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HELLBOY di Neil Marshall

hellboy1Il figlio degli inferi Anung Un Rama, conosciuto ai più come HellBoy, torna sul grande schermo a distanza di dieci anni dalla celebre trasposizione firmata da Guillermo del Toro. I due film sul gigantesco demone rosso, interpretato da un altrettanto enorme Ron Perlman, segnarono una tappa fondamentale per la carriera del regista messicano, consolidandolo a pieno titolo nell’establishment hollywoodiano. Nell’odierno calderone reiterato di reboot e remake, anche il personaggio creato dal fumettista Mike Mignola non ha avuto scampo. In questa nuova versione a prestare il volto e possenza al demone troviamo David Harbour, noto per il personaggio dello sceriffo Jim Hopper nella serie Netflix, Stranger Things. Ad ereditare il posto di del Toro, c’è il regista britannico Neil Marshall, che aveva avuto modo di farsi apprezzare per una serie di film horror più o meno validi, e una carriera in ambito seriale, di cui ha firmato la regia di alcuni tra gli episodi più meritevoli di Game of Thrones e Westworld.

Questa nuova trasposizione ritorna sui passi dei due precedenti film. Hellboy è un detective del BPRD, un’agenzia segreta che protegge la Terra dalle creature sovrannaturali che la minacciano, fondata e capitanata dal padre adottivo, il professor Trevor “Broom” Bruttenholm.

Chiamato in Inghilterra per combattere tre giganti altamente pericolosi, il grosso demone si troverà travolto nei piani della strega Nimue [Milla Jovovich], tornata in forze per scatenare gli inferi sull’umanità. Hellboy dovrà fronteggiare una battaglia fisica quanto morale, scontrandosi con le sue origine e la sua condizione di creatura reietta in una società di cui ne difende le sorti.

L’Hellboy di Marshall, volente o nolente, non si può che guardarlo con il metro di giudizio dei due film di del Toro. Primariamente, per la forte carica qualitativa che li contraddistingue tuttora oggi, ma soprattutto, per essere un tassello di quel grande affresco gotico e fantastico minuziosamente congegnato dal regista messicano. La volontà espressa dai due produttori, Lawrence Gordon e Lloyd Levin, di spingere l’opera di Mignola in una direzione più matura ed esplicita, non sembra propriamente emergere. Anzi, questo calcare la mano su dei toni spasmodici da action movie con inserti splatter, rende questa nuova versione di Hellboy infantile e poco curata.

I difetti superano nettamente i pregi. Non solo la regia di Marshall non dona nulla di più a quanto siamo oramai abituati a vedere settimanalmente sul grande schermo, ma anche la narrazione si propaga su una continua e convulsa serie di postille esplicative reiterate inerenti l’universo del demone rosso. La storia ricalca fin troppo quanto già abbia trattato del Toro dai precedenti film, da non emettere nessun valore aggiunto alla molteplice opera di Mignola. I due nuovi co-protagonisti scelti per spalleggiare Hellboy nella sua battaglia, risultano privi d’interesse e non conformi all’immaginario fantastico del fumetto, poco caratterizzati e troppo normali in un film abitato da vampiri, troll e gruagach. Di cui il design, quanto i visual effects, a tratti sembrano far concorrenza a una delle migliori produzioni della Asylum.

A salvare in extremis il film di Marshall, è proprio l’interpretazione di Harbour nei possenti panni di Hellboy. Già dall’annuncio inerente l’entrata dell’attore nel progetto, la sua presenza fisica da gigante buono si innescava perfettamente con il duplice profilo del personaggio: un infernale demone dal cuore d’oro. A fronte di un film sciatto, Harbour è riuscito a non far rimpiangere l’Hellboy di Perlman, ma ne fa una caratterizzazione più genuina e docile. Forse l’unica punta di diamante di questo reboot pregno di insensatezza.

Questo nuovo Hellboy, quindi, non rasserena le aspettative. Anzi, sembrerebbe lasciarci intendere se sia sempre idoneo rispolverare franchise cinematografici passati, perlopiù se diretti da registi di alto calibro. La fortuna che portò il demone rosso a del Toro, non toccherà Marshall. Facendo poco emergere una propria cifra distintiva, il suo Hellboy evince come un comic movie qualunque, da una visionarietà spicciola e una desueta rappresentazione della tematica sociale sull’accettazione del mostruoso nella società umana. Questo del Toro lo captò a pieno nell’opera di Mignola, trasformando Hellboy in una delle sue fiabe dark dolceamare, dove il fantastico e dramma socio-storico riescono a convergere sinergicamente. Una profondità e accuratezza lontana dall’operato di Neil Marshall, che firma una trasposizione sterile, confusa e velocemente dimenticabile.

Giovanni Cosmo

HELLBOY

REGIA: Neil Marshall

CON: David Harbour, Milla Jovovich, Ian McShane, Sasha Lane, Daniel Dae Kim

USCITA IN SALA IN ITALIA: 11 aprile 2019

SCENEGGIATURA: Andrew Cosby

PRODUZIONE: Lionsgate, Millennium Films, Campbell Grobman Films, Dark Horse Entertainment, Applebox Entertainmente

DISTRIBUZIONE: M2 Pictures

ANNO: 2019

DURATA: 120’

InGenere Cinema

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