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PARTHENOPE di Paolo Sorrentino

Se Jep Gambardella si fosse trovato a intervistare il regista di Parthenope alla fine di una proiezione, io scommetto che beffardamente gli avrebbe chiesto: “Sorrentino, io voglio sapere che cos’è una vibrazione?”.

Il regista de La grande bellezza sembra però aver dimenticato il monito lanciato nei confronti di quella signorina che “dava le capate nel muro” e si sentiva la più brillante degli artisti, senza però essere in grado di spiegare il senso della sua ricerca; e, in questo nuovo lavoro, non si comporta diversamente da quel suo personaggio scritto ormai più di dieci anni fa.

Paolo Sorrentino torna in sala dal 24 ottobre con il suo misteriosissimo nuovo film, dopo una lunga gestazione e una serie di anteprime di mezzanotte che hanno contribuito a generare un hype probabilmente controproducente.

Di Parthenope, dopo la presentazione al Festival di Cannes, non si era riusciti nemmeno a capirne la trama, che veniva vagamente raccontata dallo stesso Sorrentino come “Un’epica del femminile senza eroismi, ma abitata dalla passione inesorabile per la libertà, per Napoli e gli imprevedibili volti dell’amore. I veri, gli inutili e quelli indicibili, che ti condannano al dolore. E poi ti fanno ricominciare.”

Ora, dopo averlo visto, riusciamo a comprenderne il perché.

Parthenope è un film senza trama, schiacciato da tutti i peggiori vizi del proprio regista: l’inconsistente retorica, l’iperbole scenografica, l’estetismo fine a sé stesso. Ne risulta un pedante racconto che nulla ha di reale, veritiero o perfino verosimile: per quasi centoquaranta minuti si susseguono interminabili scene dai dialoghi posticci che vorrebbero ricercare a tutti i costi la poesia e che invece rasentano il ridicolo, in un universo visivo più allineato alla pubblicità che al cinema, in cui attori belli belli in modo assurdo [cit.] indossano costumi con cui sembrano aver appena sfilato su una passerella della Milano Fashion Week.

Parthenope, più che cinema, è brand, è moda, è icona. Non ha nulla da dire, solo da mostrare – nell’accezione peggiore del termine. Personaggi vuoti, ridotti a esili funzioni narrative, che entrano ed escono dal racconto senza lasciare traccia alcuna nella vita della protagonista – anche lei destinata a una vuotezza e a una pochezza sconcertanti. È una storia lunga sessant’anni in cui però niente accade mai, come in una serie di cerchi concentrici che si rincorrono, tornando sempre al punto di partenza.

Soggetto, sceneggiatura e regia firmati dal solo Paolo Sorrentino risultano in questo caso una bomba a orologeria, che dimostra come un regista [perfino di quel calibro!] abbia spesso bisogno di uno sguardo esterno, di qualcuno che lo faccia allontanare dai suoi personalissimi percorsi mentali, che rischiano altrimenti di condurlo in un tunnel autoreferenziale da cui è difficilissimo mettersi in salvo.

Forse, siamo ancora in tempo, ma sentiamo il bisogno di lanciare un appello: Contarello, per favore, torna e salva Sorrentino!

Irene Scialanca

PARTHENOPE

Regia: Paolo Sorrentino

Uscita in sala in Italia: giovedì 24 ottobre 2024

Con: Gary Oldman, Celeste Dalla Porta, Silvia Degrandi, Isabella Ferrari, Lorenzo Gleijeses, Peppe Lanzetta, Silvio Orlando, Luisa Ranieri, Stefania Sandrelli, Alfonso Santagata, Francesca Romana Bergamo, Dario Aita, Paola Calliari, Biagio Izzo, Nello Mascia

Sceneggiatura: Paolo Sorrentino

Produzione: Fremantle, The Apartment Pictures, Saint Laurent, Numero 10 e Pathé

Distribuzione: Piper Film

Anno: 2024

Durata: 136’

InGenere Cinema

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