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ODIO QUANDO SI BANALIZZANO I VILLAIN: Intervista a Federico Zampaglione

Federico Zampaglione torna all’horror e lo fa con film carico di sangue ed effetti gore, ma anche con uno sguardo nostalgico, romantico, verso un tipo di cinema di Genere made in Italy forse scomparso, che il regista sceglie di ibridare con un’anima più internazionale d’inizio millennio, da torture porn.

Dopo aver analizzato The Well nella nostra recensione [la trovate qui], abbiamo incontrato Zampaglione per parlare insieme del suo nuovo film.

[Luca Ruocco]: Non possiamo che cominciare dal VM18 che l’ufficio censura ha assegnato a The Well a causa delle scene esplicite di violenza. Te lo aspettavi? Come hai reagito alla notizia?

[Federico Zampaglione]: Per alcuni versi potevo aspettarmelo. Girando per i festival e leggendo le recensioni pubblicate avevo capito che ci sono degli aspetti di The Well che colpiscono molto in profondità lo spettatore. Ragion per cui, probabilmente, hanno ritenuto che un pubblico di giovanissimi non fosse il pubblico ideale per questo film. Il discorso di appellarsi a questa decisione avrebbe significato l’apertura di una negoziazione. Tornare su tutte le scene “incriminate” – che sono tante – e operare dei tagli importanti per portalo a un VM14. Questo per me avrebbe significato intaccare profondamente la natura del film. Che è un film estremo, feroce. Non sarebbe stato giusto per lo spettatore.

[LR]: A oltre 10 anni di distanza – e con due corti di Genere girati in pandemia e la storia di formazione di un giovane musicista che sembra per alcuni versi un film autobiografico – torni all’horror che, come ormai tutti sanno, è la tua passione. Come sei arrivato a The Well?

[FZ]: Il tempo vola e leggere che sono passati 12 anni dal mio ultimo film horror fa impressione, perché le cose si muovono sempre molto velocemente. Posso dirti che dopo Tulpa  ho avuto un periodo musicalmente molto intenso. Un nuovo contratto, ho fatto tre album consecutivi e tantissimi concerti. Sono stato molto impegnato, la vita mi aveva riportato verso la musica in modo totalizzante. Poi, quando sono tornato al cinema, è stato per mettere in scena un romanzo che avevo scritto con Giacomo Gensini nel 2017 e che destò l’interesse di una produzione. Quel tipo di cinema, però, non è quello che io sento appartenermi nel profondo. È una cosa che posso fare, in cui posso cimentarmi, ma non c’è la stessa passione che provo quando lavoro a un horror. Quindi aspettavo un qualcosa, un’idea, uno spunto che potesse riportarmi alla materia orrorifica e alla fine l’ho trovata in questo pozzo maledetto al centro di The Well!

[LR]: Parlando di questo film è facile arrivare all’aggettivo “feroce”, lo fate anche voi nei vari comunicati stampa. Mi sembra un aggettivo calzante, anche se personalmente ci ho visto anche “nostalgia” – verso un modo di raccontare il Genere ormai desueto – e “divertimento” – proprio nel riprendere questo modo di fare tutto italiano e cercare di attualizzarlo e renderlo personale. Nella recensione pubblicata sulla nostra Gazzetta cerchiamo proprio di mettere a fuoco le due anime del film: quella identitaria profondamente italiana di cui sono cariche la storia e la messa in scena [che abbraccia Avanti e Argento, ma anche Mario e Lamberto Bava]; e quella più internazionale, che mette insieme slashertorture porn. Come hai avuto l’idea di unire queste due anime apparentemente differenti che poi arrivano a unirsi in The Well?

