La saga di Halloween è probabilmente la più importante e seminale se si vuole tracciare una storia della nascita e lo sviluppo dello slasher.
Nel 1978, John Carpenter ne impresse su pellicola le regole, molto spesso improvvisando su quell’Halloween – La notte delle streghe che, invece, avrebbe ispirato un modo nuovo di raccontare le macabre gesta di un serial killer, mitizzandolo e trasformandolo in un’icona pop-horror che avrebbe figliato epigoni più o meno riusciti e una serie di “colleghi” di tutto rispetto. Carpenter e i suoi avrebbero, inoltre, aggiornato la grammatica stessa del racconto horror su pellicola anche grazie a tecniche e tecnologie nuove e sperimentali, senza dimenticare l’utilizzo di una colonna sonora che diventava scheletro della stessa tensione che si voleva costruire.
Ma torniamo alla saga: Michael Myers è morto e rinato una serie di volte all’interno della saga. Non parliamo delle apparenti morti o scomparse tra un capitolo e l’altro, ma di vere e proprie scelte di azzeramento e ripartenza. Reboot che hanno cercando di dare alla storia dell’Ombra della Strega un ordire sempre nuovo e differente.
Si sono venute così a creare delle linee narrative interconnesse, che ignorano del tutto alcuni capitoli, a partire dall’apparentamento con Laurie Strode [Jamie Lee Curtis], che da baby sitter vessata del primo capitolo si trasforma nientemeno che in sorella del maniaco omicida nel secondo, per poi sparire e ritornare [da Halloween II del 1981 in H20 del 1998 e in Halloween – La resurrezione].
Nel terzo capitolo è proprio Michael Myers [e tutto il suo mondo] a scomparire, in uno strano esperimento filmico che voleva far mutare la saga in una serie di film dell’orrore ambientati durante il periodo di Halloween, ma non per forza collegati ai fatti di Haddonfield, focalizzandosi su una strana industria di maschere orrorifiche. Tre maschere in particolare: una da teschio, una da strega e l’altra da zucca. Segnatevi questo particolare, prima della visione del nuovo film, perché Myers non dimentica.
Di certo il momento contemporaneo in cui l’assassino ossessionato dalla sua maschera “cancella identità” è diventato più concreto e materico è stato con il reboot/remake di Rob Zombie e con il capitolo successivo e collegato [Halloween – The Beginning del 2007 e Halloween 2 del 2009]: è lì che Michael torna ad essere un uomo, sempre inarrestabile e fuori norma, ma comunque e drammaticamente un uomo.
Nel 2018, complice il passaggio della saga nelle audaci mani del produttore Jasom Blum, un nuovo Halloween arriva in sala. Non si tratta di un vero e proprio azzeramento della storia, ma quasi. Il regista e sceneggiatore David Gordon-Green cancella tutto quello che accade dopo il primo film, apparentandosi esclusivamente a quello di Carpenter [che qui torna in produzione e a lavorare sulla colonna sonora]. La ricerca di una concretezza e di un’umanità del Mostro, però, continua anche in questa sua nuova vita.
La nuova idea di base è semplice ma esplosiva: 40 anni dopo i fatti di Haddonfield, come saranno diventati Michael Myers e Laurie Strode [ancora una volta solo baby sitter e mai più sorella del mostro]? E cosa succederebbe se i due dovessero incontrarsi?
Vissuta all’ombra dell’Ombra della Strega, Laurie è ossessionata da un ritorno che sa che prima o poi avverrà. Ha rovinato la sua vita e quella della figlia, per prepararsi a quell’avvento sanguinario e nel primo film di Gordon-Green questo avviene. Myers scappa dalla struttura che lo detiene e si rimette sulle tracce della sua vittima sacrificale per eccellenza, per ultimare un lavoro sospeso da 40 anni. Sulla via del ritorno a casa, l’assassino compie una vera e propria carneficina e si scontra con la sua final girl, che come lui è invecchiata ma sembra aver accumulato potenza latente, proprio grazie all’ossessione che la divora.
