Il 18 dicembre del 2019, i Signori di Netflix annunciavano la messa in cantiere di due diversi progetti relativi all’universo narrativo di Masters of the Universe: la prima è una serie animata per adulti, descritta come “un sequel diretto di della serie televisiva del 1983”; l’altra una serie in CGI rivolta ai più piccoli.
Per noi di InGenereCinema.com, gli unici in tutto l’Universo a dare i voti a film e libri in Skeletor, parte un timer importantissimo. Un po’ d’ansia, certo, ma tanta emozionate attesa. Sempre nel 2019 un nuovo comunicato ci regala il nome dello showrunner e produttore della serie animata: Kevin Smith. Si presenta come uno di noi, è convincente, il respiro si fa più tranquillo… ma poi inizia di nuovo a mancare. E se fosse proprio uno di noi, cresciuto proprio con le avventure animate di He-Man e con i giocattoli Mattel a tradirci? Come potremmo accettarlo?
Sia come sia, Smith ideerà Master of the Universe: Revelation con l’intenzione di riportare proprio noi quarantenni di oggi a Eternia, come se potessimo continuare a vivere le avventure dei nostri eroi, riprendendo le fila di quanto vissuto negli anni ’80, ovviamente tentando di parlare universalmente anche a un pubblico nuovo e più fresco. Ma, fissiamo bene il primo punto, Revelation è un cartone animato pensato e che funziona del tutto per chi i MOTU li conosce e li ama di già.
Tornare a far vivere i Dominatori dell’Universo e l’Eternia degli anni ’80, quasi come se la storia potesse riprendere le fila proprio dagli episodi visti a 4 anni, solo che di colpo – seduto sul divano – di anni nei hai 40. Rischioso, sì. Assolutamente. Anche perché He-Man e i Dominatori dell’Universo è davvero una serie generazionale, ha unito insieme in modo irreversibile schiere di fan da tutti i Paesi del Mondo, per arrivare a creare qualcosa che ha affiancato – pur venendo fuori a distanza di una manciata di anni – la famosa Goldrake Generation. Parliamo di quella che potrebbe essere definita Masters Generation, un movimento pop & culturale che ha segnato chi scrive e che oggi raccoglie una folta schiera di arzilli quarantenni che non hanno mai smesso di urlare “A me il potere!”, schierati per bene da un lato e dall’altro [ieri come oggi] con He-Man e con Skeletor.
Smith, che di questo grande gruppo fa parte, sa quali tasti pigiare per rievocare tutto l’amore dei fan rimasti affamati per qualche decina di anni, ma sa anche quali sono le corde da tirare per avviare una piccola rivoluzione all’interno dell’Universo dei Dominatori! Ovviamente decide di fare entrambe le cose.
Innanzitutto per Revelation richiama alle armi tutti gli eroi di Eternia, He-Man, Teela, Orko, Cringer, Man-At-Arms… Come tradizione vuole il loro compito, all’inizio di questa nuova avventura, è sempre lo stesso: difendere Castello di Grayskull dalle incursioni del malvagio Skeletor e della sua diabolica compagine, con Evil-Lyn e Beast Man a capo delle legioni della Montagna del Serpente.
Possiamo ormai tranquillamente mettere in chiaro le cose, visto che le informazioni sulla nuova serie Netflix sono rimbalzate già in tutti gli angoli del web: Revelation non è un reale sequel della saga anni ’80. Non è nemmeno un reboot o un remake, anche se prende alcuni meccanismi di funzionamento da ognuna di queste operazioni. Di certo si collega alla linea più classica dei Masters of the Universe, ma non cerca un aggancio preciso e netto, puntando più ad arpionare tentacolarmente più punti dell’Universo espanso MOTU, dalla serie animata a quella della linea di giocattoli da cui tutto è iniziato, per calarlo in un ambiente più contemporaneo e farlo mutare. Una contemporaneità sottolineata anche oltre il necessario, con azioni che portano alle decisioni clou che poi sono diventate i focus [nel bene e nel male] di tutti i discorsi nati da Revelation: da quel “Teela è la protagonista della serie” alle scelte di far diventare nero il personaggio di King Grayskull, dal discorso profondamente girl power che si respira nei 5 episodi, fino alla decisione più importante di questo nuovo inizio [SPOILER]: quella di mettere da un lato proprio He-Man e Skeletor, farli diventare dei fantasmi [letteralmente!]. Ma cercando con attenzione, decisamente più importante è la voglia dell’autore di dare corpo e concretezza [con movimento contrario a quello precedente] a quei famigerati segreti di Grayskull che erano diventati invisibili linfa di tutto l’universo narrativo dei MOTU, ma che ora si fanno palesi e decisivi.
Al fianco di questi segreti, diventano più reali e utili anche i mondi che abbracciano quello di Eternia trasformandolo in una sorta di mondo di mezzo, di Purgatorio, sovrastato da quello paradisiaco di Preternia [che finora era stato semplicemente un mondo atavico del passato] e lambito da quello sottostate e infernale di Subeternia.