[FZ]: È vero. L’aggettivo “feroce” è stato usato spesso perché ci sono tante sequenze crudeli, che non fanno sconti. La violenza, come hanno scritto dall’ufficio censura, è usata in modo “esplicito, prolungato e con grande intensità e impatto”. Ma come dici tu, The Well è un film che ha anche altre anime, non si basa solo su questo. È un film in cui ho lavorato molto per creare atmosfere inquietanti da incubo, quasi oniriche in alcuni tratti. C’è un impianto gotico che può appunto richiamare film del nostro passato cinematografico, primo fra tutti La casa dalle finestre che ridono, con cui il mio film condivide il focus su un antico dipinto da restaurare… Ma ci sono altri elementi appartenenti al Genere gotico: c’è un casale nobiliare, c’è una duchessa, un’antica leggenda. I riferimenti a quel momento cinematografico sono tanti. Però poi c’è tutto un altro tipo di ricerca che porta il film da tutt’altra parte e questo mix tra classico e moderno è proprio il cuore del lavoro che sto facendo all’interno del Genere. Una cosa che avevo cominciato già con Shadow. Poi ho preso una pausa per fare un mio omaggio al thriller anni ’60 e ’70, al giallo all’italiana, con Tulpa. Ma, essendo la mia natura più vicina all’horror che al giallo, apparenterei The Well più a Shadow. In entrambi ho cercato di unire l’horror classico a quello moderno.

[LR]: Restiamo sulla ferocia per dedicare un commento al lavoro di Carlo Diamantini che ha curato i tanti effetti speciali realizzati per il film. Nonostante l’abbondanza di scene che ne prevedevano l’utilizzo avete scelto di utilizzare quasi esclusivamente make-up e prostetico, ricorrendo pochissimo alle integrazioni in CGI, forse maggiormente sul finale…

[FZ]: Il lavoro di Carlo Diamantini è stato eccezionale! Da solo è riuscito a coprire una serie numerosissima di interventi che andavano dai make-up speciali ai prostetici. Cose anche molto complesse, tutto realizzato con effetti pratici. Lo spazio per il digitale è limitato ad alcune piccolissime integrazioni o correzioni e a una sequenza finale molto breve, ma tutto il resto del lavoro è stato fatto da Carlo. Ci abbiamo lavorato partendo da prima, progettando, realizzando bozzetti. Un lavoro lungo di preparazione per arrivare con precisione e sicurezza sul set, dove poi abbiamo lavorato insieme per permettere agli effetti di avere la migliore resa possibile sullo schermo. Penso che l’alto livello di qualità degli effetti di The Well sia una verità incontestabile. Anche in America, dove sono appassionati di effetti pratici, abbiamo avuto recensioni a 5 stelle che dichiaravano che il lavoro di Diamantini in questo film ha portato a livelli davvero alti questo tipo di arte.

[LR]: Parlando del cast non possiamo non fermarci sulle tre donne che sorreggono The Well: la protagonista Lauren LaVera, a cui hai affidato un personaggio sospeso tra la Susy Benner di Suspiria e il restauratore de La casa dalle finestre che ridono; Claudia Gerini, che oltre che ne in un lungo periodo della tua vita privata ti ha accompagnato anche in molti dei tuoi passi cinematografici; e tua figlia Linda. Come hai scelto queste tre attrici e come hai lavorato con ognuna di loro?

[FZ]: The Well in effetti è un film al femminile. Abbiamo tre protagoniste femminili, con tre sensibilità differenti l’una dall’altra. Lauren LaVera l’avevo vista in Terrifier 2 e mi aveva colpito molto. Ero convinto di riuscire a farle esplorare anche il suo lato più delicato, più sensibile, che in quel film non viene fuori. Quei suoi grandi occhioni impauriti… Lavorarci è stato un piacere. Con Claudia ho già lavorato e lei conosce bene l’horror. Quindi sapevo che da lei avrei potuto avere alcune precise cose. Non tutti gli attori italiani, anche di nome, si sanno muovere bene come lei dentro alcune atmosfere. Questa è una cosa di cui mi sono reso conto lavorando su Tulpa: non è detto che un attore, per quanto bravo, conosca o sappia usare i meccanismi del Genere. Claudia sa farlo e ci si sa muovere davvero bene all’interno. Stessa cosa vale per mia figlia che, cresciuta con me, ha visto tanti horror ed è un Genere che lei ama. Non era il suo primo film: credo sia una giovanissima attrice molto sveglia. Va anche detto che il film è girato in inglese e quindi era necessario che il cast italiano avesse una padronanza della lingua totale.

