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ALITA – ANGELO DELLA BATTAGLIA di Robert Rodriguez

alita-1Parafrasando un vecchio adagio, potremmo dire che per adattare il lavoro di un genio ci vuole un altro genio. Per tanto, quando James Cameron ha annunciato di voler portare sul grande schermo il magnifico manga di Yukito Kishiro, Alita l’angelo della battaglia, una sensazione di benessere ha pervaso il corpo di chi ama il cinema. Correva l’anno 1999, Cameron era il re del mondo a seguito del grandissimo successo della sua ultima opera – vi lasciamo indovinare il titolo – e tutto lasciava intendere che avremmo assistito a un’altra grande prova del regista di Terminator.

Sfortunatamente, aspettative, attese e false partenze hanno ucciso il sogno di vedere il cyborg giapponese diretto da James Cameron. Tuttavia, questo signore non è il tipo che si arrende facilmente e dopo essere tornato re del mondo con Avatar, ha ripreso la sua vecchia ossessione in mano. A raffreddare l’entusiasmo di questo colpo di scena, però, la scelta di Cameron di rinunciare alla regia, ritagliandosi per sé il ruolo di produttore e sceneggiatore. L’incombenza della direzione è caduta su Robert Rodriguez, beniamino di molti, ma forse non il più adatto a maneggiare uno sci-fi complesso nella forma e nel contenuto come questo.

Alita – Angelo della battaglia segue la storia di Alita, un cyborg recuperato in un deposito di rottami dal dottor Daisuke Ido. Senza alcun ricordo della sua vita precedente, fatta eccezione per l’incredibile addestramento nelle arti marziali memorizzato dal suo corpo, Alita diventa una spietata cacciatrice di taglie, sulle tracce dei peggiori criminali del mondo.

Il lavoro di Yukito Kishiro è senza dubbio complesso e articolato. L’ambizione di adattarlo per il grande schermo e, perdi più per un pubblico occidentale, si presentava come una missione molto, molto difficile. Cameron rappresentava una garanzia di risultato produttivo e visivo, ma anche e soprattutto per la capacità di questo cineasta di comprendere, maneggiare e rivoluzionare la fantascienza. Il suo sguardo sulla peculiare natura degli automi, del loro sentire, fino addirittura alla loro capacità di ricordare e di autodeterminarsi, appariva tra i più adatti e forse l’unico capace di illuminarne anche gli angoli più bui di questa faccenda.

Alita – Angelo della battaglia soffre terribilmente l’assenza di questo sguardo. C’era bisogno di James Cameron dietro la macchina da presa per cogliere e restituire la storia spettacolare e dolorosa di Alita. Rodriguez è fortemente a disagio con la costruzione estetica che la produzione gli ha messo a disposizione. La sua regia è castrata, timorosa e trattenuta. Come se ciò che stesse raccontando non gli appartenesse o che non riuscisse a coglierne il dramma. Impossibile biasimare il regista di Sin City: Alita: Angelo della battaglia non è la sua coppa da tè, è evidente.

Tutto urla il nome di Cameron e tutto necessitava della sua sensibilità per affrontare al meglio i contenuti esposti dal materiale originale. Il manga uscito a metà degli anni ‘90 mostrava la fragilità di uno strumento di distruzione di massa – com’era Alita – che si palesava inaspettatamente magnifica e pericolosamente umana agli occhi di chi leggeva. Il film non riesce nemmeno a sfiorare questo affascinante controsenso che rendeva questo cyborg davvero unico e profondamente irrisolto. Alita è un personaggio impossibile da pacificare: il suo passato è misterioso, eppure chiaramente violento e spaventoso. Passato che non si può lasciare alle spalle e che presto o tardi tornerà palesando le sue conseguenze. La possibilità di andare avanti, di vivere una nuova vita e acquisire un’altra identità, diversa e mite è una tentazione disperata e impossibile da concretizzare. Eppure, questo resta il sogno più sfrenato e dolce del nostro angelo della battaglia.

Alita, dunque, ha più in comune con Amleto che con Katniss di Hunger Games. Ma questo, Rodriguez, non riesce a coglierlo e si limita a fare ciò che gli riesce meglio, vale a dire, sequenze di azione mirabolanti o melliflue scenette romance adolescenziali. Troppo poco. Troppo lungo. Troppo deludente.

Chissà se ci sarà un seguito per questa pellicola e se James Cameron potrà ritornare al timone di una vicenda così nelle sue corde. In fondo, la speranza…

Paolo Gaudio

ALITA: ANGELO DELLA BATTAGLIA

Regia: Robert Rodriguez

Con: Rosa Salazar, Christoph Waltz, Jennifer Connelly, Ed Skrein, Mahershala Ali, Jackie Earle Haley, Keean Johnson, Eiza González, Michelle Rodriguez, Lana Condor, Casper Van Dien, Jeff Fahey, Marko Zaror

Uscita sala in Italia: giovedì 14 febbraio 2019

Sceneggiatura: James Cameron, Laeta Kalogridis, Robert Rodriguez

Produzione: Twentieth Century Fox, Lightstorm Entertainment, Troublemaker Studios

Distribuzione: 20th Century Fox

Anno: 2019

Durata: 142’

InGenere Cinema

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