A dieci anni dalla sua elezione a sindaco di Marina di Sopra di Cetto La Qualunque si erano perse le tracce.
Scopriamo che vive in Germania e, messa da parte mia ambizione politica, Cetto La Qualunque oggi per i tedeschi è soltanto un irresistibile imprenditore di successo, che considera la Germania una terra di conquiste e la mafia un marchio di qualità. I suoi ristoranti sono infatti popolari; ha una bella compagna tedesca e due suoceri che gli riservano il tipico trattamento riservato ai migranti. Il richiamo della sua terra tuttavia resta forte e la notizia dell’aggravarsi delle condizioni dell’amata zia che lo ha cresciuto, lo induce a tornare in Calabria. In Italia scoprirà nuovi dettagli sul tuo passato che cambieranno per sempre il corso della sua vita.
Giulio Manfredonia torna dietro la macchina da presa per dirigere la nuova fatica firmata dallo stesso Antonio Albanese, Cetto C’è, Senzadubbiamente, in cui torna a vestire i panni del volgare e grottesco sindaco Cetto La Qualunque dopo Qualunquemente [2011] e Tutto Tutto, Niente Niente [2012].
Il fortunato personaggio ideato da Albanese nasce all’interno di Non c’è problema [programma Rai del 2003] – nonostante il successo arrivi una volta approdato nei programmi Mai dire Domenica e Mai dire Lunedì – e si presenta come una maschera che ironizza tanto sulla situazione politica del tempo quando su quella socioculturale del nostro paese.
Si pensa, allora, di portare anche in sala questo emblema della volgarità e corruzione, raccontando il suo iter per diventare sindaco della sua amata città. Nonostante la buona accoglienza nelle sale, i primi due capitoli di questa bizzarra saga non riuscivano a riportare sul grande schermo le stesse prerogative che avevano portato il personaggio al successo; personaggi macchiettistici, battute volgari e fin troppo facili, sceneggiatura che riesce nell’arduo intento di risultare tanto banale quanto grottesca.
In tal senso Cetto C’è, Senzadubbiamente si mantiene esattamente sullo stesso standard di qualità, restituendo ancora una volta un film che di satirico ormai non ha davvero nulla.
Un’ipotesi assurda fa da contorno all’intera storia – la possibilità di un ritorno alla monarchia – una vicenda che non aiuta in alcun modo ad entrare in contatto con i personaggi coinvolti. Questi, infatti, risultano caricaturali in modo insopportabile, volgari al punto da irritare costantemente lo spettatore e, soprattutto, banali oltre ogni aspettativa. Quel che forse Giulio Manfredonia e Antonio Albanese non hanno considerato è che personaggi del genere possono funzionare in TV, ma non è detto che lo facciano in un film, che necessita di una sceneggiatura strutturata; ma, soprattutto, necessita di un’evoluzione dei personaggi che, invece, rimanere ancorati ai cliché, efficaci, di nuovo, sono nella controparte televisiva o teatrale.
Cetto C’è, Senzadubbiamente è un prodotto svuotato di ogni valenza satirica e privo di ogni tipo di attrattiva, che punta soltanto a divertire attraverso l’uso della battuta bassa e facile, troppo facile. Una scelta irrispettosa per lo spettatore, di cui questo tipo di scrittura sembra avere una bassa considerazione.
Claudia Anania
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CETTO C’È, SENZADUBBIAMENTE
Regia: Giulio Manfredonia
Con: Antonio Albanese, Lorenza Indovina, Davide Giordano, Salvatore Cantalupo, Sergio Rubini, Nicola Rignanese
Uscita in sala in Italia: giovedì 21 novembre 2019
Sceneggiatura: Antonio Albanese, Piero Guerrera
Produzione: Fandango, Rai Cinema, Tecnicolor SA
Distribuzione: 01 Distribution
Anno: 2019
Durata: 96’