Viviamo in un’epoca storia decisamente complessa. Tantissime sono le sfide che la nostra società deve affrontare e che sembrano uscire dalla penna di un sadico scrittore sci-fi. Il riscaldamento globale, la pandemia di Covid, l’automazione del mondo del lavoro, l’ossessione deviata per i social network, l’incapacità di dare risposte serie all’immigrazione di massa e naturalmente, la guerra che mai può mancare. Un contesto davvero complicato che si mostra molto più terrificante e distopico di ogni fantasia romanzesca o cinematografica. In tale contesto fare fantascienza appare davvero uno sforzo non indifferente poiché la credibilità e il senso di “costruzione del mondo” necessitano di una solidità di marmo, sia nella forma, ma soprattutto nel contenuto. Gareth Edwards, regista visionario e di talento, è certamente un cineasta più che capace di sopportare questo sforzo, ma proprio per questo motivo la sua ultima pellicola, The Creator, ci è apparsa come una cocente delusione. Con uno script pasticciato e un’estetica derivativa, il regista di Rogue One scivola su un film dalla logica povera e dalle emozioni latitanti.
Siamo in un futuro prossimo venturo: l’umanità ha sviluppato con grande successo un modello eccellente di robot dotati di Intelligenza Artificiale. Con il passare del tempo, queste macchine diventano sempre più integrate e centrali nella quotidianità di questa società, finché un evento inatteso e drammatico non fa precipitare il rapporto di fiducia tra uomini e IA.
Un attacco nucleare sconvolge Los Angeles e gli Stati Uniti dichiarano guerra ai robot e a chiunque decidesse di dare loro asilo. Il campo di battaglia è la Nuova Asia, parte del pianeta ostinatamente solidale con l’IA. Joshua, un ex agente delle forze speciali, che ha di recente perso la moglie in circostanze violente, viene reclutato per una missione tanto importante quanto ardua: dare la caccia e uccidere il Creator, l’inafferrabile architetto dell’avanzata IA. Nelle mani di quest’ultimo c’è il destino del mondo, perché ha sviluppato una misteriosa arma, che potrebbe mettere fine alla guerra, ma anche all’intera umanità.
Joshua riesce a superare le linee nemiche nel territorio invaso e detenuto dall’IA, ma una volta ritrovatosi di fronte all’arma apocalittica, farà una scoperta agghiacciante: la pericolosa arma è un robot dall’aspetto di una bambina.
Dunque, siamo nel 2065 e impervia una grande guerra tra macchine e genere umano. I più maliziosi di voi avranno già avvertito un senso di déjà-vu, ma non sempre questo può essere un aspetto negativo. In effetti, la partenza di The Creator lascia ben sperare, in fondo chi non ama Terminator e se c’è una cosa che riesce bene a Gareth Edwards è proprio quella di riproporre e reinventare idee non originali, così come dimostra la sua filmografia. I problemi iniziano proprio quando il regista è chiamato ad aggiungere o, quanto meno, a motivare avvenimenti e azioni. Insomma, a rispondere a quei quesiti che uno spettatore comincia porsi durante la visione. Ad esempio: la bomba atomica è stata davvero lanciata dai robot? Se è sì, perché? Se è no, perché l’umanità – o meglio gli Americani – è convinta del contrario? C’è un complotto che qualcuno in Nuova Asia ha scoperto e a tal motivo da asilo alle IA? E l’elenco, Amici di InGenereCinema.com, potrebbe proseguire ancora per molto, ma ci fermiamo per non tediarvi.
L’assenza di risposte chiare o di una logica che sostenga l’avventura fantastica raffredda ogni entusiasmo e spegne l’empatia e la curiosità che si erano generati nei primi minuti. Si rimane per le restati due ore a osservare il vano sforzo tecnico ed estetico di un cineasta di talento che si fa in quattro per trovare una sintesi visiva tra Cameron e Malick dimenticandosi però la cosa principale: la verità. Ogni esperienza cinematografica, anche e soprattutto quella di matrice fantastica o fantascientifica, ha la ferma necessità di restituire verità di racconto, credibilità e senso a ciò che accade e ai motivi per i quali ciò è accaduto. Edwards trascura questo fondamentale aspetto consegnandoci una narrazione discontinua, delle regole poco chiare, un’infinità di quesiti inevasi e una povertà di empatia con i personaggi e la loro sorte. Nulla aiuta davvero lo spettatore a sospendere l’incredulità e a perdersi in questo mondo così lontano eppure così presente nei nostri giorni. Tutti i temi che The Creator si propone di affrontare, di fatti, sono argomenti dibattuti oggi nella nostra società presente. Attualità declinata al futuro, dunque, la spina dorsale dell’immaginario sci-fi che sfortunatamente Gareth Edwards non riesce a sfruttare. Che peccato…
Paolo Gaudio
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THE CREATOR
Regia: Gareth Edwards
Con: John David Washington, Gemma Chan, Ken Watanabe, Sturgill Simpson, Allison Janney, Ralph Ineson, Marc Menchaca, Veronica Ngo, Robbie Tann, Michael Esper, Ian Verdun, Mackenzie Lansing, Leanna Chea, Madeleine Yuna Voyles, Amer Chadha-Patel
Uscita in sala in Italia: giovedì 28 settembre 2023
Sceneggiatura: Gareth Edwards, Chris Weitz
Produzione: 20th Century Studios, New Regency Productions, Entertainment One
Distribuzione: The Walt Disney Company Italia
Anno: 2023
Durata: 133′