Per chi ci segue con costanza non serve davvero raccontare come abbiamo passato, finora, un bel po’ di tempo della nostra quarantena!
Dopo aver lanciato la nuova versione del portale proprio all’inizio del lockdown, ci siamo infatti impegnati a portare avanti una rassegna online, La Notte Horror di InGenereCinema.com, con l’aiuto di tanti autori dell’horror italiano indipendente che, di settimana in settimana, ci hanno fatto dono [per una notte] dei loro lavori per una première organizzata sul nostro Canale Youtube. La Notte Horror ci ha richiesto un po’ di lavoro collaterale, dall’ufficio stampa per seminare la notizia e il programma settimanale della rassegna sui social e sui tanti altri portali che ci hanno supportato, alla selezione stessa dei lavori, alle grafiche e alle dirette online con i registi pronti a rispondere alle domande e alle curiosità di tanti di voi!
Ci stiamo tenendo compagnia alla grande, non c’è che dire!
Ma le giornate in quarantena sono lunghe e le notizie davvero non sempre accomodanti [soprattutto nel primo mese e in particolar modo in alcune regioni del nord, rimanendo solo al nostro Paese]. Il bisogno di evadere in mondi di fantasia è costante… e in mancanza delle sale e delle nuove uscite home video, grande aiuto hanno dato [a noi e a voi] le ormai care piattaforme d’intrattenimento online!
Con questo pezzo proviamo a fare il punto su quello che ci ha colpito, finora, in questo straniante periodo di isolamento.
Sigla!
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VAMPIRI [Netflix]
Dopo il recente Dracula, i vampiri tornano ad essere protagonisti di una nuova serie targata Netflix, quella ideata da Banjamin Dupas, Isaure Pisani-Ferry, con la collaborazione di Anne Cissé, diretta a quattro mani da Vladimir de Fontanay e Marie Monge.
Si tratta di una storia sospesa a mezz’aria tra il teen drama, il thriller misterico, l’horror coi denti aguzzi e con una strizzata d’occhio allo sci-fi. Gestire un calderone come questo e regolare l’unione di ingredienti così caratterizzati non è cosa facile, com’è andata a Netflix?
Ambientata a Parigi, Vampiri racconta la storia della giovane Doina [Oulaya Amamra], adolescente solitaria che deve gestire qualche problema in più rispetto ai suoi coetanei: a partire dal fatto che luei e suo fratello sembrano essere gli unici della sua famiglia a non essere dei vampiri!
Ma se da una scarna sinossi ci si potrebbe aspettare il solito prodotto seriale destinato ad un pubblico di teenager, la serie tratta dal libro di Thierry Joanquet racconta il mondo della giovane protagonista in modo molto più maturo, crudo, decisamente sporco, accentuando – come d’uopo in una storia di vampiri – le tonalità rosso accese figliate dal sangue e dal sesso. E lo fa senza giocare la carta dell’ironia, come succede ad esempio per Le terrificanti avventure di Sabrina. Qui è tutto vero e sofferto: l’isolamento della giovane dovuto a quello che da sempre vive la sua famiglia nei confronti della società, la sua ricerca di un’identità che possa anche prescindere dalla scelta di appartenere ad una precisa fazione [umani o non morti], l’attraversamento della soglia e l’abbandono della giovinezza, attraverso la perdita, la morte e il sangue.
Il progetto è molto ambizioso e prevede anche una riscrittura dell’origine dei vampiri [una mutazione genetica dovuta ad un’epidemia e delle pillole che permettono ai due giovani fratelli di mantenersi del tutto umani] e di una società segreta di succhiasangue che vive una sorta di Parigi nascosta e parallela. Quello che convince meno è uno sviluppo a volte un po’ scarso, in molti casi poco convinto, difetto che colpisce anche alcuni dei tanti personaggi della storia [in alcuni casi anche alcuni che occupano spazi drammaturgicamente interessante].
C’è comunque spazio per miglioramenti e messa a fuoco [e per una seconda stagione]. Audace!
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IL BUCO [Netflix]
Sempre su Netflix è disponibile il thriller distopico Il buco, film d’esordio di Galder Gaztelu-Urrutia, passato in anteprima nazionale allo scorso Torino Film Festival.
Le antenne di InGenereCinema.com si accendono quanto trovano un film che ibrida thriller fantascientifico alla The Cube [che, però, sviluppa la prigione in verticale, in una perfetto replica della versione piramidale della società, ma ancor più perfetto specchio dell’Inferno dantesco in gironi] a una critica sociale concretissima e sempre attuale attraverso cui analizzare, superficialmente ma in modo comunque funzionale, un discorso sempre vero come quello della fredda e spietata impermeabilità delle gerarchie sociali.
