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JOKER: FOLIE À DEUX di Todd Phillips

Fumare per Joker è una vera ossessione, ma soprattutto è un atto liberatorio estremamente rilassante, a tal punto che spesso, tra una sigaretta e l’altra, inarca la schiena all’indietro, trattiene per qualche secondo il fumo in bocca, e poi lascia cadere lentamente le braccia, abbandonandosi, come se stesse lavorando ad una coreografia e immerso in un profondo piacere.

Ebbene sì, Joker è tornato: Philips rimette in scena il mondo affine ma volutamente mai combaciante con quello dell’universo DC Comics e lo fa con un seguito che non è sbagliato definire come un approfondimento del precedente, e che, lo diciamo subito, è filmicamente altro dal Joker predecessore [2019].

Avevamo lasciato Arthur Fleck [Joaquin Phoenix] in un ospedale psichiatrico, in una ultima sequenza in cui tentava la fuga, inseguito, sempre combattuto tra l’abbandonarsi o meno al suo doppio Joker, tormentato dalle sue debolezze, dai traumi e dalle frustrazioni, e ammaliato dalla popolarità raggiunta dal probabile nuovo super villain che è anche un grande narratore di barzellette e un narcisista per eccellenza, trasformista e intrattenitore. Lo ricordiamo ancora danzante mentre si muove con leggiadria sulle scale periferiche di Gotham City [che è in realtà New York], con il ghigno sul viso e vestito con abiti colorati, eccentrici come lui.

In Joker: Folie à Deux, Fleck è recluso nella sezione carceraria di Arkham, in attesa di subire il processo per gli omicidi commessi. In prigione, sdoppiato ancora tra la sua personalità e quella dell’istrionico Joker, conosce Lee Quinzel [Lady Gaga], paziente reclusa nel reparto psichiatrico. La donna gli somiglia molto, sembra capirlo alla perfezione, quasi immediatamente se ne innamorerà, e sarà ricambiato.

Dicevamo, dunque, che questo Joker: Folie à Deux è una sorta di approfondimento del precedente, una vera e propria indagine tesa non tanto, o non solo, a “ispezionare” la psiche del protagonista, ma il processo che lo ha portato a radicarsi in Joker.

Qui, però, se Joker continua ad autocompiacersi, il mondo intorno non è più unanime nel mitizzarlo: ci sono gli ammiratori che lo inneggiano in un’aula di tribunale, come se fossero allo stadio, i compagni di cella che si prostrano a lui, e chi, come le guardie carcerarie, lo considerano per quello che è nella visione della società perbenista, un folle criminale nullafacente che reputano consapevole dell’invenzione di un doppio che è sì il suo alter ego, ma è in particolare lo stratagemma con cui può risaltare nella società, che prima della sua creazione lo considerava un inetto. Lo vediamo spesso umiliato, messo alla berlina, punito, ma senza che tutto ciò abbia su di lui gli effetti sperati: Joker è lì, sprezzante e accusatorio, pronto a puntare il dito verso ogni essere umano a cui attribuisce la sua condizione, a ridere di una risata beffarda e stridente. La forza di questo personaggio si fa via via più intensa nelle fasi del processo in cui, difensore ad un certo punto di sé stesso, arriva a umiliare e nello stesso tempo a compatire un testimone e a denigrare tutti gli altri, ma ecco che torna di corsa Arthur Flack, che sta letteralmente per andare in crisi non appena si scava nel suo passato e nelle sue testimonianze scritte. Philips gioca continuamente su questo dualismo, e lo esaspera laddove sa che può e deve farlo, ma non dove potrebbe sembrare scontato. La sofferenza, il dramma e l’alienazione sono sempre molto vissute dal Joker. La sua coscienza ci viene mostrata in tutto il suo cinismo, in tutta la sua contraddizione, e in tutta la sua maledizione. Joker vive in un mondo onirico e ipnotico, a tal punto che potrebbe addirittura essere protagonista dei classici cartoon targati Warner Bros., in cui lo vediamo muoversi in modo spavaldo, con le gambe che si allungano e il corpo che si presta a mille torsioni, con un sorriso fintamente amichevole e per questo agghiacciante.

