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NOPE di Jordan Peele

Piacevolmente bloccati nella voglia di creare una struttura sempre più ramificata all’interno dei Generi, in materia di orrore siamo arrivati a parlare, negli ultimi anni, di elevated horror. Un’altra etichetta decisamente non utile a garantire qualità e riuscita di un titolo rispetto a un altro, ma di certo una specifica interessante per provare a raggruppare giovani autori interessati certo a raccontare storie di paura, ma soprattutto a farlo in modo poeticamente libero da schemi, personale e riconoscibile, utilizzando una definizione quasi sempre fuori luogo verrebbe da dire “d’autore”.

Qui su InGenereCinema.com abbiamo chiaramente avuto già modo di parlarne e di conoscere registi come Oz Perkins, Robert Eggers o Ari Aster, per fare tre esempi. All’interno dello stesso magma creativo e orrorifico ha già firmato due film come autore e regista Jordan Peele, attore comico di successo che proprio grazie al suo primo horror, Scappa – Get Out [2017], ha conquistato l’Oscar alla Migliore Sceneggiatura Originale.

Peele sceglie di declinare il Genere in modo decisamente politico, senza dimenticare una punta di caustica ironia. Quel che era già certo è che nel passaggio dall’opera prima al suo secondo film, Noi – Us [2019], qualcosa nell’estrema drittezza del suo discorso iniziava a piegarsi. Eppure gli ingredienti erano pressoché gli stessi: un orrore che si insinua nella quotidianità per scombinarne completamente gli equilibri, un messaggio politico forte e un po’ di ironia.

Dopo aver firmato la sceneggiatura del poco convincente sequel della saga di Candyman [Nia DaCosta, 2021], Peele torna alla regia con una nuova opera. Qualcosa di decisamente differente da quanto fatto finora per riferimenti, Genere, toni e visione.

Nope è una storia meta-cinematografica: racconta un’avventura fuori dall’ordinario vissuta in prima persona proprio da due giovani che tentano di barcamenarsi all’interno dell’industria cinematografica. Si tratta dei fratelli OJ e Emerald Haywood [Daniel Kaluuya e Keke Palmer] che hanno da poco ereditato un maneggio gestito da loro padre [Keith David Williams] che, fino a poco prima, aveva fornito cavalli ammaestrati al mondo del cinema e dello spettacolo. L’uomo muore in circostanze misteriose, a causa di alcuni detriti precipitati all’improvviso dal cielo, davanti agli occhi di suo figlio. I due fratelli, incapaci di continuare le attività del genitore, cercano di tirare avanti la baracca come possono e non rifiutano di riflettere sulla possibilità di vendere cavalli e maneggio al parco a tema western gestito da Ricky “Jupe” Park [Steven Yeun], ex-attore dal grande successo televisivo interrotto dai drammatici fatti accaduti sul set di una sit-com interrotta e ritenuta maledetta a causa di un brutto incidente legato alla presenza sul set di uno scimpanzé fuori controllo.

La morte dell’allevatore di cavalli sembra essere legato ad altri strani fenomeni che continuano ad accadere intorno al maneggio e nei pressi di Jupiter’s Claim: improvvisi cali energetici, trombe d’aria e altri fenomeni metereologici e qualcosa di non identificato che sembra muoversi all’interno delle grosse nuvole che riempiono il cielo della vallata, facendo imbizzarrire e scomparire i cavalli dell’allevamento.

Convinti di essere di fronte alla presenza di un UFO, i fratelli si rivolgono ad un tecnico di videosorveglianza per tirar fuori da questo strano caso le prime immagini ad alta definizione della storia dell’ufologia di un oggetto volante non identificato. Il fine della loro ricerca dello scoop, declinata proprio sul tentativo di superamento della scarsa definizione d’immagine in cui da sempre sembra rimanere bloccato il mondo degli avvistamenti di velivoli alieni, non ha di certo fini scientifici o divulgativi, ma più meramente monetari.

Come anticipavamo, con Nope la ricerca di Peele sembra prendere volutamente altre strade: il linguaggio registico regala un film molto affascinante a livello visivo. Ma a livello drammaturgico sembra, invece, voler allontanarsi da quella chiarezza di messaggio presente in Get Out, per rimare sempre ostico e non del tutto comprensibile. Come se il regista-sceneggiatore avesse scelto di non condividere con lo spettatore punti fondamentali e meccanismi logici, costringendolo ad arrivare al finale per forza di cose smarrito [e anche un po’ annoiato].

All’interno di quello che sembra un processo di innalzamento forzato di tono, anche il messaggio politico sembra diluirsi e scomparire e l’ironia si concentra in qualche punto sparso e poco incisivo.

In questo progetto ingombrante e un po’ sfuggente, il problema principale sembra venire proprio dalla volontà di stratificazione di più livelli: dal meta-cinema all’ufologia, coi richiami a Spielberg che poi strabordano decisamente dalla parte di Shyamalan; col passaggio dal thriller horror a questo misterico sci-fi un po’ western; con la seconda linea [tra l’altro decisamente interessante] sulla sit-com con la scimmia, che però rimane davvero appesa ad un filo.

Troppa carne al fuoco, insomma, e poca volontà di dare un ordine [o forse poco controllo], che trova giusta cottura nella presenza e nella gestione attoriale e nella realizzazione della creatura infestante [più un EBE – Entità Biologica Extraterrestre – che un OVNI, in fin dei conti] dalla forma cangiante e inconcreta: un grande cappello da cowboy, un classico disco o una sorta di enorme babau fuggito dagli incubi di un bambino pauroso.

Anche per quanto riguarda il funzionamento [biologico o meno che sia] di questa presenza aleggiante, però, molto non riesce ad arrivare bene a chi guarda e questo purtroppo demolisce quasi del tutto il finale del film.

Sicuramente ambizioso, ma a tratti troppo poco fruibile, per essere stato presentato dal regista stesso come un “[…] grande successo estivo in cui puoi goderti quello che vuoi. Vuoi entrare e parlare con un amico di questioni sociali? Puoi farlo. Se vuoi venire a rilassarti e allontanarti da tutto e vedere Keke Palmer alle prese con un UFO, allora è quello che abbiamo per te”. Meriterà una seconda visione di sedimentazione.

Luca Ruocco

NOPE

Regia: Jordan Peele

Con: Daniel Kaluuya, Keke Palmer, Steven Yeun

Uscita in sala in Italia: giovedì 11 agosto 2022

Sceneggiatura: Jordan Peele

Produzione: Monkeypaw Productions

Distribuzione: Universal Pictures

Anno: 2022

Durata: 131’

InGenere Cinema

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