Di Mater Morbi, una delle storie più importanti degli ultimi anni di serialità a fumetti dell’indagatore dell’incubo e di certo la più importante sceneggiata da Roberto Recchioni, abbiamo avuto modo di parlare diverse volte qui su InGenereCinema.com. Ne abbiamo accompagnato la sua prima apparizione in versione volume da libreria [a quel tempo in casa Bao Publishing] e ne abbiamo mostrato più di recente la nuova edizione cartonata Sergio Bonelli Editore nel nostro Nel Frattempo in Redazione… del mese di Maggio 2024.
La storia incontrò per la prima volta il pubblico a fine 2009, nel numero 280 della serie regolare di Dylan Dog, mostrandosi immediatamente come qualcosa di non convenzionale: un albo che sarebbe rimasto nei cuori e nella testa dei lettori per due motivi. In primis perché metteva in discussione il personaggio, e lo faceva su un terreno totalmente inatteso e del tutto fuori dalla sua comfort zone. In secondo luogo, cosa ancora più importate, perché seguiva una delle regole tacite più importanti della scrittura dylaniata secondo Tiziano Sclavi: per scrivere una buona storia di Dylan Dog, infatti, secondo il suo creatore ogni autore avrebbe dovuto lasciare un po’ di sé, qualche goccia del suo sangue, su quelle pagine a fumetti. Recchioni lo fa di certo sulle pagine di Mater Morbi, una storia che parla di malattia e degenza ospedaliera e che trova scintilla d’accensione in un suggerimento di Mauro Marcheselli che al futuro creatore di Orfani propose di scrivere “una storia di Dylan che riguardasse la malattia”, aggiungendo un quasi provocatorio “chi meglio di te, che sei sempre malato?”.
Storia personale dell’autore qui si unisce alla storia vissuta nell’albo dal personaggio. Quando qualcosa del genere riesce a diventare credibile e organico, l’opera ne esce enormemente arricchita e il primo punto a favore di Mater Morbi è proprio questo suo legame carnale con il suo creatore che – attraverso la sua arte creativa e l’icona di Dylan Dog coniugato attraverso i disegni di Massimo Carnevale – riesce a mettere su carta le sue stesse paure, a far trascendere il suo vissuto per creare un incubo quanto mai concreto, pur se abitato dalla presenza di una mater di argentiana memoria dal corpo allo stesso tempo martoriato e voluttuoso: Mater Morbi, mezza dea mezza demone, madre di tutte le malattie e padrona in latex di tutti gli ammalati.
Mater Morbi fotografa la discesa di Dylan all’interno di un incubo stavolta tutto personale, che non gli permetterà di compiere un’indagine per trovare una possibile uscita. Un incubo che vuole possederlo, mentalmente ma anche fisicamente, carnalmente, per poi portarlo ad annullarsi per farlo rimanere un individuo senza identità in mezzo ad altri sofferenti anonimi.
Un improvviso malore lo conduce, infatti, all’interno di un limbo ospedaliero, un mondo popolato da personaggi grotteschi e crudeli [tutto il personale medico, dalle infermiere sovrappeso e senza modi, ai medici, di cui il più presente ha le fattezze di Klaus Kinski, ormai freddi, spenti e fin troppo abituati alla malattia e alla morte]. In questo inferno reale, Dylan si trasforma in un corpo che si abbandona, stanco, alla passività di una realtà fatta di ombre e di sporcizia [interiore ed esteriore], perfettamente resa dalle chine di Carnevale.
L’indagatore dell’incubo vivrà una doppia avventura: una fisica, sui materassi lerci e nelle camere operatorie dell’ospedale, abbandonandosi fra le mani e sotto i bisturi dei medici; e una spirituale, onirica, tentando di combattere e di sfuggire a Mater Morbi.
Una storia su due livelli – entrambi ossessivi e morbosi – che sottolineano la metamorfosi forzata del protagonista, alienato dalla malattia che lo divora e del tutto estraneo ai due mondi che sarà costretto ad abitare per un periodo di tempo indefinito. Dylan combatterà per ritrovare sé stesso e la sua lucidità, come già aveva fatto in albi storici come, ad esempio, nello speciale La casa degli uomini perduti di Sclavi e Casertano.
