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IL MIO CAPOLAVORO di Gaston Duprat

il-mio-capolavoroArturo è un gallerista d’arte dai modi ammaliatori, sofisticato e talvolta senza scrupoli, proprietario di una galleria nel centro di Buenos Aires. Renzo è un pittore scontroso, quasi selvaggio, ormai in forte declino. Il gallerista e il pittore sono legati da un’antica amicizia, ma non hanno praticamente nulla in comune. I loro modi di essere diametralmente opposti generano tra i due tensioni e discussioni. Ma le loro vite continuano ad essere molto legate, così come il loro rapporto d’amicizia.

A due anni di distanza dal grande successo de Il cittadino illustre [Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile a Venezia 73] Gaston Duprat torna con una nuova commedia agrodolce, ma questa volta senza il fido Mariano Cohn, qui solo in veste di produttore.

Il mio capolavoro si allontana dal suo predecessore e allo stesso punto mantiene dei punti in comune. Il primo vedeva il ritorno di uno scrittore vincitore del premio Nobel nel paesino sperduto in cui è nato e dove non aveva più intenzione di mettere piede. Questo film invece si svolge a Buenos Aires e ha due protagonisti importanti in egual misura.

Sono due film diversi nella progressione e nel tono. Il cittadino illustre si muoveva sempre sulla stessa linea, mantenendosi sempre sulla satira e sulla commedia leggermente grottesca.

Il mio capolavoro invece ha una prima mezz’ora da commedia pura molto divertente, poi una parte centrale che alza di molte tacche il volume del dramma e un’ultima parte che invece è un po’ un mix tra le due, più spostato verso la commedia nera.

Ma in questo suo essere una strana creatura mutaforma, riesce a trovare una sua identità ben precisa e anche coerente.

Forse il tema alla base del film, oltre a quello dell’amicizia tra due persone molto diverse tra loro, è proprio la sincerità nel contesto di chi l’arte la fa, di chi l’arte la fruisce e di chi commercia con l’arte, e su quanto i confini siano molto più sfumati e indistinguibili rispetto a quanto siamo abituati a credere.

Spesso l’esperienza artistica rimane chiusa e circoscritta a coloro che la vivono o la mettono in atto, con il rischio [o la fortuna] di non essere capiti, fraintesi, odiati o osannati.

D’altronde, come recita una delle battute più belle del film, “Chi fa arte è perché non sa fare altro. Una sorta di disabilità.”.

Egidio Matinata

IL MIO CAPOLAVORO

Regia: Gaston Duprat

Con: Guillermo Francella, Luis Brandoni, Raul Arévalo, Andrea Frigerio, Marìa Soldi

Uscita in sala in Italia: giovedì 24 gennaio 2019

Sceneggiatura: Andrés Duprat

Produzione: Fernando Sokolowicz, Jaume Roures, Mariano Cohn

Distribuzione: Movies Inspired

Anno: 2018

Durata: 100’

InGenere Cinema

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