Everything Everywhere All at Once si porta dietro uno sciame di speranze, desideri, valutazioni e commenti, anche se arriva nelle sale italiane solo oggi 6 ottobre.
É ora, quindi, di scontare l’ansia dell’attesa e di correre in sala per il primo film indie che – post-covid – è riuscito a superare la soglia dei 100 milioni di dollari, diventando campione di incassi in assoluto tra i film del catalogo della A24.
Il film, notizia ormai stra-nota, è una commedia sci-fi, ma analizzarla solo sotto questo aspetto sarebbe riduttivo, visto che l’opera si fa compendio del concetto di multiverso secondo i due registi Daniel Kwan e Daniel Scheinert. Due autori pronti a dettare le regole di funzionamento [e navigazione] per far rimbalzare i loro personaggi all’interno di un flipper fatto di mondi e dimensioni parallele.
Parliamo davvero di un moto perpetuo di caratteri differenti [di poco o di tantissimo] dall’originale che ci viene presentato all’inizio della storia. Doppi che loro malgrado si incarnano nel corpo dei protagonisti, richiamati a universi di distanza attraverso delle azioni sempre differenti e sempre assolutamente prive di senso [come leccare pareti, dichiarare amore al proprio acerrimo nemico, ingoiare oggetti…] che sono delle vere e proprio istruzioni per cambiare identità e universo.
Il perché di tutto questo disastroso disordine multi-universale? Il cuore. Rimettere a posto la famiglia di Evelyn [Michelle Yeoh al suo primo ruolo da protagonista], o per lo meno salvare quel che ancora si può del logorato rapporto con suo marito Waymond [Jonathan Ke Quan, il Data dei Goonies che torna sullo schermo dopo ben 30 anni di assenza], e quello con la figlia Joy [Stephanie Hsu] che si è fatto decisamente conflittuale.
Un indie con le aspirazioni di un kolossal che affronta il disfacimento di un nucleo familiare e la malinconica volontà di ricostruzione attraverso gli stilemi del Genere, anzi, la mescolanza di Generi, arrivando a collegare commedia, film romantico, sci-fi e film d’arti marziali.
Un delirio che si fa via via più gestibile e ordinato, ma che non perde mai punti d’assurdità.
Evelyn, Waymond e Joy cercano – ognuno a modo suo – di non affondare fra le onde di una vita estremamente caotica [così come è caotico il loro nido familiare] e di salvare la loro lavanderia a gettoni, senza riuscire a trovare un punto di incontro né fra di loro né tantomeno con l’impiegata dell’Agenzia delle Entrate [Jamie Lee Curtis] che sta svolgendo un controllo sulla loro attività.
Il caos quotidiano, giunto al punto di rottura, si amplifica e manda in frantumi personaggi e storie, che si ritrovano a vivere vite dissimili ma che, in qualche modo, hanno dei fili rossi in comune. Parallelamente le frizioni fra i personaggi della realtà che si fa centro della storia, prendono pieghe più inquietanti, dal controllo fiscale al logorato rapporto madre-figlia. Si creano eroi e villain e l’esistenza quotidiana si mostra come qualcosa di assolutamente straordinario [per tutti]. Se l’agente delle tasse può rappresentare un primo grande nemico da sconfiggere, il vero super-cattivo con cui scontrarsi non può che nascondersi nel posto più vicino al cuore. Ma c’è davvero una differenza così netta tra buoni e cattivi in questa storia? Chi lotta strenuamente per salvare questa faccia del multiverso ha realmente scelto il versante giusto della battaglia rispetto a chi vuole cancellare questa realtà così alienante e tutte quelle ad essa collegata?
Il gioco – chiaro – è quello della metafora e una volta entrati nel ritmo da flipper di Kwan e Scheinert ci si ritrova anche una logica assai precisa, dove il ludico e il combact non sono quasi mai gratuiti. Due grossi problemi, però, potrebbero urtare [e l’hanno fatto con chi scrive] la perfetta assimilazione di un’opera con un potenziale così. La durata, innanzitutto, che supera le due ore per una struttura che avrebbe retto anche se alleggerita di qualche ramificazione di multiverso. In secondo luogo la ridondanza: personaggi e connessioni arrivano presto ad essere chiaramente leggibili, ma continuano a riproporsi in situazioni simili e già viste. E a rimbalzare insieme allo spettatore in questo enorme gioco alimentato in eterno dai gettoni dei registi che, da un certo punto in avanti inizia a divertire solo i suoi creatori. Quelli sono i momenti in cui l’ironia supera la linea del demenziale e si fa sempre più vuota, quando non volgare ed esasperata.
Film, comunque, da non sottovalutare!
Luca Ruocco
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EVERYTHING EVERYWHERE ALL AT ONCE
Regia: Daniel Kwan, Daniel Scheinert
Con: Michelle Yeoh, Stephanie Hsu, Jonathan Ke Quan, Jenny Slate, Harry Shum Jr., James Hong, Jamie Lee Curtis, Tallie Medel
Uscita in sala in Italia: giovedì 6 ottobre 2022
Sceneggiatura: Daniel Kwan, Daniel Scheinert
Produzione: IAC Films, Gozie AGBO, Year of the Rat, Ley Line Entertainment
Distribuzione: I Wonder Pictures
Anno: 2022
Durata: 140’