Home / Recensioni / Delicatessen / FAVOLACCE di Damiano e Fabio D’Innocenzo

FAVOLACCE di Damiano e Fabio D’Innocenzo

Amare il cinema significa prima di tutto saperlo riconoscere. Comprenderne il linguaggio e apprezzarne l’unicità e la forza della sua espressione. Specialmente adesso, in quest’epoca storica così satura di audiovisivo che mescola e confonde la settima arte a prodotti televisivi, video per il web o commercial di ogni genere. In mezzo a tutto questo il cinema c’è, resiste e ha bisogno dell’amore di coloro che sanno riconoscere e distinguere l’epica, la trascendenza e la visione, dal mero intrattenimento, dalla narrazione rassicurante e dalla logica pavida della reiterazione di un cliché. Ciò vale per gli spettatori, è ovvio, ma anche per gli autori che troppo spesso si sono abbandonati a scelte opportune o di comodo, prendendo dal cinema senza dargli nulla in cambio. Non è il caso dei fratelli D’Innocenzo, i quali sfruttano il successo della loro prima opera, La Terra dell’abbastanza, per realizzare un secondo film estremamente personale e sperimentale.

Favolacce è una favola oscura ambientata nella periferia meridionale di Roma, uno spazio suburbano isolato, nel quale ogni cosa è talmente banale da diventare monotona, mentre la vita scivola via insipida.

Qui vive una piccola comunità di famiglie e i loro giovanissimi figli, che all’età di 12 anni iniziano ad affacciarsi all’adolescenza. Protagonista della storia è una famiglia composta da Bruno, Dalia e i loro diligenti figli dodicenni, che frequentano la scuola della zona. Questo normalissimo e tranquillo ritratto di famiglia nasconde, però, un’irrequietezza per nulla confortante che, come un castello di carte, rimane in piedi in un equilibrio precario che rischia di venire a mancare con la prima folata di vento. I figli della coppia, infatti, sono dei buoni studenti, cosa che renderebbe orgoglioso ogni genitore, ma i ragazzi non sono felici, si sentono soli. Vittime della passività colpevole degli adulti, i giovani sentono una profonda angoscia e uno sconforto che si tramuta velocemente in rabbia. Sono incastrati nella vita ideale voluta dai genitori, che non hanno capito che la felicità non si può costruire artificialmente.

La costruzione formale di Favolacce è eccellente: mostra un’estetica lontanissima dalla sintesi televisiva della periferia e ne restituisce un ritratto sospeso, quasi incantato. La realizzazione di un contesto ordinato e armonico stride con le inquietudini dei suoi abitanti che ci appaiono annoiati, agitati e perfino pericolosi.

Lo spettatore percepisce questo disagio fin dai primi minuti restando spiazzato dalle molte scelte inconsuete che questi borgatari favolistici compiono. Momenti che i D’Innocenzo gestiscono con intelligenza e insistenza, utilizzando il fuori campo come centro dell’azione, preferendo mostrare l’attesa e l’allusione. Soffermandosi sui volti che vengono fotografati come se fossero paesaggi da contemplare. Tutto questo a dimostrazione della grande ambizione cinematografica dei due giovani registi, tesa a costruire un’atmosfera rarefatta e densa che vorrebbe mescolare i temi cari a Todd Solondz con la ricercatezza espressiva di Andrej Tarkovski. Cinema allo stato puro non c’è che dire.

Eppure, Favolacce è tutt’altro che un film perfetto. Forse proprio questa ambizione sfrenata di voler reperire un linguaggio così estetizzante e puro, svela la fragilità di questa pellicola frammentaria, pretenziosa e troppo auto indulgente.

I D’Innocenzo realizzano una seconda opera prima – una a testa, verrebbe da dire – nel quale sperimentare e ricercare ciò che amano del cinema, piuttosto che comprendere cosa volerne fare con tutto questo amore. L’ambizione per un cineasta è senza alcun dubbio il motore che lo spinge ad agire, che gli consente di superare la sofferenza e la frustrazione insita in questo mestiere. Tuttavia, può rivelarsi anche una zavorra che spinge a complicare il linguaggio e la narrazione, impedendo di crescere, evolversi e raggiungere una compiutezza di espressione che appaghi non solo chi fa, ma anche chi osserva.

Detto questo Fabio e Damiano hanno dimostrato, anche in questa occasione, di conoscere e riconoscere il cinema. Di amarlo e di volerlo proteggere da innesti pericolosi o ambigui. Se non si lasceranno sedurre dal consenso e dall’ambizione più pretenziosa, doneranno a noi e a tutti gli amanti di quest’arte momenti di grande cinema.

Buon lavoro.

P.S.: Davvero un peccato non aver potuto vedere Favolacce in sala. Con la riapertura imminente dei cinema, InGenereCinema.com si augura con tutto il cuore che questa pellicola possa trovare spazio nella programmazione degli esercenti in tutto lo Stivale.

Paolo Gaudio

FAVOLACCE

Regia: Damiano D’Innocenzo, Fabio D’Innocenzo

Con: Elio Germano, Barbara Chichiarelli, Lino Musella, Gabriel Montesi, Giulietta Rebeggiani, Max Malatesta, Tommaso di Cola, Justin Korovkin, Giulia Melilio, Laura Borgioli

Uscita streaming in Italia: 11 maggio 2020 [su Sky Primafila, TIMVISION, Chili TV, Google Play, Infinity, GC Digital e Rakuten TV]

Sceneggiatura: Damiano D’Innocenzo, Fabio D’Innocenzo

Produzione: Pepito Produzioni

Distribuzione: Vision Distribution

Durata: 98′

InGenere Cinema

x

Check Also

IL PROGRAMMA COMPLETO DEL 44° FANTAFESTIVAL: Dal 27 novembre all’1 dicembre a Roma

Giunto alla XLIV edizione, il FANTAFESTIVAL è pronto a spiegare le sue ...