Arthur Fleck [Joaquin Phoenix] sogna da sempre di lavorare nel mondo della stand-up comedy; vuole solo essere notato e che nessuno rida più di lui ma con lui. La vita però, come nelle migliori tragedie, gli riserverà solo una brutta giornata, o un’infinita sequela di brutte giornate, nel suo caso.
Non era facile scrivere un film su Joker, considerata la mole immensa di opere che raccontano la sua storia in modo impeccabile; il rischio di mettersi inimicarsi i fan più intransigenti, come già è successo per Suicide Squad, era a dir poco enorme. Per ovviare a questo problema Todd Phillips – regista e sceneggiatore della pellicola – ha scelto una strada ancora più rischiosa, raccontare una storia nuova, pur rubando evidentemente da ogni precedente interpretazione di Joker. E sceglie di affidare a Phoenix l’arduo compito di far funzionare tutti questi elementi eterogenei, regalando una nuova vita al personaggio.
Sotto questo punto di vista Joker si presenta più come un esperimento, per quanto maniacalmente studiato; è un cinecomic solo sulla carta, la sua anima appartiene al mondo del fumetto e del cinema autoriale. Ma il punto di forza maggiore del progetto è il tentativo di non limitarsi ad un film di genesi e, anzi, stratificarlo con una buona dose di critica sociologica, dettaglio che gli consente di indagare nell’animo, oltre che nel passato, di Arthur Fleck.
Il risultato, più che riuscito, è un film di analisi, uno studio del personaggio [come lo ha definito Phoenix stesso], elaborato sfruttando anche tutti i buchi narrativi legati alla figura di Joker – come il suo viscerale odio per la famiglia Wayne – per dargli un volto inedito. Un ambizioso progetto come questo deve reggersi su una altrettanto impeccabile regia, lavoro arduo nel mondo della “regia trasparente” qual è quella dei cinecomics. Come abbiamo detto, però, Joker non entra pienamente in questa categoria, e Phillips si concede il lusso di costruire un’immagine impeccabile, fatta di una fotografia cristallina, un montaggio spesso formale e delle scelte stilistiche che ricordano Scorsese, la sua prima e più evidente fonte di ispirazione.
A brillare in questa perfetta composizione è, per ovvi motivi, Joaquin Phoenix, che dona al suo Arthur il perfetto e credibile aspetto dell’emarginato, dell’uomo che avrebbe bisogno d’aiuto in una società che preferisce voltargli le spalle e sottrargli l’assistenza socio-sanitaria di cui avrebbe bisogno e che, probabilmente, avrebbe fermato la reazione a catena che lo ha reso Joker. Un uomo che ha degli incontrollabili momenti di inopportuna ilarità, mentre con gli occhi chiede scusa e del quale tutti si fanno beffe.
[Con Joker, senza ombra di dubbio, Phillips ha dimostrato di saper lavorare a progetti diametralmente opposti ai suoi soliti – come Una notte da leoni o Parto col folle – e, soprattutto, di poter riscattare la Warner dall’accusa di non saper costruire un buon cinecomic, per quanto, va ricordato, la definizione sia inappropriata in questo caso].
Claudia Anania
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[CONTRO]
Forse, le parole che seguiranno potranno suonare deludenti o, peggio ancora, pretestuose. Ma la riflessione che vorrei provare a fare è circa la linea sottile che separa il cinema – quello vero, con la “C” maiuscola – da quelle ottime operazioni hollywoodiane realizzate per trovare consenso e poco altro.
Joker di Todd Phillips rappresenta l’oggetto ideale sul quale provare ad articolare tale riflessione. Se si osserva questa pellicola da lontano la tentazione di etichettarla come “grande cinema” è fortissima. Ha vinto il Leone d’Oro all’ultima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Può vantare un’interpretazione da brividi di Joaquin Phoenix [attore, tra l’altro, molto poco inserito nel sistema mainstream], riuscendo a veicolare la storia del più famoso e amato villain DC attraverso un impianto cinematografico scorsesiano e ricercato. La fotografia è splendida, il montaggio è perfetto.
Tuttavia, se ci avviciniamo e cominciamo a entrare nelle pieghe di questo film, l’impressione potrebbe cambiare. Si può notare come tutta la struttura segua pedissequamente quella arcinota del racconto di genesi. Ogni plot-point è quello giusto e arriva al momento giusto. Tutti gli apici della vicenda sono esattamente quelli che ci si potrebbe aspettare, o per lo meno, quelli che si è più disposti ad accettare. Così come la violenza o la follia, in Joker, non sono mai disturbanti o inquietanti fino in fondo, ma vengono stemperati e filtrati da un’estetica molto – forse troppo – piacevole da osservare. Guardando sempre più da vicino è evidente come il vero obiettivo fosse quello di realizzare un cinecomics che potesse piacere a tutti, ma che allo stesso tempo, non fosse direttamente concorrente con quelli dalla Marvel Studios. Ecco spiegarsi lo sforzo disumano per poter cambiare il confezionamento di tale oggetto, facendo attenzione a non alterarne il contenuto.
Al termine della visione si prova una sensazione di benessere assolutamente fuori luogo. In fondo, si è appena assistito a una drammatica storia di abusi, follia e morte. Eppure, lo stato d’animo è leggero, manco dopo la proiezione di Thor: Ragnarok.
So che è difficile costatarlo senza scatenare le ire dei più, ma bisogna ammettere che Todd Phillips e Warner sono riusciti a far passare come qualcosa di nuovo, scabroso e inquietante, ciò che in realtà è solo l’ennesimo popcorn movie supereroistico. Lavoro assolutamente legittimo, lodevole e molto complesso, ma che scava nel solco di quella linea sottile di cui sopra.
Amara realtà, ma pur sempre realtà.
Abbiate pazienza…
Paolo Gaudio
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JOKER
Voto Pro:
Voto Contro:
Regia: Todd Phillips
Con: Joaquin Phoenix, Robert De Niro, Bill Camp, Zazie Beetz, Brett Cullen, Frances Conroy, Glenn Fleshler, Marc Maron, Douglas Hodge, Josh Pais, Shea Whigham
Uscita sala in Italia: giovedì 3 ottobre 2019
Sceneggiatura: Todd Phillips, Scott Silver
Produzione: DC Comics, DC Entertainment, Joint Effort
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Durata: 122’
Anno: 2019