Ancora una volta il cinema francese ci indica la via: quella di The Animal Kingdom, opera seconda di Thomas Cailley che colpisce e sorprende. Quella in cui un horror può essere una storia universale di crescita e formazione. In cui il cinema di Genere è sempre narrazione del sociale e di come l’indie può rintracciare lo stesso pubblico [o quasi] del mainstream. Insomma, ci rammenta ciò che per anni abbiamo seguito e professato e che, ahinoi, da troppo tempo abbiamo lasciato fare ad altri. Il cinema in Europa è vivo, visivo e potente, soprattutto se si tratta di storie che hanno a che fare con il fantastico e l’immaginazione. Lasciamoci ispirare e riprendiamo a percorrere la via che indica The Animal Kingdom.
In un futuro prossimo, misteriose mutazioni trasformano gli esseri umani in ibridi animali. Émile ha solo 16 anni e vorrebbe una vita normale: la scuola, le serate con gli amici, i primi amori. Ma d’un tratto si trova a fare i conti con alcuni inaspettati cambiamenti. In equilibrio costante tra fantasy e realismo, The Animal Kingdom racconta la parabola di una piccola famiglia nella quale la madre è colpita dal misterioso fenomeno e François, il padre, tenta di tutto per salvarla, trascinando il figlio adolescente, in una regione che si va popolando di creature mai viste.
Dopo dieci anni dal suo esordio, Thomas Cailley torna dietro la macchina da presa realizzando un piccolo gioiello che utilizza il linguaggio e le atmosfere del Genere per raccontare la crescita, lo scontro generazionale e l’iniziazione al mondo di un giovane uomo che è riuscito ad accettare sé stesso anche se così differente da tutti gli altri.
Il cambiamento, appunto, è l’oggetto dello scandalo, particolarmente quello del corpo che terrorizza la società che The Animal Kingdom mette in scena. Le trasformazioni animalesche che si stanno verificando, senza una chiara origine o un evidente logica, gettano lo Stato e i suoi cittadini in un territorio selvaggio dove tutto può succedere e chiunque potrebbe essere altro da ciò che appare. Sembra non esserci soluzione a questo cambiamento, ma la paura di ciò che è diverso pretende ordine e controllo, lasciando sempre meno spazio al buon senso e all’umanità, intesa anche come caratteristica morale propria dell’essere umano.
In questo orizzonte, non proprio così dissimile da quello che viviamo oggigiorno, i personaggi di Thomas Cailley si confrontano e si scontrano, si amano e si temono, alla ricerca disperata di una via di fuga verso la libertà. E The Animal Kingdom è in ultima istanza, proprio questo: un film sulla libertà di accettare il proprio cambiamento, di essere diversi da come gli altri speravano che diventassimo o, ancora peggio, diversi da ciò che avremmo voluto essere.
La metamorfosi che la pellicola racconta e mostra con grande mestiere [special make-up da applausi] è tanto dolorosa quanto liberatoria poiché solo attraverso essa si può raggiungere ciò che di più prezioso abbiamo: la nostra identità. Con una poetica degna di Kafka e una visione cinematografica che sarebbe piaciuta a Steven Spielberg o a Brian Singer, The Animal Kingdom rappresenta la modernità di ciò che il Genere in alcuni paesi del nostro continente è, ma anche ciò che in Italia dovrebbe essere.
Paolo Gaudio
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THE ANIMAL KINGDOM
Regia: Thomas Cailley
Con: Romain Duris, Adèle Exarchopoulos, Paul Kircher, Tom Mercier, Billie Blain, Xavier Aubert, Saadia Bentaïeb, Nathalie Richard, Louise Lehry, Jean Boronat, Nicolas Avinée
Uscita sala in Italia: giovedì 13 giugno 2024
Sceneggiatura: Thomas Cailley, Pauline Munier
Produzione: Nord-Ouest Films, StudioCanal
Distribuzione: I Wonder Pictures
Anno: 2024
Durata: 128′