La Festa del Cinema di Roma è ormai alle nostre spalle, ma come ogni anno abbiamo raccolto per voi alcuni tra i più interessanti film di Genere che hanno riempito la line-up della kermesse capitolina, ma anche quella di Alice nella Città. Tra titoli attesi, cinecomics nostrani, ritorni di grandi Maestri e documentari bizzarri, InGenereCinema.com rispetta quella che è ormai una lunga e apprezzata tradizione.
Sigla!
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DIABOLIK -CHI SEI? dei Manetti Bros.
Terzo e ultimo capitolo della saga cinematografica dedicata alla creatura a fumetti delle sorelle Giussani, Diabolik – Chi sei? è la conferma ulteriore di una visione formale e di contenuto incrollabile.
I Manetti Bros. fanno di questa trilogia un personale inno alla coerenza stilistica realizzando un cinecomic freddo, mai estetico e con un andamento narrativo estremamente lineare. Tale costruzione rappresenta il massimo, ma anche il minimo, di tutta questa operazione: l’approccio ostinato che tende a salvare sia il bene che il male di ciò che si è fatto in precedenza e di come esso venga replicato nei capitoli successivi.
Incuranti delle critiche, i due registi romani, chiudono il trittico con il film più introspettivo della serie, che risponde a domande sul passato di Diabolik e che chiude il cerchio su Ginko e sul suo amore impossibile. Dunque, se affascina la coerenza e la forza dei Fratelli Manetti che nulla può smuovere dalle loro convinzioni, restano i tantissimi rimpianti su quella che avrebbe potuto essere una vetta commerciale del nostro modo di intendere il cinema.
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THE INVENTOR di Jim Capobianco
Evoluzione del cortometraggio del 2009, The Inventor è un piccolo e grazioso miracolo del cinema d’animazione europeo. Realizzato in tecnica mista, stop motion e animazione tradizionale, il film di Jim Capobianco è la dimostrazione di come l’animazione sia il Genere più libero e fantasioso possibile, anche in Europa.
Un adattamento personale e allo stesso tempo molto fedele sulla vita di Leonardo Da Vinci si allontana lentamente dal biopic più formale fino a diventare un racconto sul lascito dopo la morte di ognuno di noi.
Non solo di artisti o scienziati straordinari come Leonardo, ma più genericamente, l’impatto scaturito da ogni vita anche quella più apparentemente insignificante. Tecnicamente ispirato e con un’ambizione narrativa encomiabile, The Inventor ha il solo limite di non drammatizzare gli eventi al centro del suo racconto, ma di limitarsi a farli accadere come in un inesorabile elenco di cronaca.
Al netto di questo limite, l’ultima fatica di Jim Capobianco è un balsamo per la nostra mente e un incitamento a sostegno dell’iniziativa europea nel campo dell’animazione.
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HOLIDAY di Edoardo Gabbriellini
Giunto al suo terzo film, Edoardo Gabbriellini realizza un thriller psicologico avvincente e raffinato. Diviso in tre tempi – un po’ come Oppenheimer, per intenderci – Holiday è un puzzle dai tanti tasselli che si compone lentamente restituendo il ritratto obliquo dell’amicizia totalizzante di due adolescenti di provincia.
Prodotto da Luca Guadagnino, il film riesce a affascinare gli spettatori confondendo e assottigliando il confine che separa il bene dal male.
Un duplice omicidio efferato si è consumato nella piscina di un hotel e l’unica sospettata è la figliola di una delle vittime. Tuttavia, la testimonianza della sua più cara amica la scagiona donandole la libertà processuale, ma forse non quella della pubblica opinione. Una pellicola sensibile che unisce ad uno script efficacie all’ottima prova attoriale delle due giovanissime protagoniste. Un’opera matura che maneggia con sapienza alcuni temi caldi nel nostro Paese come la morbosità mediatica su certi delitti o l’incapacità di dare una giusta risposta processuale a eventi così sconvolgenti.
Al netto di una regia un po’ discontinua, Gabbriellini questa volta fa centro.
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IL RAGAZZO E L’AIRONE di Hayao Miyazaki
E veniamo al vero colpo della Festa: Il ragazzo e l’airone, nuovo incredibile film del Maestro dell’animazione giapponese Hayao Miyazaki. Tra realtà e magia, folklore e fiaba, l’ultima fatica di questo visionario artista ottantaduenne sorprende seppur confermando l’inconfondibile estetica e la forza metaforica di ogni suo racconto. Fonte d’ispirazione dei più grandi catoonist contemporanei [ci piace ricordare la dichiarazione di Pete Docter che confessa il debito artistico che riconosce a Miyazaki soprattutto nella creazione e realizzazione di Up!] con Il ragazzo e l’airone ci riconduce all’interno di quel mondo che ne nasconde un altro, colmo di fantasie allegoriche, simboli universali, creature eccentriche e morali profonde.
Tra il dolore della perdita e la necessità di affrontarlo e superarlo, il ragazzo al centro di questo nuovo capolavoro somiglia a tutti gli spettatori alla costante ricerca di qualcosa che possa dare senso al loro dolore e di conseguenza alle loro vite.
In un vortice narrativo turbinante tutto di Miyazaki trova spazio in questo film: il volo, l’infanzia, la guerra, il rapporto tra vita e morto, la dicotomia tra bene e male. Un film che celebra la vita e la fantasia realizzato con la grazia e la ricerca di perfezione di chi si dedica al cinema per l’ultima volta.
L’augurio che InGenereCinema.com si fa e che questo sia solo l’ennesimo grande film di tanti altri che il Maestro Miyazaki vorrà fare e donare a tutti noi.
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IN BED WITH GONDRY di François Nemeta
Concludiamo, cari Amici di InGenereCinema.com, con un curioso e affascinate documentario su uno dei registi contemporanei più interessati in attività: Michel Gondry. In Bed with Gondry parte dalla convivenza forzata con l’insonnia che il regista di Se mi lasci ti Cancello è costretto a sopportare.
Da questa insolita premessa, François Nemeta confeziona un ritratto intimo del cineasta, fatto di continue giravolta nel letto, abitudini alimentari discutibili, divertenti disegni animati in passo uno e molte confessioni notturne.
In questa atmosfera confidenziale si può ascoltare Gondry spaziare da Strade Perdute a Bugiardo Bugiardo, passando per Ferreri e Méliès fino a giungere a incontri consolatori con guest star del calibro di Charlotte Gainsbourg.
Non manca l’occasione di interrogare il regista de L’arte del sogno sul suo lavoro, i suoi clip e il peculiare rapporto che Gondry ha con i sogni e la sua vita onirica. Insomma un piccolo film – anche dalla durata davvero contenuta: sessanta minuti circa – che consente di conoscere meglio questo cineasta così peculiare e fondamentale per chi ama il cinema.
Paolo Gaudio