A quasi un anno di distanza dalla sua première al Festival di Cannes, arriva nelle nostre sale May December ultima fatica di Todd Haynes che gioca con l’ambiguità di una storia torbida, mescolando il melò al thriller alla continua ricerca di una verità da comprendere per poi metterla in scena. Un film che volutamente prova a muoversi in un territorio più vicino alla soap opera e alla fiction televisiva, piuttosto che al cinema d’autore, al fine di mostrare quando l’attitudine al racconto possa facilmente scadere nella manipolazione degli eventi e alla dissimulazione della verità. In questo continuo gioco di specchi tutti i personaggi nascondono qualcosa agli occhi di chi morbosamente osserva le loro vite, finendo nel paradosso di non essere più capaci di definire la propria identità. Una pellicola elusiva che corre su un crinale scosceso, a tratti fin troppo.
May December segue la storia di Elizabeth Berry, un’attrice che dovrà interpretare sullo schermo il ruolo di Gracie Atherton-Yu, diventata nota al pubblico perché vent’anni prima ha sposato Joe di 23 anni più giovane di lei. La loro storia d’amore fu a suo tempo uno scandalo finito su tutti i giornali a causa dell’evidente differenza d’età – Joe era appena tredicenne. Per prepararsi al ruolo, Elizabeth decide di passare un periodo ospite da Gracie e Joe sulle coste del Maine.
La coppia ha due gemelli che proprio in quei giorni stanno per conseguire il diploma al liceo. L’attrice vivrà la loro quotidianità, scrutando e studiando attraverso uno sguardo esterno le dinamiche tra i vari componenti della famiglia, che si sentiranno inevitabilmente sotto pressione.
Todd Haynes sfida lo spettatore costringendolo a osservare qualcosa di poco chiaro, districandosi tra bugie, dietrologia e vanità. Come dicevamo sopra, un gioco di specchi che nasconde e confonde con abilità, riempiendo la testa di chi guarda di domande e dubbi. Una ricerca della verità che fa eco a quella della protagonista del film che con una deontologia ammirevole prova a rintracciare l’autenticità e l’umanità di una donna che ha commesso molti errori e che, ancora adesso, deve sopportarne le conseguenze. Dunque, l’approccio è quello onesto e rispettoso di chi vorrebbe farsi un’idea scevra da ogni tipo di condizionamento esterno. Eppure, più ci si avvicina e si entra all’interno della dinamica familiare e quotidiana di una coppia così discussa e questi buoni propositi sembrano vacillare. Pregiudizi, indiscrezioni e dicerie trovano riscontro lasciando ancora inevasa la domanda di verità che risulta inafferrabile.
May December, insomma, si sforza di dire qualcosa di importante circa il contesto sociale in cui viviamo, mettendo in crisi il concetto di verità e mostrando con evidenza la manipolazione alla quale ogni fatto è esposto in questo periodo storico. Manipolazione che Haynes prova a estendere anche alla forma del suo film, realizzando questo inconsueto melodramma nel quale è sempre più complesso comprendere chi sta mentendo e perché lo stia facendo. Tuttavia, proprio questa ricerca estetica e questo compiacimento nel confondere i piani [che si traduce nella scelta di una confezione così estraniante] così come nell’impossibilità di prendere posizione che segna il suo minimo di questa pellicola.
Quando tutto questo appare chiaro, la sensazione che resta è di una manipolazione al quadrato che lascia confusi e, perché no, anche un po’ arrabbiati. Un crinale davvero pericoloso quello di May December che non riesce a nascondere il suo artificio fino in fondo, mostrando con evidenza il riflesso ma anche lo specchio.
Paolo Gaudio
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MAY DECEMBER
Regia: Todd Haynes
Con: Natalie Portman, Cory Michael Smith, Julianne Moore, Charles Melton, Piper Curda, Kelvin Han Yee, Drew Scheid, Andrea Frankle
Uscita sala in Italia: giovedì 21 marzo 2024
Sceneggiatura: Samy Burch
Produzione: Gloria Sanchez Productions, Killer Films, MountainA
Distribuzione: Lucky Red
Anno: 2023
Durata: 113′