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IT – CAPITOLO DUE di Andrés Muschietti

Sono passati ventisette anni dagli eventi raccontati nel primo film di Andrés Muschietti dedicato a It di Stephen King. Il letargo della creatura che infesta da sempre la piccola cittadina di Derry, nel Maine, è finito e le persone ricominciano a scomparire, a morire in modo macabro e innaturale o, al minimo, a comportarsi in modo strano.

Poco prima di sprofondare nel suo lungo sonno ristoratore, It, nei suoi abiti prediletti del clown Pennywise, ha vissuto un brusco scontro con un gruppo di bambini, i Perdenti, che lo ha messo alle strette e obbligato alla ritirata.

Quando il Divoratore di Mondi si risveglia solo uno di quei ragazzini è rimasto a vivere a Derry: si tratta di Mike [Isaiah Mustafa], che ora è il nuovo bibliotecario della cittadina, oltre ad essere l’unico osservatore vigile delle stranezze di Derry. Dopo i primi omicidi, certo del ritorno della malvagia entità, Mike richiama tutti i suoi amici, per ricordare loro la promessa fatta nel loro drammatico ultimo giorno d’infanzia: sarebbero tornati per combattere se il clown si fosse fatto nuovamente vivo nella loro città natale.

Il secondo capitolo del dittico filmico di Muschietti, così come era stato per l’adattamento televisivo del romanzo del 1990, si focalizza già in fase di progettazione sull’età adulta dei Perdenti. Questa, nonostante l’andamento zigzagante del romanzo di King che alterna i due momenti temporali della storia, è una scelta più che comprensibile, utile per agevolare l’organizzazione e la fruizione narrativa, in cerca di un ordine capace di attirare l’attenzione di un bacino di pubblico più ampio possibile.

Nel ritorno a casa dei Perdenti da adulti, però, il regista non sembra riuscire a trovare qualcosa che gli interessi davvero. Nel capitolo precedente, l’alchimia cinematografica tra la materia kinghiana rielaborata e corretta, l’ambientazione posticipata nel tempo e la storia di coraggio e di crescita di un gruppo di ragazzini rifiutati per motivi differenti dalla società che scelgono di non soccombere alla paura e all’impossibile avevano funzionato ed erano riusciti a diventare buon riempimento per un horror comunque molto attento all’industria di Genere attuale, ai suoi ritmi e alla sua grammatica.

Questo, schiettamente, non succede con il secondo capitolo.

Non succede proprio perché Muschietti sembra perdere il timone della sua nave. D’un tratto non pare più capace di orientarsi e navigare fra i punti cardinali che lui stesso ha scelto. Rimbalza, quindi, cercando di non affondare.

It – Capitolo due sa di non poter essere fedele copia del romanzo, come già era stato nel precedente capitolo e come è normale che sia, bisogna rinunciare a qualcosa. E la cosa smarrita di cui si sente il peso della mancanza è la sacralità del rito che rappresenta il cuore di questa seconda parte, un nuovo rito di passaggio nei confronti della vita, ancor più che contro It. Non che una sorta di rappresentazione di un “culto” non sia stato inserito nel film, è il come che non sembra puntare a nulla di concreto.

E questo è il difetto di tutto il capitolo che, come bloccato all’interno di lunghi percorsi ciclici, sembra riproporre infinite volte scene già viste costruite in modo da apparire ancor più banali. It – Capitolo due, infatti, porta su grande schermo un grosso blocco di situazioni in cui ogni Perdente è protagonista di un orrorifico agguato del clown Pennywise. Ci viene presentata la situazione, un inverosimile antagonista che è It sotto mentite spoglie, poi si attende assai lungamente il momento dello jumpscare… e poi si ricomincia! Tutto qui. Un ciclo completo. Poi un altro. Poi un altro ancora. Così fino allo scontro finale.

La cosa più grave, però, è che nel gioco della ripetizione gli autori non trovino spazio e interesse per sviluppare una reale identità, una coscienza, per i Pendenti cresciuti, che sembrano essere solo ombre allungate di quello che erano stati da bambini, che di fatto sono detengono lo scettro dell’attenzione anche in questo secondo capitolo. Gli adulti restano simulacri molto spesso utilizzati in scene che rimbombano di una forzata ironia o di un immotivato senso del grottesco al limite della parodia. Anche la scena del ritrovamento di Silver, la storica bicicletta di Bill Denbrough [James McAvoy], simbolo di un momento così importante della storia personale dei Perdenti, viene trattata in modo del tutto insapore, come un’aggiunta posticcia, nonostante il siparietto veda la presenza di Stephen King in persona.

Nell’assurda corsa alla replica degli ottimi incassi fatti dal primo capitolo, in Capitolo Due crollano, infine, anche i VFX, che concedono al Divoratore di Mondi trasformazioni per niente convincenti e spaventose, palesemente finte e troppo sopra le righe [sì, anche nel finale].

Nonostante qualche scena superi l’asticella della sufficienza per ideazione o costruzione [una era stata già giocata in anticipo nella clip con Jessica Chastain diffusa prima dell’uscita del film; altri sono i momenti in cui passato e presente si incrociano a modo, ma sono pochi], il secondo capitolo di It è, purtroppo, una delusione.

Luca Ruocco

IT – CAPITOLO DUE

Regia: Andrés Muschietti

Con: Jessica Chastain, James McAvoy, Bill Hader, Isaiah Mustafa, Jay Ryan, James Ransone, Andy Bean, Bill Skarsgård

Uscita in sala in Italia: giovedì 5 settembre 2019

Sceneggiatura: Gary Dauberman

Produzione: KatzSmith Productions, Lin Pictures, New Line Cinema, Vertigo Entertainment

Distribuzione: Warner Bros.

Anno: 2019

Durata: 169’

InGenere Cinema

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