madre di Adonis. Benché le due voci siano in Voice Over e, per di più, non siano un ricordo del protagonista, il punto di ascolto si fa soggettivo e viene ovattato quando Adonis s’immerge in piscina, creando una discrepanza forte, e fastidiosa, nella tecnica narrativa.
Creed II è però un film che si basa soprattutto sulla messa in scena delle emozioni, che sia la rabbia violenta di un ragazzo che ha perso tutto o il dolore negli occhi di un uomo che si sente finito; in quest’ottica i piccoli errori commessi possono essere perdonati. In fondo, se in un lavoro come questo, pieno di contrasti emotivi, ci si concentra più sulla tecnica che sulla storia, è evidente che quest’ultima ha sbagliato in qualcosa. E non è questo il caso di Creed, che riesce a tenere lo spettatore con le mani strette sul bracciolo della poltrona ed il fiato sospeso, totalmente partecipe dell’azione messa in scena.
Claudia Anania
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CREED II
Regia: Steven Caple Jr.
Con: Michael B. Jordan, Sylvester Stallone, Tessa Thompson, DolphLundgren, Florian Munteanu, Russell Hornsby, PhyliciaRashād, Wood Harris, Andre Ward, Brigitte Nielsen, Milo Ventimiglia, Roy Jones Jr., Michael Buffer, EvanderHolyfield, Sugar Ray Leonard
Uscita in sala in Italia: giovedì 24 gennaio 2019
Sceneggiatura: Sylvester Stallone, Juel Taylor
Produzione: Metro-Goldwyn-Mayer, Warner Bros., New Line Cinema
Distribuzione: Warner Bros.
Anno: 2019
Durata: 129’