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ROMAEUROPA FESTIVAL 2019: Il Report!

Il nostro insaziabile appetito di stupore e meraviglia ci sta conducendo sempre più volentieri verso regioni dell’arte che non sono quelle abitualmente frequentate da questa Gazzetta del Fantastico. Tale esigenza, questa volta, ci ha condotto verso il RomaEuropa Festival, manifestazione di arte, performance art, danza contemporanea, teatro e musica, arrivata al suo trentatreesimo anno di attività. Nel ricchissimo programma che si è svolto a Roma tra il 17 settembre e il 24 di novembre, abbiamo prestato particolare attenzione alla sezione Kids + Family, vale a dire, quella dedicata ai più piccini. Proprio lì, la fame di fantasia e bizzarro ha potuto placarsi e, a volte, trovare piena soddisfazione.

Qui di seguito, le nostre impressioni, racconti, opinioni e critiche, circa persone giganti, adattamenti di Carroll e Baum, evoluzioni circensi e malinconie kafkiane.

Sigla!

Les Grandes Personnes – Les Touristes

La compagnia francese Les Grandes Personnes ha invaso pacificamente il quartiere storico di Testaccio con i suoi burattini giganti. Costruiti con materiali poveri, alti fino a 4 metri e ispirati all’artigianato messicano, il burkinabe`, alla street art, al collage e alla storia dell’arte, gli enormi pupazzi sono stati protagonisti della parata che ha inaugurato questa edizione di REf Kids. In un’atmosfera unica, sospesa tra incredulità e gioia, una famiglia di giganti ha attraversato le strade della Capitale sorprendendo gli abitanti che non credevano ai loro occhi. Hanno salutato e divertito chiunque si dimostrasse interessato e pronto ad accettare la meraviglia che gli veniva donata improvvisamente una mattina qualunque. Il loro passaggio ha trasformato l’ordinario in straordinario, restituendo fiducia verso l’impossibile, dimostrando che è possibile e come. I bambini esultavano, gli adulti ridevano, la fantasia vinceva unendo tutti in un ritrovato senso della comunità. Sproporzionati eppure aggraziati, sontuosi eppure umili, i pupazzi di Les Grandes Personnes, animano marce e performance con le loro storie, la loro immaginazione e i loro sogni, spargendo felicità e magia e riempiendo i cuori e le menti di chi li segue. Magnifico.

Riccardo Nova – Giacomo Costantini [Circo El Grito]Dall’alto.

Il musicista Riccardo Nova e Giacomo Costantini, con la compagnia Quattrox4 e il Festival Milano Musica, costruiscono uno spettacolo in cui musica contemporanea e circo contemporaneo si fondono per omaggiare il teatro di Samuel Beckett. A ispirare il duo è infatti Atto senza parole I, una pièce priva di parlato in cui un uomo perso in un deserto senza via d’uscita cerca invano di raggiungere un po’ d’acqua. Cosa succede se i personaggi, invece di uno, diventano sette? Musicisti e attori di circo animano questo mondo come burattini e burattinai reinventando l’universo del drammaturgo, scrittore e sceneggiatore irlandese per farlo dialogare con un pubblico di giovani spettatori.

Uno spettacolo ipnotico che potrebbe andare avanti per ore senza mai stancare. Merito della coesione straordinaria tra la musica suonata dal vivo e la costruzione della scena che incanta per naturalezza e complessità. È questo il vero miracolo che riesce a compiere Dall’alto., ovvero, rendere semplici e armonici, evoluzioni e gesti atletici decisamente complicati. Non c’è mai fatica nel compiere le azioni che i nostri protagonisti sono chiamati a fare al fine di raggiungere l’acqua e dissetarsi. Pure se queste richiedono un equilibrio formidabile, una forza sorprendente e una tecnica fuori dal comune. Tutto si svolge con grazia e dolcezza, in un crescendo beckettiano che lascia incantati.

De Stilte – Alice

De Stilte, compagnia di danza olandese impegnata dal 1994 nella creazione di spettacoli per bambini, traduce in movimenti e musica il mondo fantastico e surreale di Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll. La danza racconta le metamorfosi che Alice vive durante il suo viaggio offrendo a un pubblico di bambini e adulti diverse e inedite chiavi di lettura di questo caposaldo della letteratura europea. Colpisce la curiosa necessità di avere ben tre “Alice” a compiere il viaggio verso il Paese delle Meraviglia. Tuttavia, si fa fatica a scorgere le differenze significative di questa moltiplicazione della bambina tanto amata da Carroll. Nessuna diversità emerge dalle tre performance, che pur proponendo momenti di danza divertenti e ben coreografate, si limitano a rappresentare e mai a essere. Ed è proprio questo il difetto maggiore di questo adattamento, vale a dire la scarsa solidità della visione. Se resta apprezzabile il lavoro fatto sul corpo e sulla sincronizzazione dei movimenti, delude il gusto e le scelte superficiali che la compagnia operano per tradurre un immaginario così forte e radicato nella nostra cultura. Un Carroll semplificato e banalizzato al quale si mortifica la passione per la logica e il non-sense, privandolo perfino dell’età vittoriana. Davvero un peccato.

