Nel locale più in della città un’artista espone le sue fotografie mentre le vite private di diversi personaggi si intrecciano lungo la notte israeliana.
Amos Gitai è sicuramente uno dei più proliferi registi viventi. Regista a lungo tempo esiliato e perseguitato per le critiche mosse al governo israeliano all’interno dei suoi film, porta In Concorso al festival il film Laila In Haifa [2020],
Se volete conoscere la donna della vostra vita andate a una proiezione di Amos Gitai. Il locale è una zona franca piena di amori proibiti in cui le mani di Gil [Tsahi Halevi] penetrano la schiena di Laila [Maria Zreik] come se stesse plasmando l’argilla, come se stesse creando la vita.
Il film è una partitura sonora composta da rumori e suoni ambientali come la pioggia e il vento.
Il passaggio del treno sopra le rotaie rompe e taglia il silenzio infondendo tensione al film. Treni di varia natura caratterizzano i diversi personaggi spesso accorpati a coppie.
I dialoghi sono troppo prosaici, sembrano astratti dai personaggi che meriterebbero delle parole più umane vista la messinscena formale che il regista ricama. Parlano di temi universali come morte, suicidio, denaro e sesso. Le cose più interessanti accadono nei momenti di silenzio, quando gli sguardi e i pensieri si fanno profondi.
Il dialogo più naturale avviene tra un rapper sovrappeso e una signora attempata.
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Claudio viene bullizzatto da un gruppo di ragazzi mentre giocano a “Chi sono?” in un campo nella periferia romana. Per farsi accettare dal branco ed essere invitato a una cena, deve dimostrare a Lauro, il leader, di non essere una femminuccia.
Prodotto dal C.S.C. [Centro Sperimentale di Cinematografia] J’ador [2020], premiato con il Miglior Cortometraggio alla Settimana Internazionale della Critica, è il cortometraggio diretto dal giovane regista Simone Bozzelli, già in concorso l’anno precedente nella medesima sezione.
Rispetto a quello che ci potrebbe aspettare dai cortometraggi usciti dal C.S.C. caratterizzati da un rigore formale molto solido, qui c’è maggiore libertà di espressione. La storia non è di certo originale ma è narrata con realismo, il realismo che manca al cinema italiano. Il film sembra essere il classico cortometraggio – teaser che possa trasformarsi in un possibile lungometraggio.
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50 (o dos ballenas se encuentran en la playa) di Jorge Cuchi
Félix, un adolescente apatico, accetta di giocare alla Blue Whale, un gioco mortale a cinquanta sfide. A meno sei giorni dall’ultima sfida s’innamora di Elisa, una ragazza con tendenze suicide con la quale inizia a completare le sfide rimanenti.
Dopo una carriera negli spot pubblicitari e televisivi, il messicano Jorge Cuchi esordisce al lungometraggio di finzione con il film 50 (o dos ballenas se encuentran en la playa) [2020], un drammatico film viscerale.
“Hai pensato a come ucciderti?”
Una storia d’amore viscerale, una ballata silenziosa nella solitudine, nel precoce alcolismo di lui, Félix [José Antonio Toledano] ed Elisa [Karla Coronado] un’adolescente crudele e suicida.
Romeo e Giulietta del secondo millennio, belli e dannati, romantici e incoscienti. Nella scena iniziale Elisa rimuove la pelle al pollo prima di divorarlo, come farà con la vita di Felix. Le sue emozioni adolescenziali sono neutralizzate da un’apatia permanente, come quando da in pasto alle sue piante carnivore un grillo o quando osserva immobile una sua compagna di classe risolvere un’equazione algebrica.
I volti dei genitori non li vediamo fino a fine film contribuendo a creare maggiore isolamento nelle vite dei due ragazzi.
Se soffrite di vertigini e siete suscettibili alla vista del sangue state attenti c’è un dialogo sul filo del rasoio che lascia lo stomaco in subbuglio.
Giulio Golfieri [RATS]