Nel finale del primo capitolo di quella che sarà una trilogia che terminerà con un Halloween Ends, Michael Myer si ritrovava in trappola, avvolto nelle fiamme di quella casa/gabbia che Laurie si era costruita attorno. Già dai trailer diffusi online da qualche mese, però, era facile intuire che l’assassino sarebbe rimasto ancora una volta in piedi, vivo, grazie all’intervento/sacrificio di un gruppo di vigili del fuoco.
Quello che accade in questo Halloween Kills è un ribaltamento delle parti ancora più rumoroso e importante, che pone Myers definitivamente nel ruolo della preda. Di chi? Non più [o non solo della Strode], messa fuori uso da una coltellata e ricoverata in ospedale, ma di una massa cieca e rabbiosa che cresce e diventa via via più violenta al grido di “Michael Myer morirà questa notte”.
David Gordon-Green mette, quindi, in atto il meccanismo sclaviano de “I veri mostri siamo noi”, sottolineando in modo molto riuscito che la linea di divisione tra vittima e carnefice non è mai netta e invalicabile e che un cambio di prospettiva potrebbe far crollare verità credute sacre. Non solo, racconta all’interno di uno slasher gli attualissimi funzionamenti di movimenti basati su false verità e rabbia sociale e il lato più cupo del motto “l’unione fa la forza”.
Ovvio che il fatto che Myers sia calato nel ruolo della vittima non lo trasformerà in agnello da sacrificio, anzi, ci sono almeno due sequenze in cui l’assassino di baby sitter sembra diventare una sorta di supereroe slasher, per quante vittime riesce a macinare una dopo l’altra, e questo è uno dei motivi per cui Halloween Kills risulta un capitolo meno centrato e a fuoco di quello precedente. Il continuo e crescente numero di vittime del bodycount, con exploit inverosimili posizionati in momenti importanti per lo sviluppo della trama [e della trilogia], non fa che riportare tutto su un piano esclusivamente ludico, ed è un peccato, perché è proprio sul livello del messaggio sociale intrinseco che Kills mette a segno i colpi più importanti.
Altra ossessione che in questo capitolo prende una strana piega e arriva a distorcere forma e valenza è quella nei confronti del cult di Carpenter.
Se nel primo capitolo, infatti, si era costruita in maniera organica e riuscita la storia di Laurie, di sua figlia Karen [Judy Greer] e della nipote Allyson [Andi Matichak], in questo secondo capitolo si tirano fuori una serie di personaggi importanti o meno, a partire dal giovane agente di polizia intervenuto al momento del ritrovamento di Myer sul finale del film del ’78, fino a un vero e proprio sosia di Donald Pleasence per riportare in vita il Dottor Loomis [Tom Jones Jr.].
Purtroppo, però, la chiave dell’omaggio a tutti i costi diventa subito un vivere per forza all’ombra di qualcosa che non dovrebbe ritornare e la trama inizia a degenerare coniugandosi in personaggi più piccoli che hanno l’unico pregio [l’unica colpa] di aver avuto a che fare con l’Ombra delle Streghe e di esser rimasti vivi, 40 anni prima.
La coerenza costantemente ricercata si fa pesante e non accresce granché il valore del film, che continua fino alla fine a mostrare pregi e difetti di quello che è stato ideato, scritto e girato come un “capitolo di mezzo”, e si dimostra utile più che altro ad un gran ripasso per i fan di vecchia data.
La chiusa della trilogia, al momento, ha in potenziale la stessa percentuale di risultare un instant cult che un film da vedere e dimenticare subito. Speriamo solo che David Gordon-Green decida definitivamente di raccontare il suo Michael, ricamando sul quel suo essere il Male stesso fatto carne che tanto prende piede nella parte finale del film. Quella sì, vera e importante eredità carpenteriana…
Luca Ruocco
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HALLOWEEN KILLS
Regia: David Gordon-Green
Con: Jamie Lee Curtis, Judy Greer, Andi Mathicak, Will Patton, Thomas Mann, Anthony Michael Hall
Uscita in sala in Italia: giovedì 21 ottobre 2021
Sceneggiatura: David Gordon-Green, Danny McBride, Scott Teems
Produzione: Blumhouse, Trancas International Films, Miramax
Distribuzione: Universal Pictures
Anno: 2021
Durata: 105’