I suoi sono racconti epici, paragonabili soltanto al grande Gianni Minà, del quale forse condivide l’agenda.
Parliamo del mostro sacro della cronaca cinematografica e musicale della TV: Vincenzo Mollica. Perché appunto è ineguagliabile lo stile semplice e la nonchalance con cui racconta la storia degli oscar nel suo ultimo libro: L’Italia agli Oscar, racconti di un cronista.
Di cerimonie degli Oscar lui ne ha larga esperienza; la prima volta che è stato a Los Angeles risale al 1989. Da qui un fiume di racconti e di ricordi, dalla dedica che Sorrentino fece a Fellini, ma anche a Maradona. E poi le cene con commensali speciali: Al Pacino e Tom Hanks; l’incontro a sorpresa tra Ennio Morricone e Clint Eastwood, protagonista di tutte le colonne sonore del grande compositore.
Supportato dal critico cinematografico Steve Della Casa, il cronista che ci racconta da quarant’anni i maggiori eventi della cultura musicale e cinematografica rende omaggio qui a quello che lui stesso definisce una “liturgia”, che è quella che accompagna in maniera metodica e costante la notte degli Oscar.
Tra gli eventi indimenticabili, o meglio straordinari, termine da lui molto amato, l’Oscar alla carriera all’amico Federico Fellini, accolto su un trono dagli attori di Hollywood che andavano ad omaggiarlo e la storica vittoria di Roberto Benigni, che arriva a ritirare gli oscar saltando sulle sedie e che veniva riconosciuto anche dai tassisti di New York che gridavano “Roberto!”.
Per Mollica il cinema italiano non è secondo a nessuno, perché è sempre stato una guida.
Sulla copertina del volume trionfa Anna Magnani, la nostra attrice più stimata e rispettata, prima italiana a vincere l’Oscar, perché il cinema nostrano è rappresentato da lei, che ci ha regalato pagine di vita.
Sara Nicoletti
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