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LE ASSAGGIATRICI di Silvio Soldini

La guerra è qualcosa di inaccettabile, eppure è allo stesso tempo considerata una possibile soluzione per risolvere le crisi internazionali. La odiano tutti i protagonisti de Le assaggiatrici, donne e uomini, eppure, in qualche modo, la considerano irrimediabilmente necessaria.

È intorno al secondo conflitto mondiale che muove le fila l’ultima fatica del maestro Silvio Soldini, tratto dal romanzo Le assaggiatrici di Rosella Postorino, edito da Feltrinelli, ispirato ad una storia vera, quella di Margaret Wolk, una donna tedesca che, insieme con altre quattordici donne, fu selezionata e poi prelevata nel 1943 dalle SS per assaggiare il cibo destinato al dittatore nazista Adolf Hitler, nascosto nel suo quartier generale militare [Wolfsschanze, conosciuto come Tana del lupo], affinché potessero confermare che il cibo a lui destinato non fosse avvelenato.

1943. Rosa [Elisa Schlott] è appena giunta in un piccolo paese isolato vicino al confine con la Prussia orientale, dove vivono i suoceri e dove, nella foresta, ha sede la cosiddetta Tana del lupo. In fuga da Berlino, assediata dai bombardamenti, ha deciso di trasferirsi lì su suggerimento del marito, impegnato al fronte, in attesa del suo ritorno. Una mattina, però, Rosa viene svegliata dalle SS che le ordinano di seguirli. In breve tempo scoprirà di essere diventata, assieme ad altre sei donne, una cavia per Hitler. Ogni giorno infatti, tutte e sette le assaggiatrici verranno prelevate dalle loro abitazioni per essere trasferite nella caserma di Krausendorf dove, sorvegliate a vista, dovranno mangiare tutte le pietanze loro offerte, consapevoli del fatto che il cibo potrebbe essere avvelenato e che potrebbero morire, lasciando orfani i propri figli, ignari del destino dei loro padri dispersi al fronte. Ogni giorno per ciascuna di esse, raggiungere la caserma di Krausendorf rappresenta una esecuzione, e lo spettro della morte, strano a dirsi in tempi di carestie, è rappresentato proprio dal cibo. Guardate a vista dai militari e dallo chef personale di Hitler [Boris Aljinovic], devono obbligatoriamente finire tutto il piatto che le viene offerto, anche se avvertono sintomi sospetti. Come se non bastasse, a Rosa arriva la comunicazione che anche suo marito è disperso al fronte, condizione che condivide con le sue ”colleghe”. La guerra, però, non indurisce sempre gli animi, e Rosa finisce per provare attrazione nei confronti di un ufficiale delle SS, Albert [Max Riemelt] che l’aiuterà a dare un senso alle sue giornate nella caserma.

Soldini si cimenta per la prima volta con un film d’epoca internazionale, girato in lingua tedesca e ambientato fuori dai confini nostrani. Si tratta del suo secondo film, dopo Brucio nel vento [2002], ad essere girato non in italiano. La sua impronta si nota fin da subito: l’attenzione al particolare, all’universo femminile che ci ha raccontato tante volte [pensiamo a Pane e tulipani, 2000 e Le acrobate, 1997, solo per citarne alcuni], la sua profondità nella rappresentazione dei personaggi. In questa sua dodicesima fatica, Soldini, pur avendo di fronte una protagonista, Rosa, fa in modo che il focus dello script sia condiviso da tutte le donne intercettate da un racconto corale che le vede prima nemiche e poi complici: la loro amicizia le porta a mettere in atto scelte estremamente pericolose e a creare veri legami di sorellanza.

In Le assaggiatrici gli ambienti interni sono limitati, ai paesaggi cupi e invernali che il camion militare attraversa ogni giorno per portare le donne alla caserma, infatti, si alternano la sala pranzo della caserma, la piccola casa dei suoceri di Rosa, il fienile. Soldini compie un’operazione ardua, perché ad un certo punto le stesse protagoniste, vinta la frustrazione iniziale e il terrore di morire avvelenate, sembrano quasi perdere questa tensione, e avvicinarsi ai piatti con una certa naturalezza, ed è proprio in questa assenza di tensione che lo spettro della morte torna a farsi sentire.

Una figura secondaria e molto particolare è quella dello chef, un uomo un po’ caricaturale, che smorza la drammaticità della storia, e che si perde nei pettegolezzi su Hitler, raccontando il suo amore per gli animali, la sua insofferenza per le zanzare, i suoi piatti preferiti, la sua insonnia che cura circondandosi da rane, il cui gracidare sembra conciliante per il suo sonno.

Presentato al Bif&st 2025 [Bari International Film&Tv Festival] Le assaggiatrici è un film sulle relazioni obbligate. La stessa relazione tra Rosa e Albert diventa costretta, come pure la sua convivenza con i suoceri a cui porta sempre rispetto ma ai quali non è legata, a dispetto delle relazioni che si vengono a creare tra le donne, che da obbligate diventano invece libere, volute, cercate.

Le assaggiatrici, premiato al botteghino, è un film che, scritto a sei mani, evita ogni forma di patetismo e punta su un ritmo lento che è inevitabile per questo tipo di storia, caratterizzato da un particolare realismo e che mostra tutte le contraddizioni di una storia in cui i protagonisti, che inizialmente sembrano svuotati di ogni emozione perché traumatizzati, riescono a mostrare la propria personalità con un modo di fare mai esplosivo ma sempre sommesso, e questo ha un perché ai fini della storia. Unica pecca è forse la banalizzazione della storia d’amore tra Rosa e Albert.

Gilda Signoretti

LE ASSAGGIATRICI

Regia: Silvio Soldini

Con: Elisa Schlott, Max Riemelt, Alma Hasun, Emma Falck, Olga Von Luckwald, Berit Vander, Kriemhild Hamann, Thea Rasche, Boris Aljinovic

Uscita in sala in Italia: giovedì 27 marzo 2025

Sceneggiatura: Doriana Leondeff, Silvio Soldini, Lucio Ricca, Cristina Comencini, Giulia Calenda, Ilaria Macchia

Produzione: Lumière & Co, in associazione con Anteo, in coproduzione con Tarantula e Tellfilm, in collaborazione con Vision Distribution e Sky

Distribuzione: Vision Distribution

Durata: 123’

Anno: 2025

InGenere Cinema

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