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L’UOMO DAL CUORE DI FERRO di Cédric Jimenez

La giornata della memoria è alle porte e, come ogni anno, si tenta di raccontare i ricordi delle vittime e degli eroi di una delle pagine più oscure della Storia. Questa volta è Cedric Jimenez a mantenere viva questa promessa, oltre che la memoria.

Tratto dal romanzo di Laurent Binet [dal titolo HHhH], L’uomo dal cuore di ferro non racconta una storia soltanto, ma ben due. Nel tentativo d’essere il più completo possibile, questo film approfondisce sia la vita di Reinhard Heydrich [Jason Clarke], sia quella degli uomini e delle donne della Resistenza Cecoslovacca che a lui si sono opposti. Un uomo spietato il primo, ideatore della soluzione finale al problema degli Ebrei; eroi silenziosi i secondi. Una forte cortina di nero separa inizialmente le due trame, a sottolineare l’enorme differenza che esiste tra questi individui; il film, infatti, mostra prima l’ascesa di Heidrich, praticamente parallela a quella di Hitler e, nell’esatto momento della sua fine, interrompe bruscamente la narrazione per riavvolgerla e parlare degli uomini che hanno contribuito a fermarlo.

Ma non è solo il forte taglio a rendere le due storie opposte; ogni dettaglio, ogni dialogo tende a rendere chiaro quanto fossero diversi gli uomini che l’hanno vissuta. Il rapporto tra Heydrich e sua moglie Lina Van Osten [Rosamund Pike] è forse uno dei più gelidi di sempre, capace di mettere in luce quanto il Macellaio di Praga fosse un uomo privo di umanità, anche nei confronti di chi millantava di amare.

Di tutt’altra pasta solo le storie d’amore vissute da Jan [Jack O’ Connell] e Jozef [Jack Reynor], dotate di una dolcezza fuori dall’ordinario, commuoventi in moltissimi momenti. Una rigida separazione superflua ma efficace quella adottata da Cedric Jimenez, che sembra portare avanti due film in uno, fino all’intreccio di tutte le storie, in un terzo atto straziante. Jan e Jozef non riuscirono ad uccidere direttamente Heydrich; tuttavia le ferite subite durante l’attentato furono così gravi che morì poco più tardi in ospedale. Da quel momento ogni soldato tedesco diede loro la caccia e, una volta trovati, tentarono di stanarli dal covo in cui erano nascosti. I due eroi preferirono il suicido alla cattura.

Tra i devastanti ricordi in quei toccanti momenti finali si nasconde un’ottima scrittura, capace di rendere partecipe lo spettatore senza calcare troppo la mano e rendersi pesante. Un pregio di questo film, infatti, è l’incredibile capacità di seguire registicamente il ritmo emotivo del film. La prima parte, quella dedicata ad Heydrich, gode di una regia asciutta, adatta al cinismo e alla dispatia del suo protagonista, asettica nel mettere in scena le uccisioni di tutti gli oppositori; la seconda parte ha transizioni molto più dolci, dei primi piani e dei dettagli molto intimi, perfetti mentre indagano con dolcezza gli ultimi giorni di Jan e Jozef.

Quel che forse può infastidire, unico dettaglio in quel che rimane un ottimo film, è la disomogeneità nella lunghezza dei racconti. Volendo suddividere in tre atti il film – dove il primo racconta la storia di Heydrich, il secondo quella di Jan e Jozef e il terzo l’intreccio tra le due – non è difficile rendersi conto che la parte dedicata al Macellaio di Praga è lunga tanto quanto la somma dei due restanti atti. Una lunghezza che appesantisce il film senza essere effettivamente incisivo. Forse non sarebbe stato politicamente scorretto tagliare leggermente sulla sua vita e concedere spazio a coloro che davvero devono essere ricordati.

Un grande appaluso va, infine, a tutti gli interpreti, nessuno escluso. Jason Clarke riesce ad essere repellente nei panni di Heydrich, così come Rosamund Pike vince nel tentativo di mostrare una complessissima Lina, donna per cui è impossibile provare empatia. Lo stesso vale per i protagonisti del secondo blocco del film; da Jack O’ Connell a Jack Reynor, fino a Mia Wasikowska – nei panni di Anna, la donna che aiuta Jan e del quale s’innamora – ognuno di loro è stato in grado di proporre efficacemente la forza e il dolore dei loro personaggi.

L’uomo dal Cuore di Ferro è sicuramente un film difficile, a causa della brutalità di alcune scene, ma sicuramente doveroso. Troppo spesso, infatti, vengono ignorate le storie degli individui per cui parteggiamo o meno; per quanto sia umanamente ovvia quale sia la parte giusta, ognuno di noi ha il preciso dovere di conoscere ogni dettaglio della Storia, così da poterla comprendere ancora più a fondo.

Claudia Anania

L’UOMO DAL CUORE DI FERRO

Regia: Cédric Jimenez

Con: Jason Clarke, Rosamund Pike, Jack O’Connell, Jack Reynor, Thomas M. Wright, Mia Wasikowska, Stephen Graham, Enzo Cilenti, Geoff Bell

Uscita in sala in Italia: giovedì 24 gennaio 2019

Sceneggiatura: Cédric Jimenez [basato sul romanzo HHhH di Laurent Binet]

Produzione: Cutting Edge Group, Légende Films, Nexus Factory

Distribuzione: Videa

Anno: 2017

Durata: 119’

InGenere Cinema

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