Home / Recensioni / Home Video / MORTAL di André Øvredal

MORTAL di André Øvredal

Balzato all’attenzione di amici dell’horror e del fantastico nel 2010, il regista e sceneggiatore norvegese André Øvredal era riuscito – con la sua opera prima Troll Hunter – a cavalcare la moda ossessiva del mockumentary in POV, declinando però in modo assai personale quello che era diventato quasi un obbligo produttivo nella coniugazione indie del cinema di Genere fantastico.

Come era riuscito a farlo? Di certo andando a scavare fino alle radici della sua cultura, quella nordica, proponendo un mondo freddo e ferino abitato da creature boschive ben più pericolose di orsi e lupi. Troll di differenti specie e dimensioni al posto dei più inflazionati spettri, zombi o demoni, che il regista sceglieva di mostrare in piena luce e per lunghe sequenze. Una gioia per il cuore e per gli occhi, all’interno di un film piccolo ma ben strutturato, tant’è che il regista norvegese iniziò ad essere corteggiato in Europa e negli USA [dove per un certo periodo si iniziò a parlare anche del solito possibile remake stelle-e-strisce del film d’esordio]. Qualcosa arriva anche a segno: inizialmente un abbastanza convincente horror mistery in ambientato in obitorio. Si tratta di Autopsy [2016], prima produzione in lingua inglese di Øvredal [britannica, su sceneggiatura già scritta da Ian Goldberg e Richard Naing], che racconta l’impossibile autopsia del cadavere di una ragazza sconosciuta rinvenuto sul luogo di un efferato omicidio plurimo. Dall’arrivo del cadavere della giovane, nella sala mortuaria iniziano a verificarsi una serie di inquietanti fenomeni inspiegabili e, dettaglio ancor più macabro, i medici scoprono che la ragazza presenta una serie di bruciature e mutilazioni… all’interno del corpo!

Il film, riuscito e gradevole, strizzava l’occhio ad un horror più commerciale e all’odor di zolfo, ma il suo lavoro lo faceva e lo fa ancora. Il salto negli USA era ormai questione di tempo e si concretizza tre anni dopo con Scary Stories to Tell in the Dark, un non proprio centrato adattamento da una serie di libri horror per ragazzi scritti da Alvin Schwartz. Quel che manca a entrambi i progetti è di certo il cuore nordico che il regista era riuscito a far battere nella sua opera prima.

Nel 2020 Øvredal compie una sorta di percorso inverso, senza lasciar per strada il carico di esperienze fatte nel frattempo. Si torna in Norvegia [e lo farà anche il protagonista della sua storia], per una co-produzione con USA e Regno Unito.

Il suo Mortal è un film sui superpoteri e su cosa può voler dire dover imparare a possederli e a gestirli. In qualche modo affine a quanto fatto da M. Night Shyamalan, soprattutto con Glass con il suo processo di costruzione e venuta al mondo di un villain, Øvredal racconta l’emarginazione, la sofferenza, l’odio, la rabbia e la distruzione dell’essere umano che, inevitabilmente e senza possibilità di recupero, porta alla nascita di un essere altro. Un essere che letto sotto le lenti offuscanti della gioiosa Marvel potrebbe esser visto come un supereroe, uno dei più conosciuti e iconici in questo caso, ma che guardato attraverso gli occhiali scuri dell’autore norvegese diventa un reietto, un uomo che ha ormai oltrepassato tutti i limiti conosciuti e a cui non resta che esplodere, varcando l’uscio dell’esistenza a-normale, perdendo però per sempre sé stesso.

Il giovane americano Eric, torna in Norvegia [suo paese d’origine] per scoprire qualcosa degli oscuri propri poteri soprannaturali che possiede e che non riesce a controllare. Poteri che hanno già causato la morte della sua famiglia e che ora portano alla morte di un ragazzo scatenando una pericolosa caccia all’uomo. I poteri del ragazzo hanno in qualche modo a che fare con gli elementi naturali e le forze metereologiche, con i fulmini e le saette, con l’acqua e con il fuoco. Ma, come già detto, non fanno di lui un simbolo di forza e indistruttibilità. Tutt’altro: Eric si presenta sporco, pieno di ferite e bruciature estese e con una gamba quasi del tutto inutilizzabile.

Il doloroso percorso di trasformazione [spietato per il protagonista come per i suoi testimoni], vede al fianco del futuro semidio una sola persona, una giovane psicologa che sembra l’unica a provare empatia nei suoi confronti e che sarà anche chiave definitiva del suo cambiamento/distruzione. Quella che Øvredal porta sulla sullo schermo è una passione cristologica; la vicinanza tra i due personaggi sospesi tra umano e divino è a volte molto esplicitata. Ma il regista non dimentica di essere tornato a casa e il suo redentore sa di appartenere a mitologie diverse, norrene, che prendono corpo e diventano qualcosa di granitico e assai riconoscibile soprattutto nell’ultima parte del film e nel finale, che rimane aperto nella sua spietatezza.

Mortal riesce a non incamerare patetismo e retorica [avrebbe potuto farlo con facilità e il non farlo è buona cosa] e continua sino alla fine a raccontare la storia di un uomo imperfetto, senza mai incarnarlo in un eroe [super]. Anzi, la sua imperfezione cresce e degenera al pari del controllo che riesce ad avere sui suoi poteri.

Umano e divino non trovano un equilibrio, lottando all’interno di un solo individuo, in un film che mescola buone sequenze action, fantasy cupo e dramma.

Il Blu-Ray limited della Midnight Factory presenta come sempre il booklet curato da Nocturno, ma tra gli extra il suolo trailer.

Luca Ruocco

MORTAL

Voto film: 

Voto Blu-Ray: 

Regia: André Øvredal

Con: Nat Wolff, Priyanka Bose, Iben Akerlie, Arthur Hakalahti, Ravdeep Singh Bajwa

Formato: 16:9 – 2:39.1

Audio: Italiano 5.1 DTS-HD Master Audio, Inglese 5.1 DTS-HD Mater Audio

Extra: Trailer

Distribuzione: Midnight Factory, Koch Media [www.midnightfactory.it]

InGenere Cinema

x

Check Also

IL PROGRAMMA COMPLETO DEL 44° FANTAFESTIVAL: Dal 27 novembre all’1 dicembre a Roma

Giunto alla XLIV edizione, il FANTAFESTIVAL è pronto a spiegare le sue ...