C’è una sorta di ironia alla base della realizzazione de I due papi. Fin dal 13 marzo 2013, data della proclamazione di Jorge Mario Bergoglio come nuovo papa, il popolo di internet si è accorto di una particolarità innegabile: la somiglianza fra il pontefice e l’attore britannico Jonathan Pryce, famoso per film come Pirati dei Caraibi e, in particolar modo, per Brazil di Terry Gilliam.
Mettiamoci anche che, con il passare degli anni, perfino Sir Anthony Hopkins ha cominciato ad assomigliare di più a Joseph Ratzinger, ossia il Papa emerito Benedetto XVI, e il gioco è fatto: abbiamo a disposizione gli attori perfetti. Inutile dire che la somiglianza estetica sembra passare in secondo piano quando si hanno a disposizione questi due mostri sacri della cinematografia.
Il film, diretto da Fernando Meirelles [City of God, The Constant Gardener – La cospirazione] e sceneggiato da Anthony McCarten [dalla sua opera teatrale The Pope] ripercorre il rapporto fra i due papi: le ideologie di Bergoglio, di ampie vedute e più a contatto con l’uomo comune, sono da sempre in contrasto con quelle di Ratzinger, tradizionalista e dal carattere inflessibile.
Anno 2012: stanco della direzione che ha preso la Chiesa, Jorge Bergoglio decide di rassegnare le dimissioni come Cardinale per tornare ad essere un semplice prete in Argentina. Per farlo, deve presentarle personalmente a Roma a Sua Santità, che al suo arrivo ignora e respinge le richieste. Il confronto fra i due è inevitabile e porterà Joseph Ratzinger a una scioccante rivelazione, talmente grande da condurre Bergoglio a rivalutare la sua decisione.
Durante questi momenti, Mereilles trasforma lo spettatore in un’entità invisibile – in “dio”, se vogliamo – che ascolta le confessioni private dei due uomini in luoghi quasi del tutto inaccessibili ad altri. I palcoscenici dove avviene tutto ciò sono, naturalmente, i giardini e le stanze della Santa Sede, tra cui il Palazzo Pontificio a Castel Gandolfo e la Cappella Sistina, quest’ultima talmente ben ricostruita da domandarsi se sia quella autentica.
Assistiamo a una “battaglia” spirituale, non solo per le loro anime, ma anche per quelle di più di un miliardo di fedeli: dal conflitto interiore di Ratzinger nel voler abbandonare il suo compito – per motivi non del tutto “puliti” – a quello di Bergoglio, contrario nel prenderne il testimone e di cui vediamo il problematico passato.
Meirelles inizia così un viaggio nel tempo attraverso i ricordi nostalgici del Cardinale argentino: si parte dagli anni 50 – con l’utilizzo di un elegante bianco e nero, ricco di sentimento – fino ad arrivare ai tumulti degli anni 70, che portarono alla scomparsa di migliaia di cittadini argentini e che riportano lo spettatore a un amaro colore.
Nonostante i momenti di scontro fra i due uomini di Chiesa, per via dell’enorme responsabilità sulle loro spalle, non manca però il profondo rispetto verso l’un l’altro. Non scarseggiano i compromessi, la leggerezza e il divertimento. L’amicizia. Il tutto addolcito con pranzi a base di pizza al taglio, passi di tango e partite di calcio alla televisione. In sostanza, una grande umanità.
Dopo lo straordinario The Irishman di quest’anno, Netflix ci regala nuovamente un gioiello inestimabile, che è stato visibile sul grande schermo per un periodo di tempo limitato e in poche sale. Un film commovente ed educativo, duro e delicato allo stesso tempo, il cui messaggio – assolutamente attuale – aggiunge un ulteriore valore: quello di non chiudersi nelle proprie convinzioni, ma di trovare il dialogo, il compromesso.
“Costruire ponti, non mura”.
Luca Pernisco
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I DUE PAPI
Regia: Fernando Meirelles
Con: Anthony Hopkins, Jonathan Pryce, Juan Minujín, Sidney Cole, Libero De Rienzo, Renato Scarpa
Uscita in Italia: venerdì 20 dicembre 2019 [dal 2 dicembre in cinema selezionati]
Sceneggiatura: Anthony McCarten
Produzione: Netflix
Distribuzione: Netflix
Anno: 2019
Durata: 125’