In un periodo in cui, molto faticosamente, cerchiamo di far tornare tutto alla normalità, specialmente nel settore del cinema e ancor più dello spettacolo dal vivo, la nascita di una nuova esperienza, di un nuovo contenitore destinato a teatro e cultura non può che essere salutata con gioia ed entusiasmo. Ed è proprio con questo senso di entusiasmo che il pubblico [nutrito e compatto] ha assistito, sabato 13 e domenica 14 novembre, a Roma Amor Mio, lo spettacolo che ha dato il via ad una di queste nuove esperienze: lo spazio ArteAtrio; anzi, per essere precisi una nuova/vecchia esperienza, che nasce a tutti gli effetti dal percorso pluriennale [e dai locali] dello storico Teatro Ygramul, solida realtà del territorio di San Basilio/San Cleto a Roma, di cui il progetto ArteAtrio condivide ed eredita gli spazi e l’operato; attraverso la collaborazione fra il suo fondatore Vania Castelfranchi e il direttore artistico di ArteAtrio Salvatore Mosca, infatti, ha preso vita questo nuovo esperimento culturale, che si presenta da subito con un biglietto da visita molto ricco; e soprattutto, orientato alla diffusione della cultura a tutti i livelli, senza trascurare la tradizione e la cultura popolare, impegno quanto mai lodevole nei nostri tempi, in cui assistiamo sempre più spesso ad una lenta ma inesorabile disgregazione di quel patrimonio di oralità e di storia di cui Roma è, invece, ricchissima. Un patrimonio che attraversa la nostra città dal centro alle borgate [esattamente come quella di San Basilio], creando un filo rosso di appartenenza socio-antropologica in cui, inevitabilmente, ci rinasciamo tutti, pur senza averne, a volte, memoria. Proprio da questa “dichiarazione di intenti” parte questa prima stagione dello spazio ArteAtrio, con lo spettacolo Roma Amor Mio, un vero e proprio omaggio agli ultimi due secoli di storia dell’Urbe, costellato di racconti, aneddoti e piccole gemme nascoste fra fatti, fatterelli e personaggi che per decenni hanno popolato la “scena” romana. In particolare lo spettacolo, costruito da Maurizio Canforini e Alessia Tona, dedica una grande attenzione alla musica [e musicalità] della romanità verace, di un tempo, ricostruendo un percorso sonoro che, da semplice intermezzo, assume presto un ruolo da vero a proprio protagonista [complici anche l’ottimo accompagnamento alla chitarra di Stefano Candidda e la notevole interpretazione canora proprio di Alessia Tona, uno “Spirito di Roma” che ci ha accompagnato con emozione e poesia per tutto questo viaggio].
Così, per due ore, il pubblico è stato accompagnato lungo un gradevolissimo “viale dei ricordi”, fatto di personaggi da rione di una Roma perduta, in bilico fra l’immobilismo papale e la rivoluzione libertaria, i grandi personaggi di inizio secolo, i divi e le dive degli anni d’oro di Cinecittà, della “Hollywood sul Tevere”, del grande teatro romano. Un mondo evocato da canzoni e monologhi dei nostri narratori Canforini e Tona, ma anche dai piccoli episodi romantici che si inseguono, come amanti per i vicoli di Trastevere, per tutto lo spettacolo, interpretati dai giovani Laura Sodano, Mirko Basile, Irene Egidi, Matteo Di Pinto e Valeria Borsellini.
Senza dubbio, se dobbiamo giudicare da questo primo appuntamento, un ottimo nuovo inizio che, nel solco già tracciato di un impegno teso a portare iniziative culturali, soprattutto dove è più necessario, si propone felicemente di divulgare e creare comunità, attraverso un sodalizio di personalità artistiche che, con la loro cooperazione, si stanno impegnando notevolmente in questa “missione”.
La strada migliore, e forse l’unica possibile, per ripartire dalla cultura, attraverso la memoria ma con uno sguardo a ci che ci attende.
Federico Moschetti