Blake e Charlotte sono una coppia di San Francisco che non sta vivendo un periodo proprio sereno. Lei è molto presa dal suo lavoro di giornalista; lui non lavora da un po’ e si occupa amorevolmente della loro piccola Ginger. Poco prima che la crisi diventi irreversibile, una comunicazione inattesa arriva a turbare del tutto l’equilibrio familiare: il padre dell’uomo, scomparso da tempo e con cui lui non era mai riuscito ad avere un vero rapporto affettivo, è stato dichiarato morto. Blake deve tornare fra le foreste dell’Oregon per prendere possesso della casa paterna e dei suoi altri beni personali. Un possibile viaggio di famiglia, nonostante la triste motivazione, gli sembra un’occasione da non perdere, così ce la mette tutta per convincere Charlotte a seguirlo insieme alla figlia. L’arrivo in piena notte, però, non potrebbe essere più infausto: dopo un brutto incidente, la famiglia è attaccata da una creatura feroce che ferisce l’uomo al braccio. Barricarsi nella casa sperduta tra i boschi sembra a tutti l’unica possibilità di salvezza, prima che il sole torni a sorgere.
Leigh Whannell, uno dei due papà della saga di Saw, è uno che con l’horror ci sa fare. Ne ha lavorati tanti e a diverse grandezze produttive, dimostrando quasi sempre di riuscire a cavarsela come sceneggiatore o regista. Tirato dentro al processo di attualizzazione dei classici Mostri Universal rivisitati con il modus operandi Blumhouse, Whannell è stato – circa quattro anni fa – molto abile al timone del progetto di aggiornamento del primo degli iconici personaggi orrorifici. Probabilmente il più difficile da trattare. Eppure L’uomo invisibile [2020] era positivamente passato dalla penna di H.G. Wells a una costruzione filmica concreta e credibile. Perfino l’invisibilità si era trasformata da una conseguenza di un processo chimico dovuto alla monocaina a un prodigio tecnologico con tanto di tuta ultra hi-tech dall’aspetto fantascientifico e la scelta di trasformare il vecchio protagonista in un antagonista, uno stalker invisibile e crudele, aveva donato a questa figura una veste moderna e decisamente attuale.
In queste prime settimane del 2025 arriva in sala il turno di Wolf Man, quell’Uomo Lupo che già nel 2010 aveva avuto un remake con la classica riproposizione firmata da Joe Johnston [Wolfman].
Anche stavolta la prima intenzione di Whannell è l’intento di traslare una storia puntellata sul paranormale e sulla mitologia folklorica su un piano di realtà più concreto, declinato in una storia più piccola ma convincente e che abbia al centro qualcosa di estremamente riconoscibile, in cui chiunque possa immedesimarsi. Una coppia in crisi e la loro piccola, in questo caso.
La licantropia stessa è, ovviamente, il nucleo di questo processo che punta a riraccontare la vecchia maledizione della luna piena puntando solo sul lato infettivo. Il male al centro del nuovo Wolf Man è un morbo vero e proprio, un’infezione appunto, qualcosa di riconoscibile anche se riesce a mutare in modo del tutto prodigioso comportamenti e aspetto di chi si ammala.
Per quanto riguarda il processo di contagio e la conseguente trasformazione, ci si trova davanti a un qualcosa di ragionato, che non punta troppo sul lato visivo e grafico, quanto sulla definitiva mutazione della ricezione di alcuni dei sensi percettivi dell’interessato. Ovviamente ci sono anche modifiche corporali che cambiano definitivamente l’aspetto di chi si ammala, il regista ha dichiarato di essersi rifatto a La mosca di Cronenberg per pensare alla sua creatura, e l’aria novacarniana si sente.
Whannell mescola epidemic movie a film d’assedio, facendo in modo che mamma e figlia si ritrovino assediate da qualcosa di sconosciuto che le attende fuori casa e da un uomo che iniziano a non riconoscere e che sembra impazzire all’interno. La tensione sale e le corse dentro e fuori la location centrale sono orchestrate in modo che il senso del pericolo vada sempre in crescendo. Non mancano momenti sanguinari e una scena di feroce lotta che sembra proprio guardare al film di Johnston. Cosa manca, allora?
Proprio quello su cui L’uomo invisibile si basava, quella sapiente trasformazione dell’inspiegabile in concreto ma non per questo meno spaventoso. Quel modo semplice ma riuscito tentativo di descrivere una ferita sociale attraverso il Genere. In questo caso anche se la licantropia si fa malattia ematica non c’è metafora né sottotesto. Il film precedente di questo “universo” aveva subito problemi distributivi a causa della pandemia, ma un virus in questo caso non ha la giusta forza narrativa per eguagliare l’adattamento in chiave moderna che Whannell aveva fatto nel 2020.
L’Uomo Lupo si avvicina al Morto Vivente, per modalità di infezione, di mutazione e per modifiche psico-fisiche subite, e il film regge con solidità nella sua piccola entità. Ma non spicca mai il volo.
Luca Ruocco
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WOLF MAN
Regia: Leigh Whannell
Con: Christopher Abbott, Julia Garner, Matilda Firth, Sam Jaeger
Uscita in sala in Italia: giovedì 16 gennaio 2025
Sceneggiatura: Leigh Whannell, Corbett Tuck
Produzione: Blumhouse Productions, Motel Movies
Distribuzione: Universal Pictures Italia
Anno: 2025
Durata: 103’