Il regista ungherese Péter Bergendy, al suo quarto lungometraggio realizza una ghost story, Post Mortem.
1918. La febbre spagnola porta via un sacco di vite. Tornato dalla guerra, Tomás si guadagna da vivere fotografando i defunti assieme alle rispettive famiglie in dei ritratti di famiglia. Una mattina Tomàs viene accompagnato in un villaggio limitrofo dove molti cadaveri attendono da settimane una sepoltura.
Giunto in paese fa la conoscenza di Anna, una bambina vista in una precedente esperienza di pre-morte
durante la guerra. Intanto, strane ombre turbano il quieto vivere della popolazione.
L’Ungheria dimostra al mondo intero di non avere nulla da invidiare alle grandi produzioni americane di Genere portando al festival un film ricco di storia passata e futura, tinteggiato da forti colori desaturati.
Un bambino gira con un sacco di iuta che gli copre la testa. La madre lo obbliga a indossarlo per paura che possa contrarre il virus. Un elemento che ricorda molto l’attuale situazione che il mondo si trova a vivere.
“Pensi che ti proteggerà?” – Sono le parole che una sua coetanea gli rivolge, a riprova di un forte parallelismo con l’utilizzo delle odierne mascherine sanitarie. L’aria è malsana, ricolma di rabbia e paura. All’improvviso la famiglia del piccolo si ritrova seduta a tavola deturpata e massacrata in un solo colpo d’aria. Gli spiriti cercano vendetta nei confronti dei vivi, fortuitamente scampati alla febbre spagnola e alla prima guerra mondiale. Le ombre si manifestano sia di notte e sia di giorno, terrorizzando il villaggio.
La prima parte del film crea sapientemente le basi della storia, introducendoci i personaggi e i loro rispettivi ruoli all’interno della vicenda. L’arco centrale del racconto di dilunga in parecchi tempi morti che rallentano la tensione, annoiando molto lo spettatore e portandolo fuori dalla storia. Fortunatamente i punti morti sono contrastati dall’eccezionale messinscena.
Tutto il reparto tecnico della, dalla fotografia agli effetti speciali, contribuiscono a rendere il film una delle migliori ghost story degli ultimi anni. Luci, ombre e suoni diventano fondamentali per trasmettere inquietudine e paura nello spettatore, che necessita di una visione in sala per immergersi appieno nell’atmosfera del film.
La terza parte porta il film a un ritmo molto più aggressivo e mistico. Tomás [Viktor Klem] cammina in mezzo ai morti come se stesse visitando un’esposizione scultorea dell’artista iperrealista Duane Hanson. Corpi immobili, opere iperrealiste in un museo. Le sue fotografie prendono misteriosamente vita davanti i suoi occhi.
Lui è la chiave di passaggio tra il mondo dei vivi e quello degli spiriti, pronti a tutto pur di avere la loro vendetta.
Giulio Golfieri [RATS]
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POST MORTEM
Regia: Péter Bergendy
Con: Viktor Klem, Fruzsina Hais, Judit Schell
Uscita in sala in Italia: /
Sceneggiatura: Piros Zànkay
Produzione: Szupermodern Studio
Distribuzione: Distribution National Film Instutute Hungary
Anno: 2020
Durata: 116’