La giornalista newyorkese Juliet Palmer [Elizabeth Rohm] viene incaricata dal direttore del giornale [John M. Jackson] per il quale lavora, di trascorrere una settimana all’Ananda World Brotherhood Village, in California, per poter scrivere un articolo riguardante la comunità di seguaci di Swami Kryananda. Inizialmente scettica e sospettosa, finirà per abbracciare la filosofia di vita proposta e la pratica yoga.
Il docu-film utilizza il soggiorno della giornalista come espediente narrativo per raccontare e mostrare al pubblico la realtà dei villaggi Ananda sparsi per il mondo [ve ne sono negli Stati Uniti, in India ed anche una ad Assisi]; i membri della comunità in tal modo possono testimoniare il proprio modus vivendi e narrare la storia del periodo di vita e insegnamento statunitense di Paramhansa Yogananda [autore di Autobiografia di uno Yogi] e quindi la biografia del discepolo Donald Walters [poi Swami Kriyananda], fondatore nel 1968 della prima “Colonia di Fratellanza Mondiale “.
Un film atipico, anche da un punto di vista produttivo [i produttori sono Roberto Bessi e Frank Hildebrand, di grande importanza], il cui risultato è interessante, ma lascia perplessi.
Non è soltanto un documentario sullo Yoga, ma una promozione delle comunità Ananda, corredata di testimonianze dirette. Il viaggio dello spettatore è parallelo a quello della protagonista dell’azione, anche se sappiamo bene che al centro del prodotto vi sono le parole di Swami Kriyananda .
Per citare Gibran, la voce del Maestro [maestro di cui è anche l’idea di realizzare il film] è il pilastro portante e il soggetto fondamentale dell’ora e mezza di film, la voce di chi ha dato una spiegazione, e per alcuni una risposta di ascendenza spirituale alla crisi [soprattutto rispetto a quella morale] del mondo contemporaneo.
Il modello di vita raccontato dai membri dei vari Ananda Village è quello collettivista e spiritualista, ovvero di creazione di un mondo [all’interno delle comunità Ananda vi sono scuole, ospedali e anche imprese commerciali dei facenti parte] basato sulla fratellanza fra gli uomini e sull’armonia con la natura.
Comprendendo il motivo promozionale [dalle volontà del defunto maestro Swami Kriyananda] e produttivo [la fondatrice dell’“Ananda Yoga Academy of Europe” Shivani Lucki], il film è da vedere, se non altro per conoscere una delle più importanti realtà spiritualistiche e comunitarie che sembrano affiliare grandi numeri di individui in tutto il mondo, e sulle quali è necessario rivolgere l’attenzione [anche e soprattutto cinematografica].
Marco Natola
–
FINDING HAPPINESS
Regia: Ted Nicolaou
Con: Elizabeth Rohm, Swami Kriyananda [1926-2013[ , John M. Jackson, David Eby
Uscita in sala in Italia: giovedì 20 novembre 2014
Sceneggiatura: basata su un’idea di Swami Kriyananda
Produzione: Hansa Productions
Distribuzione: Bolero Film
Anno: 2013
Durata: 95′