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HERE di Robert Zemeckis

Il tempo. Sappiamo bene quanto sia ricorrente nella filmografia di Robert Zemeckis. Da quasi quarant’anni, abbiamo nei nostri cuori un diciassettenne rockettaro e un bizzarro scienziato a bordo di una DeLorean, intenti a viaggiare fra passato e futuro.

Dopo aver racchiuso le loro avventure in una trilogia, il regista ha successivamente ripreso il tema in tanti modi diversi, testando varie tecniche per innovare il suo mezzo espressivo. Come in Polar Express, dove il tempo rimane magicamente bloccato prima della mezzanotte di Natale, oppure in A Christmas Carol, dove Ebenezer Scrooge ripercorre la sua intera esistenza.

Per tutto ciò, le abitudini di Zemeckis sono dure a morire e questa volta l’argomento scelto è stato ricavato dal romanzo grafico Qui [Here] di Richard McGuire. Quest’opera sperimentale propone una singola location, l’enorme soggiorno di una casa visibile staticamente da un’unica prospettiva. L’utilizzo dei classici riquadri del fumetto non è stato applicato per immortalare il susseguirsi della narrazione, ma per mostrare ciò che è successo o succederà in quell’esatto punto selezionato in tanti momenti diversi. Per esempio, se il protagonista è seduto sul divano, un riquadro potrebbe essere posizionato verso il camino poco distante e mostrarci… creature preistoriche di milioni d’anni fa, oppure vari contesti accaduti in quell’ambiente domestico ad altri inquilini.

Siamo perciò testimoni di tanti attimi storici risalenti a molto prima della costruzione dell’abitazione e del salotto che ne deriva: dalla comparsa delle prime civiltà native americane, alla società coloniale di metà ‘700.

L’animo indiscusso di questa residenza, dove è visibile solo parte della sala con una grande finestra sul paesaggio esterno, è la famiglia Young, formata dai coniugi Al [Paul Bettany] e Rose [Kelly Reilly], e conseguentemente allargata dal figlio Richard [Tom Hanks] insieme a sua moglie Margaret [Robin Wright]. Seguiamo quindi le loro vite a partire dal 1945, fino ai giorni nostri. Tramite il riquadro fumettistico che appare unicamente agli spettatori, fanno capolino le vite di altri abitanti, divisi fra passato e futuro: gli Harter di inizio ‘900, una modella pin-up [Ophelia Lovibond] e suo marito inventore [David Fynn] negli anni ‘40 e la famiglia afroamericana Harris agli inizi dell’infelice 2020.

Assistiamo così a gioie e dolori dei vari inquilini, all’evolversi della tecnologia e al cambiamento di usanze e società.

Robert Zemeckis riforma la coppia vista più di trent’anni fa in Forrest Gump, ossia Tom Hanks e Robin Wright. L’esperimento del regista – dopo quello memorabile a tecnica mista di Chi ha incastrato Roger Rabbit e dell’animazione in performance capture di Polar Express, La leggenda di Beowulf e A Christmas Carol – consiste nell’impiego di una nuova tecnologia basata sull’intelligenza artificiale chiamata Metaphysic Live, in grado di ringiovanire o invecchiare gli attori in tempo reale, proprio durante lo svolgimento delle riprese. Questo ha permesso di riportare sul grande schermo un Tom Hanks visto negli anni ‘80-’90 in film come Turner e il casinaro o Insonnia d’amore. Il risultato è a dir poco stupefacente, se non fosse per pochi minuscoli attimi di maggiore movimento in cui l’effetto si tradisce lievemente, dove l’applicazione di questo “filtro” viene smascherata, quasi come se fosse l’ormai comune Deepfake di tanti video di YouTube.

Eric Roth, altro veterano di Forrest Gump, confeziona insieme a Zemeckis una sceneggiatura ispirata al romanzo grafico e pertanto restrittiva, rammentando un allestimento di stampo teatrale. Tuttavia, sono proprio queste limitazioni a creare alcune dinamiche poco persuasive, dove i personaggi sono costretti a scendere a compromessi solo per vederli in determinate azioni in quello specifico ambiente. Ad esempio, risulta forzato che un matrimonio venga celebrato nel salotto di casa o che delle paturnie finanziarie possano obbligare una coppia sposata a vivere sotto lo stesso tetto dei loro genitori/suoceri. Ad ogni modo, si rimane toccati dal susseguirsi di molti attimi di vita familiare, come il rapporto fra figli e genitori e il dover fare i conti con l’indubitabile maturazione su ambedue i fronti. Alcune delle parentesi riguardanti gli altri residenti temporali, non godono di una degno svolgimento e paradossalmente risultano quasi come elementi di disturbo alle vicende degli Young. Spiccano maggiormente la pin-up e l’inventore, ovvero i dinamici Beekman, interpretati egregiamente da Ophelia Lovibond e David Fynn, mentre gli Harris hanno accidentalmente il compito di rievocare i recenti anni di epidemia globale.

Insomma, nonostante questa sperimentazione risulti notevole e si rimanga meravigliati per il progresso tecnologico a cui si è giunti, Here coinvolge per le più comuni vicissitudini della famiglia Young, facendo identificare lo spettatore nelle loro passioni artistiche, nei compromessi lavorativi, nelle crisi di coppia e… nell’inevitabile avanzamento dell’età.

Luca Pernisco

HERE

Regia: Robert Zemeckis

Con: Tom Hanks, Robin Wright, Paul Bettany, Kelly Reilly, Ophelia Lovibond, David Fynn, Gwylim Lee, Leslie Zemeckis

Uscita sala in Italia: giovedì 9 gennaio 2025

Sceneggiatura: Eric Roth, Robert Zemeckis

Produzione: Miramax, Imagemovers

Distribuzione: Eagle Pictures

Anno: 2024

Durata: 104’

InGenere Cinema

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