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“DRIVE è quasi un film italiano”: Intervista a NICOLAS WINDING REFN

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Il premio come miglior regia al Festival di Cannes 2011 è andato ad un giovane regista che è riuscito a conquistare la sua fetta di pubblico, e di notorietà, con pazienza e costanza, cercando di proporre un modo di far cinema molto personale [anche se influenzato da quelli che sono stati idealmente i suoi maestri]. Se con la trilogia di Pusher [il primo capitolo è del 1996], Refn era già riuscito a creare una sorta di culto, è grazia a film più maturi come Bronson [2008, distribuito in Italia nel giugno 2011] e con il crepuscolare Valhalla Rising – Regno di sangue [2009, che da noi salta le sale e arriva direttamente in home video] che il suo nome inizia a cristallizzarsi, permettendogli di arrivare a firmare un primo film hollywoodiano, Drive, appunto. Abbiamo incontrato il regista in occasione dell’anteprima stampa del film.

 

[InGenere Cinema]: Guardando il tuo Drive ci torna in mente il cinema di Jean-Pierre Melville. E’ stato uno dei tuoi riferimenti?

[Nicolas Winding Refn]: Certamente sono un suo grande ammiratore. Melville, Sergio Leone… registi in grado di unire lo stile tipico del cinema americano con la sensibilità europea [adoro Murnau], cercando di trovare il mix perfetto.  Ma buona parte dell’ispirazione mi è venuta da una favola dei fratelli Grimm. La leggevo a mia figlia, qualche anno fa, e ho subito pensato che mi sarebbe piaciuto lavorare ad una storia che, come quella, avesse un inizio molto puro intaccato dall’oscurità dove, però, alla fine il buono vince sempre.  Proprio per questo volevo che nella prima metà del film fosse forte l’illusione dell’amore assoluto, quello vissuto senza difficoltà di sorta, ma per farlo avevo bisogno di un contraltare negativo, e da qui la presenza dell’elemento “violenza”.

 

[ING]: Ancora una volta elementi di violenza a puntellare la trama del film, a romperne i lunghi silenzi…

[REFN]: Sì. La violenza è sempre presente, anche nei film d’azione di Hollywood, ma gli autori italiani hanno saputo aggiungerci qualcosa in più, per farla diventare una poetica. E non parlo di registi come Visconti o Fellini, ma di Sergio Leone, Dario Argento. Sono cresciuto a New York, mio madre e il suo compagno erano due hippy, continuavano a dirmi che tutto quello che era europeo e non violento era bello, mentre tutto quello che era americano, era violento, quindi fascista. Guardare film violenti era il mio modo per ribellarmi a loro. Dario Argento e Sergio Leone erano la mia ribellione: il loro era un modo di mostrare la violenza in un modo diverso, nuovo. Io li considero dei veri maestri.

[ING]: Anche il lavoro fatto sulla colonna sonora può rimandare ad alcuni film italiani usciti nel ventennio ’70-’80.

[REFN]: Io sono cresciuto negli anni ’80, gli elementi che inserisco nei miei film fanno parte della mia educazione, della mia cultura. Spesso mi rendo conto a posteriori delle cose che faccio e cerco di non rifarle nel film successivo. Tento in tutto e per tutto di non ripetermi.  Ho preso e continuo a prendere molto da Dario Argento, ma anche da Gualtiero Jacopetti e Franco Prosperi, registi molto sottovalutati. Anche per quanto riguarda la colonna sonora, legata ai movimenti di macchina, mi rifaccio al vostro cinema. Si potrebbe dire che Drive è quasi un film italiano!

 

[ING]: Drive è anche un film che vuole rappresentare l’amore assoluto.

[REFN]: Non sono un cineasta politico. Penso che la cosa migliore, al cinema, sia l’emozione individuale. L’amore assoluto è una cosa molto violenta, una cosa a cui aspirare per la vita, senza mai avere la possibilità di raggiungerlo. E’ quello che succede al protagonista di Drive.

 

[ING]: Cosa ci dici a proposito delle similitudini tra il tuo film e il “Driver, l’imprendibile” di Walter Hill?

[REFN]: A dire il vero ho visto Driver, l’imprendibile solo poco tempo prima di cominciare le riprese, è un film difficilmente reperibile, anche in DVD. Ma l’autore del romanzo da cui ho tratto Drive, James Sallis, pare ne sia rimasto colpito. Se l’influenza c’è stata è indiretta. Ma sono sempre stato un grande ammiratore di Sallis, anche durante le riprese di Valhalla Rising ho sempre avuto in mente I guerrieri della notte.

 

[ING]: Ci hai raccontato di venire da una famiglia di pacifisti: come si rispecchia questa tua crescita personale nei tuo film?

[REFN]: Gli scandinavi sono sempre stati un popolo un po’ represso: non mostriamo mai le nostre emozioni, siamo sempre chiusi in casa, a causa del clima rigido. Proviamo anche un po’ di invidia per altri popoli. Per noi la violenza è una cosa da tenere nascosta. Io, per fortuna, sono cresciuto a New York, dove la filosofia è esattamente opposta: “Fai sempre quello che vuoi.”.

 

[ING]: Tua madre cosa pensa della violenza che metti nei tuoi film?

[REFN]: Ho un rapporto fortissimo con mia madre; fin da piccolo lei ha sempre pensato che fossi un genio. Oggi apprezza molto i miei film, ma è come se rifiutasse di vedere la parte violenta. Dice sempre: “Guarda che bella storia d’amore che hai girato.”!

 

[ING]: Sappiamo che anche il tuo prossimo film avrà come protagonista Ryan Gosling.

[REFN]: E’ vero. Comincerò a girare a Bangkok a Natale. Il titolo sarà Only God forgives, oltre a Gosling ci sarà Kristin Scott Thomas, ma non so ancora di preciso che film sarà!

Luca Ruocco

InGenere Cinema

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