Dire Eduardo in Italia è dire Teatro.
Lo sappiamo tutti e lo sa bene Lino Musella quando sceglie di raccontare, attraverso le parole del Maestro, che cosa significa fare teatro in questo strampalato paese. È proprio da appunti, articoli, corrispondenze e carteggi di Eduardo, infatti, che Musella [con l’appoggio e il benestare di Tommaso de Filippo] costruisce Tavola tavola, chiodo chiodo… uno spettacolo vivo, vibrante e vitale come ancora a tanti anni dalla sua scomparsa è viva, vibrante e vitale l’eredità che De Filippo ha lasciato a tutti noi.
Lino Musella decide di donarcela con cura e passione, dopo un intenso lavoro di ricerca e di composizione drammaturgica, portando sul palco del Teatro Vascello un lavoro eccellente sotto ogni punto di vista.
La sapiente selezione dei testi, apparentemente slegati tra loro, ci racconta in realtà una storia: la storia di Eduardo, dall’acquisto del Teatro San Ferdinando nel 1948 fino alla nomina a senatore a vita nel 1981.
Nonostante sia a tutti gli effetti un racconto del secolo scorso, nella drammaturgia di Tavola tavola, chiodo chiodo… c’è un’attualità che sconvolge, che riguarda direttamente ancora oggi – a più di mezzo secolo di distanza – ogni teatrante d’Italia, nonché la salute generale del teatro italiano.
Al plauso nei confronti del lavoro drammaturgico si unisce il plauso nei confronti del lavoro registico. Musella in scena sa costruire tutto pur non avendo niente: un impianto scenografico esile ma dalla massima potenzialità espressiva gli consente di magnificare l’importanza del gesto teatrale, preciso, diretto, comunicativo. L’uso della spazialità e della prossemica è pulito ma mai vuoto, classico ma mai banale, schematico ma mai ridondante; sa cogliere ogni opportunità di racconto sfruttandola al massimo ma misuratamente, senza mai strafare.
Che Lino Musella fosse un grande attore ne eravamo già al corrente, ma vederlo a teatro in un’opera così sua è obiettivamente straordinario: le sue doti attoriali non si fermano all’interpretazione. Musella accoglie e trasforma, si plasma tra le righe dei carteggi di De Filippo rendendoli spettacolo: una presenza scenica misurata eppure così travolgente per l’uso che sa fare delle sfumature, del piccolo gesto, della microespressività. Musella padroneggia il testo e la scena con così tanta maestria da non poter far altro che lasciare il pubblico meravigliato dalla poesia con cui sa essere divertente, intimo, esuberante, tragico e politico senza mai intralciarsi da sé.
Le sue abilità espressive si fondono perfettamente con le efficaci musiche dal vivo di Marco Vidino, con cui crea una perfetta partitura teatrale di azione, musica e parola che pur essendo rigorosa non cade mai nel mero schema.
Musella così parla del suo spettacolo: “Tavola tavola, chiodo chiodo sono le parole incise su una lapide del palcoscenico del San Ferdinando, lapide che Eduardo erige a Peppino Mercurio, il suo macchinista per una vita, che tavola dopo tavola, appunto, era stato il costruttore di quello stesso palcoscenico, distrutto dai bombardamenti nel ‘43. Faccio parte di una generazione nata tra le macerie del grande Teatro e che può forse solo scegliere se soccombere tra le difficoltà o tentare di mettere in piedi, pezzo dopo pezzo, una possibilità per il futuro, come ermeticamente indicano quelle parole incise nel Teatro di Eduardo che in realtà suggeriscono un’azione energica e continua.”.
Un atto d’amore, insomma, nei confronti di Eduardo, del teatro, ma soprattutto nei confronti di tutti i lavoratori dello spettacolo che ogni giorno continuano a combattere per la dignità che deve essergli restituita.
Perché il teatro è lotta: lotta gentile, intelligente, sovversiva, sociale nel senso di comunitaria. E Tavola tavola, chiodo chiodo… travolge, sorprende, ma soprattutto lotta. E colpisce. E affonda.
Irene Scialanca
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TAVOLA TAVOLA, CHIODO CHIODO…
Regia: Lino Musella
Quando: dal 21 al 26 febbraio al Teatro Vascello
Con: Lino Musella, musiche dal vivo Marco Vidino
Drammaturgia: Lino Musella, Antonio Piccolo
Produzione: Elledieffe, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
Durata: 100’