Marco Marchese è un attore di vecchio stampo. Uno di quelli che ha cambiato completamente vita per seguire il folle fuoco dell’arte. Senza rimpianti. Senza lasciarsi altre porte aperte alle spalle, perché non ha intenzione di battere in ritirata. Anche perché lavorare nel cinema, e ancor più nelle nostre produzioni indipendenti, è un lavoro per duri.
Marchese è un attore di vecchia scuola, di quelli istrionici, personaggi anche fuori dal set, che hanno sempre qualcosa da raccontare [e la racconteranno di certo], qualsiasi sia l’argomento.
L’ingresso nel mondo del nostro horror indipendente lo deve a Lorenzo Bianchini e al suo cult Across the River – Oltre il guado. Da lì festival in giro per il mondo, tanti premi per il film ed encomi per la sua interpretazione da solista, molto matura e intima. Figliano vari progetti, cortometraggi da protagonista e comparsate, ma nasce anche una collaborazione molto duratura con un giovane regista che fa di Marchese un attore feticcio. Stiamo parlando di Giuliano Giacomelli, da poco sbarcato su Prime Video con un lungometraggio molto interessante: Profondo, dramma fantastico su un mostro acquatico, una sorta di Moby Dick triste e forse nichilista, in cui Marco Marchese interpreta i panni di uno smarrito capitano Achab.
Abbiamo approfittato dell’uscita on demand di Profondo per farci raccontare del film [e di tutto il resto] dal suo protagonista.
[Luca Ruocco]: Ciao Marco, direi di cominciare proprio da Profondo. Come racconteresti la trama a chi non ha ancora deciso se vederlo o meno?
[Marco Marchese]: Profondo è un dramma su uno scenario di film d’avventura; in sostanza la storia di un uomo, un fotoreporter, che giunge al termine della sua vita a causa di un male incurabile e che decide di spendere le sue ultime energie nella ricerca di una creatura marina leggendaria: il Diavolo Rosso. Questa ricerca lo porta a raggiungere i luoghi della leggendaria creatura e il suo mare.
[LR]: Parlaci del tuo personaggio. Come ti sei approcciato e quali sono le maggiori difficoltà che hai dovuto affrontare?
[MM]: Difficoltà ne abbiamo avuto parecchie! La prima è quella di aver girato un film con il 90% su di una peschereccio, a diverse miglia dalla costa, trovando giornate in cui il mare mostrava il suo umore e nelle giornate di mare mosso o agitato spesso temevamo di perdere tutto. In quelle situazioni eravamo anche preoccupati di farci male, sapendo che l’avventura sarebbe terminata in quello stesso momento. Poi tra albe e tramonti, spesso con poche ore di sonno addosso è stata dura… Parecchio! Fisicamente e psicologicamente, tanto che nell’ultimo periodo ogni giorno speravo e speravamo di non crollare. Tanto per intenderci, alla fine delle riprese quotidiane, invece che andare in albergo dovevi ritornare a terra e solo dopo raggiungere gli alloggi. Davvero dura, insomma…
[LR]: La parte che ti è stata affidata mi ha un po’ ricordato quella che hai interpretato in Oltre il guado. Non mi riferisco al personaggio in sé, ovviamente, ma al tuo lavorare in quasi totale solitudine e in situazioni non confortevoli [sperduto tra i boschi o in mezzo al mare]. Inoltre in entrambi i personaggi trovo un disturbo ossessivo che matura nel film. Tu ci trovi similitudini? E quali sono, invece, le maggiori differenze tra i due personaggi?
[MM]: Sì, ci sono delle similitudini tra Oltre il guado e Profondo. Un vivere estremo, nel primo più aderente a una questione ambientale e nel secondo ad una condizione dell’anima e di un percorso di vita anche esso estremo, dovuto alla malattia fondamentalmente. Per ambedue si tratta pur sempre di una sfida ossessiva. Le differenze sono rappresentate dalle circostanze in cui i personaggi si trovano a vivere.
[LR]: Ci racconti del tuo rapporto con il regista Giuliano Giacomelli? Come è nata la vostra collaborazione e come lavorate insieme sui set?