Il protagonista Goreng [Iván Massagué] si risveglia, infatti, all’interno di una misteriosa prigione con le celle disposte verticalmente. Le regole sono poche ma precise: in ogni cella sono sistemate due persone che hanno scelto di affrontare per un motivo concreto questa prigionia, ognuno ha il diritto avere con sé una oggetto a cui tiene [Goreng ha scelto una copia del Don Chisciotte]. All’ora di pranzo una sorta di elevatore carico di ogni tipo di leccornia inizia a calare dall’alto. Ovviamente più si scende e meno roba da mangiare rimane sul piano… e a centinaia di livelli dall’apice si fa la fame.
Così come la critica sociale, anche la regia è pratica ed essenziale, ma conserva lucidità. C’è dramma, c’è violenza e, nella chiara metafora della società capitalista, la classe operaia va sì in paradiso, ma solo per trasformarsi in sfruttatore carnefice, in eterna assenza di una uguaglianza livellatrice.
L’unica certezza è che chi sceglie di essere un ultimo deve lottare. Un buon primo passo!
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THE OUTSIDER [HBO/Sky]
Tutti gli indizi attorno alla tragica morte di un bambino – rapito, violentato e trucidato – sembra condurre ad un colpevole: Terry, l’allenatore della squadra di baseball dei ragazzi della città. Un uomo di cui tutti, adulti e bambini, si fidano.
La miniserie HBO scritta Richard Price tratta dal romanzo omonimo di Stephen King è a tutti gli effetti un tassello di un ormai enorme universo meta-mediale che rispecchia libri in film, racconti in serie, serie in altri film, lasciandoci perdere [a volte piacevolmente a volte meno] nelle visioni filmiche figliate da quelle fissate sulla pagina da King.
Per quanto riguarda The Outsider la libertà più interessante che l’autore decide di prendere, rispetto al romanzo di origine, è quello di sfoltire di tantissimo l’indagine da thriller poliziesco che porta all’arresto del personaggio di Terry e al successivo periodo che prelude al processo dello stesso.
Una porzione di racconto che nel libro andava ad occupare almeno un terzo della struttura narrativa e che qui, invece, viene risolta sbrigativamente, pur potendo in verità rappresentare la base più solida e sperimentata per una serie [ancor più per una serie HBO!].
La strada scelta per The Outsider [serie] è quella di calarsi in un’atmosfera più dark, anche se non solamente horror, approfondendo di conseguenza situazioni solo accennate nel romanzo, portando in primo piano alcuni personaggi e momenti delle loro vite. A prendere maggiormente piede, Amici dell’Horror, è la vicenda soprannaturale che arrivava tagliente all’interno del romanzo, quasi a dividere lo stesso mondo in due metà differenti e dissonanti. Proprio da questo disaccordo tra i due profili della storia nasceva, però, il magnetismo maggiore del romanzo, che pur non essendo uno dei migliori titoli della produzione contemporanea di King mantiene un livello di godibilità sufficiente.
Venendo a mancare questa dicotomia, questa scissione, parte del fascino di The Outsider scompare e si diluisce anche nei ritmi dilungati proprio di un prodotto seriale.
Non vuole essere un crime, non riesce ad essere un buon horror… Coraggioso ma pesante!
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L’UOMO INVISIBILE [Blumhouse/Chili]
Rilanciare i mostri classici è tra le ossessioni di Hollywood più ostinate e, ahimé, fallimentari. Da Dracula Untold fino alla Mummia, passando per I, Frankenstein, abbiamo assistito solo a dolorosissimi flop. Ora, ad accendere una timida luce nelle tenebre più profonde è arrivato – direttamente in VOD, sic! – L’uomo invisibile della Blumhouse diretto Leigh Whannell.
Il film racconta la storia di Cecilia Kass, succube di una relazione malsana e violenta con Adrian, uno scienziato ricco e brillante, ma manipolatore e folle. Stanca di quel legame tossico, la donna fugge nel bel mezzo della notte. Scosso dall’abbandono, l’uomo si suicida tagliandosi le vene e lascia in eredità a Cecilia una grande fortuna: 5 milioni di dollari. Ma il testamento contiene una clausola, la donna infatti riceverà l’ingente somma solo se non verrà dichiarata mentalmente disturbata. Proprio questo vincolo convince Cecilia che il suo ex le abbia riservato qualche spiacevole sorpresa e che la sua morte celi qualcosa di oscuro. Col tempo inizia a sentirsi osservata e ad avvertire una presenza in casa, tanto da convincersi che Adrian in verità non sia mai morto, ma sia semplicemente diventato invisibile.
