Passato Fuori Concorso alla 78esima Mostra d’arte Cinematografica di Venezia, è finalmente arrivato nelle nostre sale Dune, attesissimo adattamento del romanzo di culto di Frank Herbert per la regia di Denis Villeneuve.
Ambientato in un lontano futuro, controllato da un impero interstellare nel quale vige una sorta di feudalesimo e ogni feudo è governato da una casa nobiliare, Dune racconta la storia del giovane Paul, rampollo della casata degli Atreides, che si trasferisce sull’inospitale pianeta Arrakis, noto come Dune, insieme al padre, il Duca Leto, alla madre Lady Jessica e alcuni consiglieri.
Leto ha preso in gestione il pianeta nella speranza di scovare un posto sicuro, adatto alla sua famiglia e alla sua comunità. Dune, però, è sotto il mirino di tutte le forze dell’Universo, decise a ottenerne il suo dominio per una rarità che cresce solo sul suo suolo. Si tratta di una preziosa risorsa, esistente solo lì, che permette a chi la possiede di sbloccare il più grande potenziale umano; infatti, chi assume questa spezia può viaggiare nello spazio, ottenere capacità sovrumane e può vivere più a lungo. L’estrazione di questa materia prima, però, non è ostacolata soltanto dai vari nemici di Leto, che cercheranno di tendergli più di una trappola, ma anche da enormi vermi della sabbia e dai Fremen, popolo nativo di Dune, che abita i deserti più profondi del pianeta.
Inoltre, il controllo esclusivo di questa materia prima scatenerà una vera e propria guerra, ma solo chi riuscirà a superare le proprie paure e a sopravvivere su Dune potrà ottenete la sostanza più ambita dell’universo. Il giovane Paul, ignaro del suo destino, si ritroverà al centro di questo scontro, nel corso del quale compirà grandi gesta.
Tanto per cominciare, cari Amici di InGenereCinema.com, possiamo certamente dire che il regista di Sicario è rimasto molto fedele al testo originale. Dunque, gli amanti più radicali del racconto degli anni ‘70 non avranno da ridire. Perfino i nostalgici del Dune lynchiano saranno soddisfatti in quanto gli avvenimenti della prima parte della pellicola sono pressoché i medesimi del travagliato progetto prodotto da Dino De Laurentiis.
Ma se Lynch fu costretto a velocizzare gli accadimenti giungendo a un finale semplicistico e affrettato, Villenueve si prende tutto il tempo necessario per dare forma e sostanza a ogni snodo narrativo. È necessario procedere con lentezza, soffermarsi piano su ciò che sta per accadere senza mai tralasciare neppure il più piccolo dei dettagli. Così il regista canadese si approccia a questa opera costruendo una cattedrale enorme che non può esaurire la sua visita con un film solo, seppure lungo due ore e mezza, tant’è che il film non racconta l’intera storia racchiusa fra le pagine di Herbert o nel film di Lynch, lasciando la porta aperta allo sviluppo di una possibile saga. Perché il vero traguardo agognato da questa pellicola è di tipo formale, ovvero come dare forma audiovisiva a ciò che Herbert immaginò cinquantasei anni fa. Tale ambizione spinge Villenueve alla ricerca del suo formalismo più estremo costituito da un estetica elegante e austera, una fotografia desaturata e polverosa e un mix audio roboante a cui fa eco la partitura di Hans Zimmer.
Dune è solenne, lento e mastodontico. Ammaliante, freddo e rumoroso. Rappresenta l’esperienza cinematografica più ambiziosa e pretenziosa che Hollywood ha prodotto negli ultimi anni e che necessita di essere fatta in sala, magari su uno schermo IMAX con un impianto Dolby Atmos.
Per tutti questi motivi, Dune di Denis Villenueve è un film importante e poderoso, ma allo stesso tempo e per le medesime ragioni, è anche un film faticosissimo, mai empatico, perfino noioso.
Chi scrive deve confessare, cari Amici di InGenereCinema.com che è stata una visione sofferta, per la freddezza e l’estrema solennità con le quali ogni avvenimento si dipanava davanti agli occhi dello spettatore. Il rischio è quello di trovarsi in una costante sensazione di paradosso: una bellezza così accecante che può lasciarti apatico. Al termine della proiezione si conserva questa stranissima sensazione, ovvero, quella di aver assistito a qualcosa di poderoso, eppure di esserne uscito senza alcun sconvolgimento emotivo o intellettuale. Solo una presa di coscienza lucida e distante, come quella di un impiegato che licenzia la pratica con un timbro. Davvero paradossale per chi come noi si occupa principalmente di scovare lo stupore e la meraviglia nel cinema e nell’arte.
Questo sentire mi ha fatto tornare alla mente il paradosso de Il Bravo Barbiere. Ve lo lascio qui di seguito e forse capirete meglio come mi sono sentito al cospetto di Dune di Denis Villenueve.
“Il Bravo Barbiere è molto preciso nel suo lavoro: deve radere sempre quelli che non si radono da soli e mai chi si rade da sé. Allora, la domanda è: rade se stesso? Ed ecco il paradosso: se lo fa, non può; se non lo fa, deve. Il Bravo Barbiere, insomma, non può esistere”.
Paolo Gaudio
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DUNE
Regia: Denis Villenueve
Con: Timothée Chalamet, Rebecca Ferguson, Dave Bautista, Stellan Skarsgård, Charlotte Rampling, Oscar Isaac, Jason Momoa, Zendaya, Josh Brolin, Javier Bardem, David Dastmalchian, Chang Chen
Uscita in sala in Italia: giovedì 16 settembre 2021
Sceneggiatura: Eric Roth, Denis Villeneuve, Jon Spaihts
Produzione: Legendary Entertainment
Distribuzione: Warner Bros. Pictures
Anno: 2021