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ANCORA UNO: Un nuovo starting point per SAMUEL STERN?

Poco prima della fine dell’anno il Samuel Stern di Bugs Comics è tornato in edicola con il numero 62 della serie regolare.

Con i disegni di Sara Stella Scalia e la cover di Valerio Piccioni, Maurizio Di Vincenzo ed Emiliano Tanzillo, “Ancora uno” è il quarto albo regolare sceneggiato da Andrea Guglielmino. L’albo si posiziona dopo il “ciclo dell’Apocalisse”, uno sguardo su un futuro [forse alternativo] e un momento di nero smarrimento di  Samuel. Una sorta di ritorno alla normalità che probabilmente è preludio di un nuovo start alle avventure “canoniche” di Stern.

Proprio per questa ragione abbiamo deciso di fare due chiacchiere con Guglielmino per saperne di più, ma prima la sinossi dell’albo in edicola fino a fine mese: L’informe ha cominciato a muovere le sue pedine per arrivare all’obiettivo finale. Ma per nutrirsi dei demoni che lo aiuteranno a rimettersi in forze, si rende conto di aver bisogno di Samuel Stern.

Per cui coinvolge il nostro Rosso per individuare la crepa di un uomo, incarcerato, che sembra aver commesso un efferato uxoricidio. Quando Samuel entra in contatto con questi, però, si rende conto che la crepa di quest’ultimo non è una crepa come le altre.

La fine dell’Apocalisse e l’apertura delle porte di Legione, infatti, ha cambiato le carte in tavola e ora le crepe si sovrappongono, dando vita a una situazione surreale che mette il nostro Samuel in seria difficoltà quando si tratta di esorcizzare.

[Luca Ruocco]: Ciao Andrea. Sei, dopo il trio Fumasoli/Filadoro/Savegnago, lo sceneggiatore attualmente più prolifico su Samuel Stern. Probabilmente puoi aiutare i lettori di InGenereCinema.com a inquadrare meglio il momento narrativo che sta vivendo il rosso di casa Bugs Comics, da poco uscito dal “ciclo dell’Apocalisse”…

[Andrea Guglielmino]: Un momento non facile, narrativamente parlando. Dopo l’Apocalisse e il mini What If? “La luna assenzio”, che ha segnato l’addio dell’ex curatore Massimiliano Filadoro, Samuel si è risvegliato in un mondo che non lo ricorda e non lo riconosce. Nel numero precedente al mio, grazie a un rituale messo in atto da sua madre, è tornato ad essere visto e riconosciuto, ma si porta dietro i segni di un periodo difficile, a partire dalla morte di uno dei suoi migliori amici, Angus Derryleng. Dal punto di vista editoriale c’è stata un’altra forma di Apocalisse, che ha colpito in verità un po’ tutti gli editori, ma ancora più complessa da affrontare per i medio piccoli. Bugs è un caso particolare, perché forse non rientra in questa categoria ma nemmeno in quella di un colosso come Bonelli, per cui abbiamo dovuto fare una serie di scelte difficili [e altre ne seguiranno], per fronteggiare l’oggettiva crisi delle edicole e l’aumento del costo della carta. Questo si è tradotto nella riduzione della foliazione degli albi di Samuel [e della sua cugina editoriale, Kalya], da 96 pagine a 64. Ma di questo magari parliamo più avanti. Detto questo, Bugs è viva, vegeta e lotta insieme a noi, abbiamo davanti moltissimi progetti – anche per Samuel – e non vediamo l’ora di presentarveli.

[LR]: All’interno di questa ricostruzione del mondo narrativo di Samuel Stern, la tua storia “Ancora uno” ha la funzione di ridare alla serie lo starting point di una nuova normalità. Innanzitutto mi interesserebbe sapere quali sono state le richieste che il curatore della testata ti ha fatto e quanto queste richieste hanno modellato o modificato il soggetto della tua nuova storia.

[AG]: Questa storia è nata in maniera completamente diversa dalle altre che ho scritto per Samuel. Mentre la saga del Girone e “Il quinto comandamento” nascono da miei soggetti, in questo caso c’era l’esigenza di seguire un trattamento curato da Gianmarco Fumasoli, editore, e Marco Savegnago, attuale curatore di testata. Volevano infatti dare vita a un mini-ciclo che da un lato chiudesse definitivamente le questioni lasciate aperte dall’Apocalisse e dall’altro riportasse Samuel a una nuova quotidianità, con storie comprensibili anche prese singolarmente, sebbene si mantenga ancora una trama orizzontale rilevante. Quindi ho lavorato sulle loro indicazioni, cercando però di “guglielminizzare” la storia usando non solo alcuni riferimenti personali – ad esempio il barbiere di Samuel, usato come mio alter ego – ma anche il ritmo e lo stile che mi contraddistinguono, come l’uso delle didascalie come raccordo. Una pagina, poi, era particolarmente adatta alle mie competenze. Come sai ho studiato antropologia e nel confronto tra Samuel e il demone di questo numero emerge un tema importante che è tipicamente antropologico, nel senso che riguarda tutti gli esseri umani: il mistero della morte e di cosa avviene “dopo”. Non voglio spoilerare ma ora molte cose sono cambiate e uomini e demoni sono più vicini che mai rispetto a questo argomento. Credo sinceramente che mi abbiano commissionato questa storia perché sapevano che mi sarei trovato molto a mio agio nel gestire quei dialoghi.