Aggiornare un personaggio iconico come quello uscito dalla penna di H.G. Wells appariva impresa ancora più ardua rispetto a quella degli altri mostri. Tuttavia, la scelta di virare verso uno stalker invisibile e crudele ha donato a questa figura una veste moderna e decisamente attuale. L’uomo invisibile è molto più vicino a Gone Girl – L’amore Bugiardo di David Fincher rispetto al film originale di James Whale o ai remake di Carpenter o Verhoeven. La relazione tra un uomo e una donna, in effetti, può raggiungere derive davvero spaventose: basta leggere le cronache piene di femminicidi o di casi di violenza domestica. Whannell si dimostra molto sensibile a questo a tutto ciò affidandosi a una costruzione filmica concreta e credibile. Perfino l’invisibilità passa da essere conseguenza chimica – la monocaina dell’originale – a prodigio tecnologico con tanto di tuta ultra hi-tech dall’aspetto fantascientifico.
Intelligente, algido e intrigante L’uomo invisibile è senza alcun dubbio un esempio da seguire sul come rivisitare classici che hanno fatto la storia del cinema di Genere.
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GUNS AKIMBO [Prime Video]
Jason Lei Howden è senza dubbio uno di noi. Un “Amico dell’horror”, effettista speciale di esperienza, nonché regista del metallaro, satanico e divertente Deathgasm. Per la sua seconda opera, cambia leggermente Genere e alza l’asticella in termini di budget e appeal commerciali, confermandosi, tuttavia, capace di un’immaginazione sfrenata ma anche troppo sopra le righe.
Guns Akimbo è la storia di Miles, giovane nerd che trascorre la sua vita in vestaglia a progettare videogiochi. La sua esistenza piatta viene sconvolta quando si ritrova costretto a partecipare a Skizm, un mortale gioco clandestino organizzato per le strade della sua città da una gang criminale. Lo scopo della competizione è combattere fino alla morte, mentre un gruppo di spettatori online li osserva. Un intrattenimento malato, che però tiene fermi milioni di persone davanti lo schermo.
Miles si ritrova coinvolto nel gioco e con due mega pistole inchiodate alle mani, che – sebbene rappresentino una valida arma – non gli permettono di svolgere le azioni quotidiane. Inizialmente il ragazzo cerca di evitare i nemici e riesce così a sfuggire al suo primo avversario, ma non è la tattica giusta per salvare la pelle. Miles, oltre a fuggire, è costretto a combattere per sopravvivere, ma in questo gioco all’ultimo respiro non sarà solo: s’imbatterà, infatti, in Nix, a metà tra una seducente dark lady e una killer provetta.
Carico come un uovo, eccessivo in tutto e con un’estetica acida e fracassona, Guns Akimbo è una sorta di Scott Pilgrim vs. the World sotto steroidi. Tutto è troppo in questo film: a partire dalla struttura che tenta di replicare in cinema stilemi e caratteri tipici del videogame, esponendo lo spettatore a una valanga di stimoli visivi e sonori che finiscono per anestetizzargli tutti i sensi già nei primi minuti. Howeden è l’unico che sembra divertirsi davvero spingendo la macchina da presa a compire parabole e traiettorie impossibili e costringendo i suoi interpreti a performance fisiche tanto spericolate quanto ridicole. La narrazione è talmente esile da rappresentare un mero pretesto per sperimentare evoluzioni grafiche e roboanti, in un turbinio di pallottole, sganassoni, arti marziali, sangue e budella dappertutto. Visto come un esercizio di stile, Guns Akimbo, trova assolutamente la sua dignità e forse anche un motivo per essere visto e apprezzato. Ma se ciò che stiamo cercando è il cinema in tutta la sua interezza, ebbene, la delusione potrebbe essere cocente. Detto questo, Amici dell’Horror e Amici di InGenereCinema.com, noi siamo una grande comunità e come tale concediamo al nostro sodale Jason Lei Howden questa piccola scivolata edonista e prepariamoci ad accogliere il suo prossimo film che certamente sarà molto più soddisfacente. Ne siamo certi.
Luca Ruocco + Paolo Gaudio