L’attesa per l’uscita di Ghostbusters – Afterlife si è fatta ormai insostenibile [anche a causa dei rinvii dovuti all’epidemia]?
Ci pensa Adriano Salani Editore a ristorare gli animi di noi vecchi Acchiappafantasmi! Come? Con una golosa riedizione di Ghostbusters – I romanzi degli Acchiappafantasmi I & II.
Si tratta di una rielaborazione in forma romanzo dei due film di Ivan Reitman. Sì, in questo caso non è un film a essere liberamente tratto da un libro, ma l’esatto contrario [non è un caso isolato, sia chiaro!].
I romanzi originali, scritti da Richard Mueller e Ed Naha sono stati leggermente rilavorati per un’edizione in un gran volume da 389 pagine, collana Magazzini Salani, ma entriamo velocemente nello specifico della pubblicazione.
Quello maggiormente interessante è di certo il primo, perché la libertà di adattamento dell’autore si fa più decisa ed esplicita. A partire dall’introduzione di due personaggi inediti: due perdigiorno newyorkesi che si trovano – loro malgrado – a essere involontari testimoni di tutti gli attimi più importanti della storia degli Acchiappafantasmi per le strade della Grande Mela.
Ma non basta…
Nel primo dei romanzi avremo modo di conoscere la famiglia Stanz [e i problemi tra Ray, suo fratello e sua sorella, che non gli rivolgono la parola]; il passato di Venkman da imbonitore di Luna Park; l’infanzia isolata di Egon Spengler, tenuto alla larga dai coetanei [e ancor più dai loro genitori] a causa dei suoi “particolari passatempi”. Ma non finisce qui, perché nel romanzo ci viene raccontata l’apparizione di Slimer nella camera nuziale di due sposini, prima dell’arrivo dei Ghostbusters, il fidanzamento tra Egon e Janine… e Peter Venkman viene eletto a gran voce capo del suo gruppo [in verità è il personaggio meglio costruito in entrambi i romanzi].
Chi conosce bene gli Acchiappafantasmi potrà rileggerli [anche] sotto una nuova chiave, accogliere [o meno] nuove informazioni sulla loro vita passata e presente.
Cosa da sottolineare [avevo il dubbio prima della lettura, visto che mi era capitato di leggere il romanzo di Naha di Ghostbusters II nell’edizione dell”89], son stati modificati piccoli ma importanti cambi di termini tecnici [importanti per noi fan di vecchia data], facendo ritornare “zaini protonici” quelli che venivano definiti “contenitori protonici”, anche se rimangono dettagli poco felici come le parole “lanciaparticelle” e “pedaliere”.
In libreria, con una nuova edizione, per la prima volta dalla fine degli anni ’80!
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Ormai sono anni che seguo [e recensisco] le affascinanti incursioni di Bessoni nel mondo della letteratura illustrata.
I libri sono tanti, più di una dozzina, tutti uniti da un filo conduttore spesso: le passioni, gli interessi, le ossessioni dell’autore che, di volta in volta, sono palesati, raccontati, reinventati, inoculati in altri corpi.
Li abbiamo conosciuti e letti nei primi volumi [ad esempio Homunculus] che narravano in maniera semplice e schietta un argomento bizzarro e macabro, importante per il bagaglio culturale che Stefano ha in mente di iniziare a condividere con il lettore [in questo caso un esperimento della cultura alchemica]. Gli stessi riferimenti, gli stessi concetti chiave, si sono via via ripresentati anche all’interno di Storie di altri autori rivisitate da Bessoni [Pinocchio, Alice sotto terra…]; poi all’interno di una storia inedita a episodi grottesca e macabra [Rachel, Theo…]; infine si scontrano con le biografie di personaggi illustri. C’era già stato il volume dedicato a Lombrosoe da poco in libreria è arrivato Darwin.
Oltre ad essere un omaggio a quello che l’autore racconta come uno dei suoi numi tutelari, “Darwin” è un volume importate all’interno della letteratura bessoniana perché rappresenta il punto di incontro tra la sua eterna ricerca sulle pseudo-scienze e la Scienza vera e propria. E in più è un bellissimo libro di avventura: l’avventura di un uomo che rinuncia per 5 anni alla sua vita per lasciarsi trasportare dal mare con incoScienza [noncurante di scomodità, malattie e accidenti vari], per poi far ritorno a casa con un bagaglio di esperienze che non hanno ancora avuto il tempo di prendere una forma nella mente del ricercatore e matureranno assieme a Darwin stesso, fino a renderlo importante pilastro nella storia della Scienza [e per l’Evoluzione della Stessa].
Anche per quanto riguarda le belle illustrazioni, il passo verso la Scienza si concretizza in tavole raffiguranti uccelli, tartarughe e insetti, che si affiancano ai grotteschi ritratti dei personaggi narrati.
All’interno dell’avventura della vita del Darwinbessoniano troveranno posto anche anche altri personaggi non meno interessanti e assurdi, come i due cacciatori di cadaveri Burke & Hare.
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Su InGenereCinema.com abbiamo già parlato di Caitlin Doughty: necrofora, scrittrice, blogger e personalità del web, nota per il suo impegno nel tentare di modificare le pratiche dell’industria funeraria occidentale, a partire dall’accettazione stessa del concetto di decesso.
Fumo negli occhi, edito da Carbonio Editore, è un romanzo biografico fresco e molto molto intimo. L’autrice racconta all’interno la sua vita, la sua fascinazione per il macabro e il mortifero, gli studi e la lunga avventura all’interno di una grande agenzia di pompe funebri con la mansione di addetta al forno crematorio.
La Morte che fino a quel momento era stata unicamente una strana fascinazione, un interesse cupo e morboso agli occhi degli altri, diventa improvvisamente reale, entra a far parte della Vita, della quotidianità, destabilizzandola del tutto ma, allo stesso tempo, avviando un lungo processo di compiutezza.
Caitlin Doughtydimostra di avere un buon senso dell’equilibro e una sensibilità rara, riuscendo a cesellare con l’arte del romanzare non solo la propria vita reale, ma anche quella dei tanti che in quella stessa agenzia sarebbero entrati con un passo assai più triste.
Il suo lavoro, infatti, prevedeva non solo uno stretto rapporto con defunti di ogni età e tipo, ma anche una frequentazione costante con i parenti di questi, che avrebbero – volontariamente o meno – deciso se il lavoro della giovane sarebbe risultato rispettoso per la memoria di chi da quella stanza sarebbe uscito in forma di cenere.
Doughty riesce a entrare nei dettagli [quei dettagli!] senza offendere il buon gusto, ma scavando la coscienza. Riesce a rimanere in equilibrio tra romanzo di formazione, biografia macabra e un’accurata guida all’industria funeraria americana [con i pro e i contro].
Il tutto mentre affronta temi universali ma sempre assai personali come la famiglia, l’amicizia e l’amore, nella ricerca di una realizzazione personale difficile da inquadrare e far comprendere.
Luca Ruocco