Molto belle le sequenze nella prigione, con Fleck spesso punito per il suo egocentrismo e la sua cattiva condotta, ma anche spalla delle stesse guardie che intrattiene con le barzellette anche durante la rasatura della barba, e dalle quali ogni tanto riceve uno scappellotto.

Questo film aveva un’occasione, che era quella di introdurre, mettere in scena e narrare il personaggio di Lee Quinzel [Lady Gaga]. Solo per la sua spregiudicatezza, pazzia, suscettibilità e falsità, come il suo continuo ricorso all’inganno, questo personaggio avrebbe senz’altro funzionato, se non fosse stato per la presenza massiccia della componente musicale che purtroppo stanca, delude e allunga immotivatamente i tempi, facendo perdere di vista il personaggio senza mai approfondirlo. Lady Gaga fa il suo, certo, ma non basta. Sono proprio le canzoni in coppia a non funzionare, e infatti è proprio quando Joker è unico protagonista delle performance musicali che il film si riattiva e torna a sfoggiare il suo cinismo e la sua malvagità, a tratti esaltante, squisitamente anticonformista, che aizza la società. Joker: Folie à Deux non è solamente un musical come si è vociferato, ma il lato “film musicale” ha un peso specifico notevole e forse proprio a causa di questa voluta “distrazione”, di questo beffardo cambio di registro [se non di Genere], che il processo di approfondimento messo in atto da Phillips su Fleck funziona solo a tratti e fa davvero troppi pochi passi in avanti [o in profondità] rispetto a quello che ci era già stato raccontato nel 2019. Dispiace che proprio questa coppia, che avrebbe dovuto accendere la miccia, non esplode mai veramente, come invece sembrava annunciare il titolo. Film musicale e procedural movie, un’altra accoppiata apparentemente assurda, che tuttavia non fa andare lo spettatore oltre l’interessamento dovuto alla novità, disperdendosi da un lato e dall’altro in ripetizioni e lungaggini.

Un film completamente fondato sulla doppiezza che, oltre alle due anime del protagonista, ai due innamorati e al doppio filone filmico/narrativo, rimanda nel titolo alla “Folie à Deu”, una rara sindrome psichiatrica in cui un sintomo di psicosi delirante viene trasmessa da un individuo ad un altro, un disturbo condiviso, una psicosi indotta che coinvolge soprattutto soggetti legati da una relazione, isolata dagli stimoli esterni.  Ma di certo anche un film più eccentrico e combattuto [fra le sue multiple anime] ma meno potente del predecessore.

Dal lato tecnico Joker: Folie à Deux è un’esultanza di cura fotografica, impreziosita da effetti speciali notevoli, un film autoriale in cui Philips continua a discostarsi dal cinecomic per fare qualcosa di personale. Ancora una volta, non si potrà non rimanere affascinati e stregati dalla genialità di Joaquin Phoenix, immobilizzati dalla cattiveria e dal cinismo che traspare dai suoi occhi, dalla simpatia ed empatia delle sue smorfie, ma anche colpiti, e a tratti impietositi, dal suo lato oscuro che è la sua vera perdizione, effetto, prima ancora che del male, del dolore che ha cercato di rifuggire ma che gli appartiene, come una malattia per cui non c’è cura.

Gilda Signoretti

JOKER: FOLIE À DEUX di Todd Phillips

Regia: Todd Phillips

Con: Joaquin Phoenix, Lady Gaga, Brendan Gleeson, Catherine Keener, Zazie Beetz

Uscita in sala in Italia: mercoledì 2 ottobre 2024

Sceneggiatura: Todd Phillips, Scott Silver

Produzione: DC Entertainment, Village Roadshow Pictures, Warner Bros.

Distribuzione: Warner Bros. Pictures

Anno: 2024

Durata: 138’

InGenere Cinema

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