Mater Morbi è poi storicamente importante perché è valso a Recchioni il successivo incarico di curatore del personaggio durato 10 anni e concluso da poco più di 1: venne scelto direttamente dal creatore dell’indagatore e proprio per come era riuscito a raccontare la malattia in questa storia. Il successo riscosso dal personaggio e della storia e l’attenzione mediatica puntata sui temi di malattia e eutanasia che conteneva, poi, diedero inizio a una ideale trilogia ancora non portata a conclusione.
La nuova edizione da libreria e fumetteria edita da Sergio Bonelli Editore [anche con una edizione con cover variant] è arricchita da un redazionale finale in cui lo sceneggiatore racconta la genesi dell’opera, includendo anche disegni e studi preparatori di Carnevale, e da uno splendido incipit [non incluso nella versione da edicola] a colori.
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Sempre di casa Sergio Bonelli Editore è già in libreria il quinto volume della nuova serie a fumetti creata da Alessandro Bilotta, che da qualche hanno detiene le chiavi del Dylan Dog Speciale, se vogliamo tornare per un attimo a Craven Road, ma che ha parallelamente trovato il modo di raccontare un altro dei suoi sorprendenti personaggi e un altro volto della sua Roma. La Città Eterna, infatti, è sempre stata protagonista delle sue serie più personali e dopo essersi presentata macabra e malinconica in Valter Buio e antica, furba e gaudente in Mercurio Loi, eccola tornare in Eternity cinica e spietata, con un piede spostato di qualche anno nel futuro ma solo per riuscire a fornire un effetto di straniamento con un gioco di specchi deformanti.
Questa Roma del futuro è debitrice di quella de La dolce vita, ma è ancora più marcia e scaduta di quella de La grande bellezza e trova il suo centro drammaturgico in Alceste Santacroce, cronista di un giornale di gossip, decadente e un po’ dandy, che si aggira tra i salotti della borghesia della città, frequenta le feste più esclusive e il mondo dello spettacolo, della TV e del cinema. Conosce vizi e peccati di tutti i personaggi bizzarri con cui ha a che fare.
Parlavamo di cinema e proprio alla settima arte è dedicato il nuovo volume della serie [per ora dedicata esclusivamente a librerie e fumetterie con libri da 72 pagine, comprensivi di breve intro dello sceneggiatore e di grande formato]. Il disegnatore della quinta uscita è Sergio Ponchione.
Santacroce ha modo di conoscere da vicino molte delle star del grande schermo che popolano la città di Roma, ma una in particolare riesce a brillare più luminosa delle altre, sia per bellezza che per virtù: la divina Minerva Monet, una delle più grandi interpreti di sempre. I fan la venerano e le donne vogliono assomigliarle. Ma Alceste Santacroce si permette di mettere in discussione le specchiate virtù morali dell’attrice e, quel che è peggio, potrebbe aver ragione.
Profondo e attento, Bilotta è un osservatore prezioso della società, oltre a essere un narratore di grande calibro. I suoi racconti sono sempre ritratti importanti, poetici e in questo caso anche impietosi.
I disegni di Ponchione, colorati da Adele Matera, regalano espressività accese e assai leggibili e luci e tinteggi ammalianti, fascinosi. Gli occhi cadono facilmente nella stessa trappola in cui la testa e il pensiero sono già prigionieri.
Il gioco, come spesso accade con Bilotta, è quello di riconoscere metafore e riferimenti o, ancora meglio, di riconoscersi nei personaggi sopra le righe che altro non sono che coniugazioni su frequenze altre di quel che potremmo vedere in uno specchio. Non per niente la cover di Sergio Gerasi rappresenta proprio una scena specchiata e, ancora non a caso, le protagoniste femminili della storia in questione sono innaturalmente l’una la copia dell’altra.
Finale cult in profondo rosso!
Luca Ruocco
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DYLAN DOG – MATER MORBI
Autore: Roberto Recchioni [sceneggiatura], Massimo Carnevale [disegni]
Editore: Sergio Bonelli Editore [www.sergiobonellieditore.it]
Pagine: 112
Illustrazioni/Foto: Sì
Costo: 23,00 euro
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ETERNITY – L’ODIO COME CURA DI BELLEZZA
Autore: Alessandro Bilotta [sceneggiatura], Sergio Ponchione [disegni]
Editore: Sergio Bonelli Editore [www.sergiobonellieditore.it]
Pagine: 72
Illustrazioni/Foto: Sì
Costo: 18,00 euro