[LR]: Pensato ad “Ancora uno” come a un nuovo inizio, ti sei divertito a inserire nell’albo alcuni rimandi [soprattutto grafici] proprio al primo albo di Samuel Stern. Ci racconti come hai lavorato in questo senso con Sara Stella Scalia?

[AG]: Già. Al di là del significato interno alla trama, per me il titolo “Ancora uno” significa molto altro. Intanto, un’affermazione. C’è stato un periodo in cui si era diffusa la voce che Samuel Stern avrebbe chiuso dopo l’Apocalisse. Invece siamo ancora qui e ne scrivo ancora uno. E poi, come dicevamo, è una specie di reboot. Una ripartenza o, come hai detto giustamente tu, un ideale starting point per chi non ha mai letto la serie. Si torna infatti alla normalità, anche nel look del personaggio, che dopo aver portato i capelli più lunghi per un paio di numeri ora torna ad avere l’aspetto che tutti ricordiamo. Quando mi hanno comunicato che avrei dovuto scrivere – anche se per poche tavole – il personaggio del barbiere di Samuel sono stato onorato: dopotutto cosa c’è di più riconoscibile della barba e dei capelli rossi del nostro? Sono come giacca nera e camicia rossa per Dylan Dog. Ho subito pensato che dovesse avere il mio aspetto e il mio carattere. Dopotutto è una bella metafora: avevo il compito di riavviare Samuel, e quindi di rimetterlo a nuovo. Proprio come fa un buon barbiere. Si chiama Andy e oltre che nell’albo compare in una striscia umoristica promozionale disegnata da Adriana Farina e scritta da me, che stiamo usando per tenere vivo l’interesse dei lettori online. Quanto a Sara, devo dire che non abbiamo molto comunicato durante la lavorazione, forse anche per il formato ridotto che ha velocizzato i tempi. Le ho dato parecchie reference fotografiche e lei le ha seguite. Alcune riguardavano la continuity, ad esempio il carcere, che avevo piacere fosse lo stesso che appare nei miei precedenti albi. In una vignetta cito il titolo del numero uno delle serie, “Il nuovo incubo”, uscito ormai cinque anni fa. Una tavola invece, che riguarda il primo incontro di Samuel con sua figlia Lily dopo quanto avvenuto, rimanda specificamente nella costruzione a una pagina del numero uno. Anche questo significa “Ancora uno”. Un nuovo numero uno. Ancora una volta.

[LR]: Hai scelto di ambientare “Ancora uno” in un ambiente ristretto come un carcere. Come è nata l’idea?

[AG]: L’idea era già nel trattamento che mi hanno fornito, ma era molto abbozzata. Ho voluto inserire elementi di jail drama alla Sorvegliato speciale, o Le ali della libertà, per rendere la trama un po’ più dinamica e soprattutto per raccontare l’umanità che sta dietro al caso di questo esorcismo, che poi è quello che mi interessa maggiormente. Come ti dicevo è stato anche un modo per citare le mie storie precedenti, “Il secondo girone” e “Ritorno al girone”, dove compariva la prigione di Saughton. Che a dirla tutta credo sia un luogo di detenzione e rieducazione piuttosto civile, ma io ho romanzato un po’ le cose e l’ho resa un po’ più tetra e severa. Non è Alcatraz, ma nemmeno un luogo di villeggiatura, insomma.

[LR]: Tra i quattro albi della serie regolare da te sceneggiati, questo è il primo a contare solo 64 pagine. Da sceneggiatore hai travato differenze [in meglio o in peggio] a lavorare con un numero di tavole inferiore alle volte precedenti?

[AG]: Mi sono adattato abbastanza facilmente. D’altro canto lavoro sulla sessantina anche nei miei fumetti su Garibaldi che pubblico per Emmetre Edizioni, la sintesi mi piace e oltretutto se non ricordo male il trattamento mi è arrivato già scalettato, quindi sono stato molto facilitato. È stata una bella corsa, e per alcuni versi mi è piaciuto anche di più che scrivere per 96, perché la ristrettezza ti costringe a soluzioni inaspettate e diverse, a concentrarti molto sul ritmo e sui sentimenti dei personaggi, cesellando i dialoghi per risultare subito chiaro e diretto. Non sempre di più è meglio.

[LR]: Puoi rivelarci qualcosa sul futuro prossimo di Samuel Stern o su quello che riguarderà la tua prossima storia?

[AG]: Qui purtroppo ho la bocca cucitissima, diciamo che le due cose potrebbero coincidere, ci stiamo lavorando proprio in questo periodo. Posso solo dirvi che Samuel, in un modo o nell’altro, continuerà a regalarvi emozioni, o meglio, a proporvele a un prezzo tutto sommato contenuto in cambio del grosso lavoro e della passione che tutti stiamo continuando a metterci nonostante le difficoltà.

 Luca Ruocco

[Roma, gennaio 2025]

InGenere Cinema

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