Dopo aver segnato la storia del cinema horror italiano [e non solo] con il mitico Zombi 2 e la cosiddetta trilogia della morte [Paura nella città dei morti viventi/L’Aldilà/Quella villa accanto al cimitero], Lucio Fulci torna al giallo confermando la sua meritata nomea di maestro del gore e geniale artigiano della Settima Arte.
In un periodo [siamo nell’82] in cui il glorioso cinema di Genere nostrano si stava avviando al crepuscolo, il cineasta romano firma un prodotto che da un lato non rinuncia ad una deriva macabra e cruenta, caratteristica dei suoi horror puri, ma dall’altro abbandona in toto la componente più visionaria e quasi onirica che aveva finito per rappresentare il suo marchio di fabbrica nell’ambito del fantastico.
Il plot vede un serial killer che massacra giovani donne a colpi di rasoio, per poi dilettarsi a provocare la polizia imitando al telefono la voce di Paperino [autocitazione al cultissimo Non si sevizia un paperino?]. Un caparbio tenente si mette sulle sue tracce, aiutato da uno psicologo e da una vittima dell’assassino sopravvissuta, che fornisce una traccia rilevante: al maniaco mancano due dita della mano destra. E intanto gli omicidi continuano…
Coadiuvato dalla sporca fotografia del veterano Luigi Kuveiller [Profondo rosso] e da una sceneggiatura che si muove tra alti e bassi [la risoluzione finale, per quanto cupa e disperata, fa quasi sorridere per il movente del killer], il regista tratteggia una vicenda che ha nel sadismo e nella misoginia più sfrenata i suoi cavalli di battaglia. Lo squartatore si scatena con donne di ogni tipo, fino al raccapricciante climax [diventato un must per tutti i fanatici dell’estremo] in cui la sua lama si accanisce prima su un bulbo oculare e poi su un capezzolo di una prostituta [Daniela Doria]. Scena quasi sempre censurata sia nei passaggi televisivi che home-video, probabilmente uno dei momenti più shock di tutto il cinema di Fulci.
Ma, al di là della massiccia dose di violenza esplicita, a risultare seriamente disturbante è la morbosità intrinseca in ogni fotogramma: dall’erotismo malsano alla rappresentazione di una squallida New York popolata da pervertiti, drogati e prositute.
Secondo le parole dello stesso regista: «Nel film la città rappresenta la paura collettiva e allo stesso tempo l’incubo di tanti individui soli.».
Pur non raggiungendo i livelli dei suoi capolavori più acclamati, si tratta comunque di un titolo rilevante nell’ambito della filmografia fulciana. Lode lode alla Blue Underground, l’etichetta di William Lustig [noto ai veterani dell’horror per aver firmato la regia di un autentico cult degli anni Ottanta come Maniac] che ha finalmente distribuito il film nella sua versione integrale in una splendida edizione Blu-Ray.
Lorenzo Paviano
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LO SQUARTATORE DI NEW YORK
Regia: Lucio Fulci
Con: Jack Hedley, Almanta Keller, Paolo Malco, Howard Ross, Alexandra Delli Colli, Andrea Occhipinti, Daniela Doria
Sceneggiatura: Gianfranco Clerici, Vincenzo Mannino, Dardano Sacchetti, Lucio Fulci
Produzione: Fabrizio De Angelis [Fulvia Film]
Distribuzione: PIC
Anno: 1982
Durata: 94′ [versione integrale]