Che Lino Musella a teatro sia una garanzia ce lo aveva già dimostrato con Tavola Tavola, Chiodo Chiodo… [la recensione qui] a cui avevamo assistito al Teatro Vascello la scorsa stagione.
Sempre al Teatro Vascello, Musella torna in una settimana con due diverse messe in scena, entrambe [come era stato la scorsa volta con Eduardo de Filippo] nuovamente adattate dall’opera d’ingegno di due giganti artisti: Pier Paolo Pasolini e William Shakespeare.
Come un animale senza nome è un reading, un’”opera-concerto” [come definita nelle note di regia] su testi di Pier Paolo Pasolini. Musella si lascia accompagnare dal maestro Luca Canciello in una sperimentazione di suono e parola che perfettamente rispecchia il modernismo del pensiero di Pasolini, allora come oggi. Una scena spoglia e un Musella tutto “a levare”, di profilo rispetto al pubblico, a cui quasi mai volge lo sguardo – una scelta registica tesa a sottolineare l’abissale distanza che c’era [e forse ancora c’è] tra Pasolini e la gente, tra Pasolini e il mondo, eterno outsider eppure “pericoloso” profeta di un domani che oggi scontiamo tutto quanto, senza resti alcuni.
Le sorprendenti sonorità elettroniche sposano alla perfezione il verbo poetico e lodevole è il riuscito tentativo di mescolare suoni e parole, musicalità e pensiero; tentativo spinto anche a coraggiosi estremi – il rap, l’autotune…
Lino Musella sa bene con chi si sta confrontando e riesce nell’impresa di accostarcisi con umiltà, prestando totalmente la sua voce all’opera, annientando il corpo e conferendo ai testi un’aria di necessaria e rispettosa sacralità. Fino a liberarsi in un finale che è così doloroso, poiché fa sentire impotenti, inetti, inutili, stupidi, sbagliati. In maniera disarmante, semplicemente, così vero.
Come un animale senza nome è uno spettacolo che mette alla prova, che necessita di impegno e intelligenza da parte dello spettatore; esattamente come Pasolini richiedeva a gran voce che il pubblico facesse.
–
Con L’ammore nun’è ammore ci troviamo di fronte a tutt’altra operazione; sempre di poesie si tratta, ma stavolta abbiamo a che fare con alcuni sonetti di Shakespeare squisitamente tradotti in napoletano da Dario Jacobelli [artista partenopeo scomparso nel 2013].
Lino Musella torna nella sua comfort zone, recita nel suo dialetto fluidificandosi tra intenso dramma e brillante commedia. Usa il corpo, lo spazio [scenico ed extra-scenico] sfruttando le tre dimensioni, giocando sulle altezze e sulle profondità, allontanandosi e avvicinandosi da un pubblico che mai riesce a staccargli gli occhi da dosso. Musella lo sa e si delizia divertendosi in questo continuo scambio.
Anche qui, le parole si accompagnano alla musica del polistrumentista Marco Vidino, che dà forma e spessore alle emozioni utilizzando un ventaglio di strumenti che sanno modellare il testo, sempre egregiamente recitato senza incertezza alcuna da Lino Musella – che procede letteralmente bendato tra le maglie di una drammaturgia che gli calza a pennello.
La solennità dedicata a Pasolini qui giustamente cade, lasciando spazio al testo popolare nei temi e nei modi più confacenti al Bardo e a quella napoletanità così fieramente incarnata dall’attore.
Insomma, anche stavolta Lino Musella ci dimostra di essere un artista straordinario e un regista cosciente e delicato, che affronta ogni opera con profonda consapevolezza e rispetto, ma soprattutto con la rara capacità di innalzare il lavoro di altri autori, di farlo evolvere, di migliorarlo addirittura, per poi consegnarlo nelle mani e nelle coscienze dei suoi fortunati spettatori.
Irene Scialanca
–
COME UN ANIMALE SENZA NOME
Testi: Pier Paolo Pasolini
Con: Lino Musella
Musiche dal vivo: Luca Canciello
Drammaturgia: Igor Esposito
Produzione: La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello – Cadmo
Durata: 60’
Quando: dal 28 al 30 novembre, Teatro Vascello
–
L’AMMORE NUN’È AMMORE
Testi: William Shakespeare
Traduzione: Dario Jacobelli
Con: Lino Musella
Musiche dal vivo: Marco Vidino
Produzione: Elledieffe, Cadmo associazione culturale
Durata: 60’
Quando: dall’1 al 3 dicembre, Teatro Vascello