Se i temi raccontanti ne Il libro che cambierà per sempre le vostre idee sulla Bibbia [ne abbiamo parlato qui] han lasciato nei vostri animi sana curiosità, la scintilla del dubbio o la semplice voglia di saperne di più, Il dio alieno della Bibbia di Mauro Biglino [Uno Editori, 2011], è il libro che fa al caso vostro.
Molto più corposo del precedente[406 pagine], Il dio alieno della Bibbia riesce a fare il punto su molti degli argomenti tralasciati o solo accennati ne Il libro che cambierà per sempre le vostre idee sulla Bibbia [ma già si prospetta, per il prossimo ottobre, un terzo volume sull’argomento], mantenendo il buon impianto sperimentato nel primo libro: con le affascinati spiegazioni di Biglino suddivise per capitoli arricchiti da utili schede esemplificative e inserti con i passi biblici più importanti [riportanti in ebraico antico, con traduzione in italiano].
Quello che Biglino [ri]mette subito in chiaro è la sua proposta di rilettura della Bibbia come fosse un libro di storia [e non un testo religioso, con buona pace di credenti e non credenti]: proprio assecondando questo assunto iniziale, sarebbe più facile spiegarsi perché il libro alterni descrizioni di eventi redatte in maniera molto approfondita, ad altre solo accennate [probabilmente le seconde erano ritenute, nel momento della compilazione del libro, fatti di assoluta quotidianità, non bisognosi, quindi, di spiegazioni dilungate].
Nella parte introduttiva de Il dio alieno della Bibbia, Biglino riassume in breve le basi conoscitive da cui il volume precedente permette di partire: l’uomo è frutto di esperimenti di ibridazione genetica condotti da un popolo di evoluti visitatori su un primitivo popolo di ominidi. I visitatori extra-terrestri, raggruppati in gerarchie e incaricati di vari ruoli, erano molto più longevi degli esseri umani, tanto da sembrare ai loro occhi immortali [ma non lo erano]; il rapporto che si instaurò tra creatori e creature fu, sin dall’inizio, quello di padroni e servitori.
Mauro Biglino ritorna a riportare la traduzione letterale della Genesi, che racconta sì della creazione di un essere umano che riprendesse l’immagine del creatore, ma senza dimenticare di specificare che in quella parola, “immagine”, sia probabilmente celato qualcosa di cui l’uomo prese coscienza infiniti anni dopo: il codice genetico.
Ed esaminando la figura di quel singolo Elohim che strinse il patto con il popolo di Abramo, Biglino formula varie ipotesi a partire dallo stesso nome impronunciabile con cui i suoi fedeli [servitori] si rivolgono a lui: YHWH [il tetragramma ebraico tradizionalmente letto come Yahweh], ma che, a conti fatti, potrebbe essere sì un nome proprio, ma un nome pronunciato in una lingua non terrestre, riportato sulle pagine di questo “libro di storia” da chi questo YHWH aveva conosciuto, in maniera quasi onomatopeica [in questo caso inutile sarebbe cercare in questo tetragramma una significato letterale]. Sempre riguardo l’Elohim Yahweh, l’autore tenta di spiegare le motivazioni del desiderio dimostrato più volte all’interno della Bibbia dal visitatore, che i suoi servitori organizzassero in suo onore sacrifici di animali, bruciati senza che ne venissero asportate parti “utili” di cui il popolo avrebbe potuto cibarsi, uniti insieme a specifiche erbe. Il fatto che un dio avesse bisogno di questi olocausti con tempistiche ed ingredienti specifici, potrebbe essere spiegato con il fatto che l’odore della carne bruciata [e degli altri ingredienti] avesse un qualche valore terapeutico, igienico o medicamentale per l’apparato respiratorio degli Elohim?
Biglino rafforza, poi, il parallelismo tra cultura ebraica e cultura sumera, già messo in piedi nel precedente volume, con il raffronto tra Elohim e Annunaki, tratteggiando un trait d’union che dal popolo shum [sumeri] porta a quelli degli shem [sem, semiti], che potrebbero in realtà rappresentare lo stesso gruppo tribale.
Il dio alieno della Bibbia continua l’affascinante viaggio alla ri-scoperta del testo sacro del popolo ebraico con la rilettura della figura di Satana, dei Cherubini e dell’affascinante mito di Adamo ed Eva, in cui il dubbio sul perché Dio avrebbe dovuto ritenere più pericoloso [per sé stesso?] che le sue due creature assaggiassero il frutto dell’albero della conoscenza piuttosto che quello dell’albero della vita [dell’immortalità], potrebbe significare che l’Elohim creatore avesse a cuore che le sue creature non venissero a conoscenza della possibilità, racchiusa in loro stessi, della potenza creativa [fino ad allora preclusa dallo stesso Elohim].
Ancora un volume stupefacente, firmato Biglino.
Luca Ruocco
Autore: Mauro Biglino
Editore: Uno Editori [www.unoeditori.com]
Pagine: 406
Illustrazioni/Foto: Sì
Costo: 17,50 euro