[LR]: Altra cosa che torna spesso nei tuoi horror è questa piacevole ossessione per freaks e creature sospese tra l’umano e l’inumano. Qui ci sono due servitori del vero villain, ma anche qualcosa di decisamente più mostruoso e pericoloso. Come avete lavorato al loro look?

[FZ]: La creazione e la caratterizzazione del villain è qualcosa che mi sta molto a cuore. Non cerco solo qualcosa di estetico, costruisco sempre insieme all’attore delle backstory, in modo da potergli dare più profondità. Un vissuto che magari nel film non si vede, ma che noi conosciamo. Qui c’è stato, ad esempio, un lavoro strepitoso di Lorenzo Renzi che ha anche preso 30 chili per interpretare il ruolo del carceriere Arruda. Con lui abbiamo lavorato tantissimo sul modo di muoversi, sul linguaggio del corpo, visto che il suo personaggio non ha neanche una battuta all’interno del film, come era successo con Nuot Arquint su Shadow. Poi ci sono altri personaggi molto d’impatto, come quello interpretato da Melanie Gaydos che è una modella di New York che ha un viso molto particolare e che qui recita il ruolo della strega. Infine abbiamo l’essere che abita nel pozzo, interpretato da Stefano Martinelli, e qui dobbiamo tornare a parlare dell’immenso lavoro di trucco fatto da Diamantini. Ci tengo a creare personaggi d’impatto che possano essere ricordati. Una delle cose che mi infastidisce di più in ambito horror è quando si banalizza il villain facendogli ricalcare cliché visivi o psicologici. Ogni volta che lavoro su un villain mi piace pensare che possa finire su una t-shirt.

[LR]: Senza svelare troppo, nel film si parla di stregoneria. Questo tema arriva da studi e letture che stavi facendo o è stato il modo più diretto che hai trovato per raccontare l’ossessione del passaggio del tempo e il tentativo di fermalo per arrivare all’eternità? Oltre a essere una chiave di volta per la tua storia al femminile, ovviamente.

[FZ]: Quello della stregoneria è un tema molto inquietante, ancora misterioso. Non è abusato come quello del satanismo e dei rituali satanici. È qualcosa di più esoterico, per certi versi disturbante. L’idea della stregoneria è qualcosa che è sempre riuscita ad angosciarmi. Credo che in questo film serva ad ottenere tutta una serie di benefici che l’essere umano da sempre vuole raggiungere, compresi il potere e il tempo…

[LR]: Mi interesserebbe sapere qualcosa in più sul lato produttivo di The Well, in cui si respira aria da film indipendente, con tutte le libertà che questa regala, ma forse anche con maggiori problemi da risolvere…

[FZ]: Siamo riusciti a realizzare The Well solo grazie al coraggio di Stefano Masi di Iperuranio Film, che è anche il mio co-sceneggiatore. Lui ha creduto in questo film estremo, in questo film che non fa sconti, molto violento, molto grafico. Su questo lato del film, da produttore non ha mai tirato il freno, anzi, mi incitava a esprimermi a pieno. Questa è una cosa davvero rara e preziosa, che ti da coraggio e ti fa andare fino in fondo. Ho avuto un livello di libertà, dal punto di vista artistico, che non avrei mai potuto avere con una produzione più grossa. La Iperuranio mi ha davvero concesso la libertà più assoluta. Con una produzione più grande oltre la metà delle scene gore sarebbero cadute al montaggio o addirittura non mi sarebbe stato permesso di girarle. Io sono sempre stato per la libertà artistica totale e quindi sceglierei per tutta la vita una produzione più piccola ma che ti  può dare questa libertà.

[LR]: La scelta di ambientare la storia a Sambuci arriva da un lungo lavoro di location scouting? Cosa stavi cercando dal piccolo centro urbano che avrebbe accolto la tua storia gotica?

