Dopo aver combattuto soldati sovietici in Vietnam e Afghanistan, e massacrato brutali combattenti dell’esercito birmano, ritroviamo John Rambo nel ranch di famiglia dove può finalmente trascorrere una vita tranquilla. Ben presto però il suo destino lo strapperà alla quiete e lo riporterà a scatenare l’inferno contro un ultimo nemico. John Rambo dovrà infatti affrontare il suo passato e rispolverare le sue abilità di combattimento. Tornerà in azione per salvare la nipote di un’amica al lui molto cara, rapita da un cartello messicano coinvolto nel commercio sessuale di ragazze nelle zone dell’Est. Ad aiutarlo sarà una giornalista in cerca di verità per la sorellastra morta.
Sylvester Stallone sta cercando di portare ad una degna conclusione gli archi narrativi dei personaggi più iconici che ha interpretato in carriera. Se con Rocky ci sta riuscendo davvero egregiamente, soprattutto con il primo capitolo di Creed [che avrebbe meritato, come ciliegina sulla torta, anche l’Oscar da non protagonista per Sly], la stessa cosa non può dirsi per John Rambo.
Questo Last Blood, diretto da tale Adrian Grunberg, sembrava voler dare una chiave di lettura western, anche nell’approccio visivo, al personaggio.
Una pia illusione.
Oltre al ranch, qualche cavallo e un cappello, il film ha davvero poco a che fare con le dinamiche, il tono e i temi del western.
Il film si adagia quasi subito nel mettere sul piatto qualcosa di digeribile solo per i palati meno fini e per chi vuole divertirsi ad assistere alla carneficina di Rambo. Senza profondità, con una gestione strumentale e inadeguata dei personaggi, non fa altro che preparare il truculento finale, innescato definitivamente da una svolta molto drammatica e quasi fuori luogo, troppo drammatica da gestire in maniera così blanda, che non serve ad altro se non a far aumentare la rabbia che esploderà di lì a poco.
L’ambientazione al confine tra Messico e Stati Uniti è forse l’unica idea buona del film, almeno per quanto riguarda il setting, proprio per il livello di conflitto che porta in campo quella zona geografica. Ma si sarebbe dovuto tener conto delle altre narrazioni più approfondite e di grandissima qualità che hanno popolato di recente quel confine. Restando al cinema pensiamo a Sicario di Denis Villeneuve, o alla trilogia di Don Winslow in letteratutra [Il potere del cane, Il Cartello, Il Confine], di fronte ai quali il povero Rambo: Last Blood non è altro che serie Z. Cosa che Stallone non merita.
Ma proprio Stallone, grazie al suo potere e alla sua libertà, avrebbe dovuto gestire meglio il progetto, come produttore, come sceneggiatore e nella scelta del regista.
Perché questo film non è in mano a Craig S. Zahler, Jeremy Saulnier o Gareth Evans?
Speriamo che il prossimo lo sia, o almeno in mani altrettanto fidate.
Egidio Matinata
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RAMBO: LAST BLOOD
Regia: Adrian Grunberg
Con: Sylvester Stallone, Paz Vega, Yvette Monreal, Joaquín Cosio, Óscar Jaenada, Sergio Peris-Mencheta, Adriana Barraza, Jessica Madsen, Sheila Shah, Owen Davis, Díana Bermudez
Uscita in sala in Italia: giovedì 26 settembre 2019
Sceneggiatura: Matthew Cirulnick, Sylvester Stallone
Produzione: Campbell Grobman Films, Lionsgate, Millennium
Distribuzione: Lucky Red
Anno: 2019
Durata: 100’