Teela, è vero, è la nuova eroina di Masters of the Universe e in quanto tale dovrà compiere il suo viaggio per portare a termine un compito che sarà alla base della sopravvivenza stessa del suo mondo, da cui magia è scomparsa insieme ai due vecchi antagonisti e alle loro spade. Da questo momento in poi è tutto da costruire ed è proprio come quando ognuno di noi sviluppava le proprie storie con i pupazzi dei MOTU. Avevamo dei caratteri di base, per i giocattoli che ritornavano nella serie animata, ma potevamo dargli delle svolte del tutto personali. Ed è così che fa Smith: gioca con i suoi pupazzi che, per scelta del caso, rappresentano al momento ufficialmente il canone MOTU.
Così Teela [che si è del tutto allontanata dal mondo di Re Randor rifiutando il ruolo di Man-At-Arms… sì, è diventato un ruolo militare!] compirà un viaggio classico, a metà tra mito antico e Divina Commedia, affiancata dalla giovane Andra. Alla coppia di donne guerriere – che non hanno mancato di scatenare discorsi davvero poco utili riguardo la loro identità sessuale – si uniranno Evil-Lyn, Orco e Beastman, Roboto, tutti rielaborati in un nuova versione di loro stessi – quella del bambino Smith – che però ha piene radici nella loro identità più classica.
Il viaggio della protagonista ha un doppio significato e il secondo è quello dedicato decisamente a noi fan della prima ora: un processo di riscoperta di tutto quello che i MOTU sono stati per noi, di quello che sono per Smith e di quello che potrebbero essere in futuro, in una società contemporanea che non ha voluto dimenticarli.
E se è vero che He-Man e Skeletor non sono quasi affatto presenti in questi primi 5 episodi, è altrettanto vero che per quanto riguarda il primo il fantasma dell’uomo più potente dell’Universo lascia spazio ad una riscoperta del personaggio del principe Adam [tra l’altro esteticamente reinventato] e quindi dell’umanità stessa di He-Man, dei suoi sentimenti e dei suoi rapporti reali con gli altri personaggi. Per Skeletor la cosa si fa più impalpabile, esplodendo nel colpo di scena finale [purtroppo già anticipato dalla linea di giocattoli pubblicizzata ben prima dell’inizio della serie] e passando per un momento macabro che intreccia l’oscurità dell’oltretomba, Scare Glow che si presenta come il regnante di quell’Aldilà, e l’ombra ancora aleggiante del Lord of Destruction. Solo una suggestione, ma davvero affascinante.
Calando, come anticipato, il mondo dei MOTU in quello di oggi, personaggi e situazioni prendono d’un tratto pieghe inaspettate: dal punto di vista “dei cattivi”, quella più eclatante è la presa di potere di Tri-Klops che, senza più Skeletor, riesce a trasformare il popolo della Montagna del Serpente in qualcosa di molto simile ad una setta di ciechi complottisti che, al posto del Male Supremo e della Distruzione, inseguono l’idea di un mondo per metà meccanico, nato all’ombra di una Scheda Madre originaria e del Sacro Ingranaggio.
Smith semina continue strizzate d’occhio, strette di mano, abbracci per “quelli come lui”: mezzi di trasporto e edifici passano magicamente dalla linea di giocattoli al cartoon, così come personaggi che in animazione fanno qui il loro debutto, come il fetido Stinkor.
Insomma, quello che si è detto [e letto] in giro del MOTU di Smith è tutto almeno in parte vero. Ma è il focus a essere a volte sbagliato. Il fattore girl power è di certo importantissimo e, tra l’altro, è un’operazione portata a termine in maniera decisamente più riuscita di come, ad esempio, è successo nel Ghostbusters del 2016. Il tutto risulta davvero credibile, le eroine che compiono l’impresa hanno identica forza, determinazione e audacia rispetto a chi le ha precedute. Non bisogna, però, lasciarsi sfuggire gli altri messaggi che Smith dissemina addirittura nelle battute dei personaggi.
Due frasi sembrano essere fondanti in questo progetto. La prima, “Dove vai tu vado io”, che non può non rappresentare questo rapporto imperituro tra i MOTU e i loro fan, la Masters Generation, che si è mantenuto salto nel tempo.
L’altra è “Ci sono cose che non si dimenticano”. Inutile spiegare o fare ipotesi: è tutto davvero chiaro, è un gancio diretto.
Probabilmente la cosa forse meno riuscita di Revelation, proprio perché non riesce a dimostrarsi davvero affilata e moderna, è il tipo di animazione scelta, spesso statica e scattosa. Per il resto anche i design di personaggi e location riescono a rimanere in equilibrio tra quello che è stato e quello che potrebbe essere. E così va davvero bene
Rimasti ora con un palmo di naso, non possiamo che sperare in un rapido ritorno e in altre interessanti Revelation.
#MoreMOTU
Luca Ruocco
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MASTERS OF THE UNIVERSE: REVELATION
Creata da: Kevin Smith [Roger Sweet, ideatore di He-Man]
Regia: Adam Conarroe, Patrick Stannard
Sceneggiatura: Kevin Smith [episodio 1], Diya Mishra [episodio 2], Marc Bernardin [episodio 3], Tim Sheridan [episodio 4], Marc Bernardin [episodio 5]
Produzione: Powerhouse Animation Studios, Netflix
Distribuzione: Netflix
Anno: 2021
Durata: 22’ per 5 episodi