[MM]: La collaborazione tra me e Giuliano Giacomelli nasce proprio durante le riprese di Oltre il guado. In quel film lui era aiuto regista e aveva già alle spalle diverse esperienze e alcuni lavori da regista. Ricordo che mi colpì immediatamente la grande dedizione e passione per il lavoro. Poi, essendosi rivelato elemento chiave a fronte di tutta una serie di problemi capitati durante le riprese, realizzai anche il suo spessore professionale. Rimanemmo in contatto per ritrovarci successivamente, durante la promozione di Oltre il guado. Da lì, nel tempo, iniziò una collaborazione che ci ha portati a lavorare ad altri progetti e oggi a Profondo. Sul set [e su di un set come quello ovviamente] non sono mancati né momenti di euforia, né di grande frustrazione, per le condizioni oggettive di difficolta…
[LR]: Ci racconti il momento per te più difficile sul set di Profondo? E quello più divertente?
[MM]: Probabilmente la giornata più difficile non è stata una sola. Sono stante tante… troppe! In ogni caso; per risponderti devo ripetermi e cioè parlarti ancora della giornata in cui il mare ci rese impossibile girare e ci fece temere di perdere tutto. Ci guardavamo tenendoci aggrappati dove meglio potevamo per non cadere e finire da poppa a prua del peschereccio sbattendo come e chissà dove. Insomma, eravamo consapevoli che essere molto vicino ad essere nei guai!
[LR]: Quando e come hai capito che il tuo futuro sarebbe stato quello di interpretare altri personaggi e raccontare altre vite?
[MM]: Inizio presto. I miei giochi da bambino erano fondamentalmente quelli di interpretare personaggi; che fosse inscenare una scena vista in un film o in uno sceneggiato come anche rivivere ed interpretare ciò che era successo magari la mattina a scuola, tra un professore e un alunno, e interpretare – improvvisando – quello che io avrei voluto dire o il modo in cui avrei voluto reagire. Poi, prima di iniziare a fare questo lavoro, non nego che temetti di rischiare di interpretare ruoli per un pubblico che non avrebbe mai saputo di esserlo. Ma in cuor mio sapevo che un giorno tutto avrebbe avuto inizio. Comunque posso aggiungere che non c’è nulla di magico che avvolge l’iniziare questo mestiere. Nel mio caso chiunque tra quelli che mi conosceva sapeva quale fosse la mia passione. Un giorno poi seppi da un amico che Lorenzo Bianchini stava girando il film Occhi [precedente a Oltre il guado], e che aveva bisogno di un aiuto scenografo. Corsi e alla fine riuscii a dare un DVD con alcune mie interpretazioni allo stesso Bianchini. Un anno dopo mi chiamò… e tutto ebbe inizio!
[LR]: Sempre con Giuliano [in co-regia con Lorenzo Giovenga] stai lavorando anche ad un altro progetto. Si chiama Intolerance, ci parli un po’ di questo lavoro?
[MM]: Il progetto Intolerance ha visto luce in quanto arriva tra i vincitori del bando del Nuovo IMAIE 2019 e nasce da un’idea di Giuliano Giacomelli e di un altro regista, Lorenzo Giovenga della società Daitona, formata dallo stesso, da Lorenzo Lazzarini e da Valentina Signorelli. La collaborazione con questa giovane società di produzione, ha reso davvero stimolante il set da ogni punto di vista. Nello specifico Intolerance è un cortometraggio recitato interamente nella lingua Lis, ovvero la lingua dei segni e si tratta di un dark fantasy completamente girato in bianco e nero e pregiata degli effetti speciali del premiato il premiato ai David di Donatello Nicola Sganga. Un progetto davvero molto interessante e ritengo con giustificate ambizioni.
[LR]: Con Oltre il guado e Profondo hai attraversato due sponde del nostro Genere preferito, il fantastico [declinato dall’horror in giù]. Da attore che film o che Genere ameresti interpretare in futuro?
[MM]: Per rispondere a questa domanda ti posso dire che finora per quanto riguarda il cinema sono morto un paio di volte e senza colpo ferire… per cui posso dire di volere un po’ di giustizia? Beh, questa è senz’altro una battuta però dai svuoto il sacco, amerei fare il cattivo, il malvagio o malavitoso che sia, il gangster movie o il crime mi affascinano molto come anche rappresentare la follia… ecco! 🙂 Ma è entusiasmante cimentarsi in qualsiasi ruolo, amo il mio mestiere.
[LR]: Quali altri progetti hai in lavorazione al momento?
[MM]: Stiamo lavorando a dei nuovi progetti che però, dovendo tener testa alla post-produzione dei progetti in corso, rimarranno ancora per un po’ sulla carta. Personalmente sto scrivendo una sceneggiatura; un dramma ambientato nel ‘700 che vorrei ambientare quasi totalmente dietro le quinte di un teatro. Però qui c’è una cattiva, una dama nera, vedremo….
Luca Ruocco
Roma, giugno 2020