[FZ]: Quando mi è stata inviata la foto del palazzo nobiliare di Sambuci ho subito sentito una specie di brivido. Ho rivisto quel classicismo, quella struttura che mi faceva pensare che fosse giusto per un film gotico. Aveva quell’eleganza ma anche un lato profondamente sinistro. Quando sono andato a visitarlo di persona mi sono reso conto di trovarmi in un posto in cui non avrei mai voluto dormire. Proprio mai!

[LR]: Nei tuoi horror – e non potrebbe essere altrimenti – lavori molto anche sulla colonna sonora. Come sei arrivato a quella di The Well?

[FZ]: Le musiche sono importantissime, in un horror. In generale tutti i suoni sono importanti. Possono essere usati in maniere proprio greve, con i classici jumpscare, ma possono essere anche qualcosa di più sottile, che si insinua senza nemmeno che lo spettatore si accorga che c’è. Su The Well abbiamo lavorato su vari fronti. Alle musiche abbiamo lavorato io, mio fratello Francesco, Luca Chiaravalli e Oran Loyfer, un musicista israeliano che ha realizzato una serie di vocalizzazioni su tonalità molto basse che hanno regalato al film un’atmosfera profonda e inquietante. Abbiamo faticato tanto anche sul sound design – con Massimo Filippini – per riuscire a creare dei tessuti sonori che a un primo ascolto non risultano così evidenti, ma che riescono a cambiare completamente l’atmosfera delle scene. La durezza e l’aspetto dark del film deve molto anche al lavoro che abbiamo fatto su suoni e musica.

[LR]: Nel film raccogli anche l’ultima apparizione sullo schermo di Giovanni Lombardo Radice, scomparso poco tempo dopo. Ci lasci un tuo ricordo di lui?

[FZ]: È stato un vero peccato che sia venuto a mancare. Una cosa inaspettata. Io ho avuto modo di conoscerlo per questo film, sul set ci siamo fatti delle lunghe chiacchierate. Lui mi aveva addirittura parlato di una sceneggiatura che voleva farmi leggere, ma non abbiamo avuto il tempo. Quello che ti posso dire è che quella sera, quando è arrivato sul set con gli abiti di scena, le luci di scena e ha interpretato quel cameo, ho sentito in maniera chiara di essere in presenza di una leggenda di un certo tipo di cinema. Si sentiva perché emanava un’aura austera e spaventosa. Lui è stato impeccabile, ha girato la scena una volta sola ed è riuscito a metterci dentro l’essenza stessa del cinema horror. In quelle immagini è riuscito proprio a trasmettere tutto l’orrore del mondo.

[LR]: The Well arriva in sala in agosto e con un VM18 e speriamo che gli amici dell’horror corrano al cinema per supportare il film. Finora, tra festival e mercati, il film mi sembra abbia trovato un riscontro positivo. Questo ti ha portato a metterti al lavoro su un nuovo film?

[FZ]: Il percorso di The Well parte da lontano, da Sitges l’ottobre scorso. Il film è stato proiettato ai festival più importanti del mondo e continua ad essere selezionato. È stato allo Screamfest, al Frightfest, al Fantasporto. In Italia al Science+Fiction, al Ravenna Nightmare. Tutto questo ha creato una grande curiosità e il film sarà distribuito in 104 paesi. Un risultato fuori dalle nostre aspettative. In Italia uscirà l’1 agosto e speriamo che riesca a fare il suo. Poi più avanti ci saranno anche altre modalità per vederlo, ma ora puntiamo sull’uscita in sala. Speriamo che gli appassionati ci vadano, lo apprezzino e soprattutto che facciano un po’ di passaparola. Per il futuro ho delle nuove idee. Ho un soggetto molto interessante, ma per ora è una cosa che tengo per me. Mi godo il momento, accompagno The Well nei cinema, poi mi aspetta un’estate di tournée musicale. Non vado troppo a frugare nel futuro, che tanto è imprevedibile e se ne frega di tutti i nostri piani.

[LR]: Grazie Federico. A presto.

[FZ]: Un saluto e un abbraccio agli amici di InGenereCinema.

A cura di Luca Ruocco

[Roma, luglio 2024]

InGenere Cinema

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