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L’ANGELO DEL MALE – BRIGHTBURN di David Yarovesky

brightburn1Un neonato extra-terreste cade giù dal cielo all’interno di una piccola astronave. Ritrovato da una giovane coppia che da tempo prova inutilmente ad avere un figlio, il bambino alieno viene adottato e cresciuto nel migliore dei modi. Passato qualche anno Brandon sembra in tutto e per tutto un ragazzino come tanti, forse un po’ introverso; sa come farsi amare dai suoi genitori e a scuola è uno dei migliori studenti.

La favola della famiglia felice subisce un brusco stop quando, sulla soglia della pubertà, il giovane alieno scopre di essere un tantino invulnerabile, a livello fisico, e una strana voce proveniente dall’astronave che i suoi genitori adottivi hanno conservato nel fienile ossessiona le sue notti con delle istruzioni in un linguaggio incomprensibile che, in breve, trasformano il suo carattere timido in una consapevolezza piena di una supremazia un po’ nazista che, dopo poco, sfocia in un’ossessione di controllo e dominio di un essere superiore nei confronti di una razza inferiore: quella umana.

Si sente decisamente odore di Superman nel magma narrativo che ha dato origine a L’angelo del male – Brightburn, film di David Yarovesky prodotto dal James Gunn dei Guardiani della galassia e, mai dimenticarlo, prima ancora delle fila della Troma. Come in un gioco di specchi deformanti, infatti, la storia del piccolo Brandon è in tutto e per tutto una nuova versione del racconto dell’Uomo d’Acciaio venuto da Krypton coniugato in negativo e in horror.

Il regista di The Hive si trova al timone di un ibrido interessante, almeno nei programmi, proprio per questa sua estrema familiarità con dei prodotti filmici tra loro molto differenti e tutti molto alla moda: dai cinecomic, appunto, all’horror con particolare affinità con i titoli con protagonisti dai piccoli anticristo killer alla Damien, senza dimenticare quel guizzo di follia che porta con sé il peso di una serie di scelte che caricano il film di ironia volontaria [propria del coniugare un titolo o un genere parodizzandolo] e involontaria.

Proprio quest’ultimo ingrediente fa perdere gran parte del mordente al film che non stanca tanto per una storia riconoscibile e prevedibile in ogni momento della sua metamorfosi in nero, ma non convince proprio a causa dell’eccessiva caratterizzazione del giovane protagonista, quando nel suo cambio di abiti acquista immediatamente tratti caratteriali grotteschi e incomprensibilmente prevaricatori. Ad accrescere il senso di non voluto umorismo si uniscono alcune scelte di costruzione drammaturgica che riguardano in primis i comportamenti del padre adottivo del giovane alieno e non vanno a buon fine nemmeno gli omicidi compiuti dal piccolo col suo strano costume con mantello e cappuccio [ma pare ci sia in giro anche una versione uncut con le parti splatter mostrate in modo più deciso].

Si riprendono un po’ di punti sul finale, ma L’angelo del male rimane solo un piccolo horror da guardare senza impegno.

Luca Ruocco

L’ANGELO DEL MALE – BRIGHTBURN

Regia: David Yarovesky

Con: Elizabeth Banks, David Denman, Jackson A. Dunn, Matt Jones, Meredith Hagner, Gregory Alan Williams, Steve Agee, Stephen Blackehart, Mike Dunston

Uscita in sala in Italia: giovedì 23 maggio 2019

Sceneggiatura: Brian e Mark Gunn

Produzione: The H Collective

Distribuzione: Sony Pictures Italia / Warner Bros. Pictures Italia

Anno: 2019

Durata: 90’

InGenere Cinema

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