È facile dimenticarsi come nessuno di noi, al giorno d’oggi, sia mai davvero immune allo sguardo di uno straniero: tutti possiamo essere osservati, sia dagli occhi di decine di sconosciuti quando andiamo in giro ogni giorno, diventando vittime inconsapevoli di chissà quali proiezioni altrui, sia dall’obiettivo di una telecamera di sorveglianza in uno spazio pubblico. Questo è ancora più vero in uno stato popoloso e capillare come Taiwan.
In Stranger Eyes, presentato in concorso all’81° edizione della Mostra del Cinema di Venezia, il regista Yeo Siew Hua, vincitore del Pardo D’Oro al Festival di Locarno, mette al centro di questa disamina sul voyeurismo il dramma interpersonale di una giovane coppia alle prese con un misterioso rapimento.
Bo, la loro figlia, è scomparsa dopo una gita al parco con il padre. Poco tempo dopo quest’evento devastante, i genitori iniziano a ricevere periodicamente dei DVD che ritraggono la loro vita negli scenari più disparati, dalla spesa al supermercato alle numerose gite al parco, dove la bambina è stata vista per l’ultima volta. Il padre si convince che il rapimento della figlia ed il contenuto dei dischi siano correlati. La loro casa viene messa sotto sorveglianza dalla polizia, la coppia entra ulteriormente in crisi e la situazione prende presto una piega molto più complessa, e umana, di quanto entrambi potessero prevedere. Non c’è scampo per i due genitori protagonisti: entrambi continuano ad essere osservati e sono costretti anche loro ad osservarsi l’un l’altro.
Il film presenta delle marcate connotazioni da thriller, soprattutto nella prima metà, ma è scevro da ogni tipo di scena d’azione spicciola o facili sensazionalismi. Questo è un film posato, che fa soprattutto del non detto tra i personaggi il suo più grande punto di forza, così che anche lo spettatore sia costretto a partecipare a domandarsi cosa stia passando davvero per la testa dei protagonisti e a proiettare su di essi una propria visione delle cose. È un gioco interessante, al limite del meta-testuale, forse messo in atto inconsapevolmente poiché fuori fuoco e parzialmente tradito dalla seconda metà della storia in poi.
Stranger Eyes è un film dalle basi eccellenti ma, nel complesso, meno efficace di quanto avrebbe potuto essere. Se infatti dal lato della scrittura dei personaggi il film mantiene sempre un’alta caratura dall’inizio alla fine della sua durata, la coesione con il tema introdotto all’inizio e le ottime premesse riguardo l’etica della sorveglianza e del voyeurismo perdono di efficacia quando la narrazione compassata vira verso il dramma delle relazioni interpersonali. L’ago della bilancia pende più dalla parte del cinema coreano di Park Chan-wook e del suo Decision To Leave, piuttosto che verso il freddo sguardo antropologico di Niente da nascondere di Michael Haneke. Tuttavia, non c’è la stessa raffinatezza del primo, né la critica pungente del secondo; Stranger Eyes non eccelle mai davvero nell’approfondimento di nessuna delle due prospettive e, anzi, a volte scade in una forma più didascalica del previsto, senza sapere effettivamente cosa voglia dire davvero.
Di cose da dire, però, il film ne ha eccome: Stranger Eyes è un film realizzato con criterio da qualcuno che il cinema l’ha studiato e capito profondamente. Questa declinazione digitale de La finestra sul cortile di Hitchcock mostra un grande acume nella scrittura e nelle intenzioni: il film è ricco di spunti ed idee brillanti che però vengono ostacolate da una forma poco articolata, a volte eccessivamente lenta e anche a scelte molto anti-climatiche. Indubbiamente un film solido ed intelligente, tecnicamente molto valido, ma non un capolavoro del Genere.
Giovanni Ardizzone
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STRANGER EYES
Regia: Yeo Siew Hua
Uscita in sala in Italia: giovedì 14 novembre 2024
Con: Wu Chien-Ho, Lee Kang-sheng, Anicca Panna, Vera Chen, Pete Teo, Xenia Tan, Maryanne Ng-Yew, Mila Troncoso
Sceneggiatura: Yeo Siew Hua
Produzione: Akanga Film Asia, Films de Force Majeure, Volos Films, Cinema Inutile
Distribuzione: Europictures
Anno: 2024
Durata: 126’