Fanny & Alexander – OZ

Indipendentemente dalla generazione di cui si fa parte, è difficile non emozionarsi quando si parla del Mago di Oz. È per questo che uno spettacolo come quello della compagnia Fanny & Alexander ha le potenzialità di richiamare interesse e pubblico a mani basse, perché si propone di raccontare il viaggio di Dorothy attraverso i suoi incontri con i personaggi dell’universo de Il meraviglioso mago di Oz, raccontati da un personificato, in scena, L. Frank Baum e spalleggiati dall’uso delle videoproiezioni. A condire la narrazione il concetto, più che giusto, che tutto avviene tramite una scelta: grandi e bambini vengono dotati all’ingresso di un telecomando attraverso il quale potranno decidere per conto dei personaggi l’andamento della storia. Gli ingredienti per la creazione di un riuscitissimo momento di intrattenimento collettivo ci sono tutti, tanto che sembra quasi che la compagnia Fanny & Alexander ci si metta appositamente d’impegno per far sì che questo non accada. A partire dall’improbabile recitazione di Consuelo Battiston e Chiara Lagani, passando per le videoproiezioni che partono in ritardo e che non permettono la giusta interazione con le attrici, scelte del pubblico che vengono disattese senza un evidente motivo [e che hanno suscitato più di una volta il fastidio della sala], per terminare con un ritmo inesistente e buchi di scena infiniti. Oz è uno spettacolo che avrebbe potuto ma non è stato, che ha il sapore di quell’amatoriale brutto fatto di noncuranza e modi raffazzonati di concepire il teatro. Viene da chiedersi come abbia potuto una compagnia che ha venticinque anni di storia teatrale alle spalle concepire un simile flop e come tale messa in scena sia stata selezionata dalla direzione artistica del RomaEuropa Festival. Ad una cosa però lo spettacolo è servito: ha ridato a tutti noi la voglia di tornare a casa per leggere di nuovo Baum e restituirgli dolcemente la dignità che si merita.

Teatrodelleapparizioni Kafka e la bambola viaggiatrice

Conoscendo anche minimamente la personalità di Franz Kafka non è difficile immaginare la veridicità dell’aneddoto da cui prende vita il romanzo omonimo di Jordi Sierra i Fabra e da cui è tratto lo spettacolo di Teatrodelleapparizioni con la regia di Fabrizio Pallara. In un pomeriggio qualsiasi del 1923, Franz Kafka incontra una bambina in lacrime che ha perduto la sua bambola; pur di porre fine alla sofferenza della piccola, lo scrittore afferma che Brigida – questo il suo nome – è partita per un viaggio e ha incaricato lui, in quanto “postino delle bambole”, di consegnare le sue lettere. Così Kafka per ventuno giorni scrisse un carteggio personale alla piccola Elsie per nome di una bambola; il romanzo di Jordi Sierra i Fabra si propone di riempire quel vuoto che le lettere, mai ritrovate, ci hanno lasciato. Una faccenda delicata, dunque, quella di portare in scena una storia così dolceamara, che parla dell’amicizia tra un uomo e una bambina, del rapporto tra il mondo degli adulti e quello dei piccoli. La compagnia Teatrodelleapparizioni riesce perfettamente nel suo intento, dedicandoci un vero gioiello del teatro ragazzi. La messa in scena è delicata come la storia che racconta, fatta di pause e silenzi pieni di significato, la disposizione scenica è azzeccatissima, divisa tra il davanti, in cui si svolge il rapporto tra Kafka, [interpretato da Valerio Malorni] e Elsie [che in questo caso è essa stessa una “bambola”, una marionetta gestita magistralmente da Desy Gialuz], e il dietro, dedicato alla vita degli adulti, allo studio di Kafka, al pensiero che c’è alle spalle di un gesto così puro e prezioso. In mezzo, tra i due mondi, le stupende videoproiezioni di Massimo Racozzi che ci accompagnano per mano in quella meraviglia di cui molto spesso ci dimentichiamo che è la Terra, un posto stupendo in cui non si può non voler vivere. Così Elsie grazie all’animo puro di Kafka conosce il significato della perdita, il senso dell’abbandono, affronta la crescita e impara a saper lasciare andare chi ha amato, poiché quel qualcuno è felice grazie a lei e al percorso che hanno affrontato insieme ma che, purtroppo, è ormai giunto al termine.

Kafka e la bambola viaggiatrice è questo: uno spettacolo per bambini che fa bene al cuore dei grandi.

 Paolo Gaudio e Irene Scialanca

InGenere Cinema

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