Domenica 4 agosto alle 21:00, verrà presentato presso il Villaggio Gasometro, a Roma, il volume Zombi – Oltre 900 titoli per non riposare in pace, il nuovo titolo della collana Horror Project [UniversItalia], scritto dal critico cinematografico Francesco Lomuscio.
La bibbia dello zombie movie che contiene al suo interno oltre 900 film schedati e recensiti, 213 titoli citati e più di 150 schede tecniche di cortometraggi per ripercorrere tutta la storia del cinema degli zombi decennio per decennio, dai tempi del muto a quelli odierni degli elaboratissimi effetti digitali e delle invasioni televisive di morti viventi.
Noi di InGenere, che saremo in prima fila alla presentazione, vi invitiamo a fare altrettanto.
Nel frattempo abbiamo incontrato Francesco Lomuscio per fare due chiacchiere proprio sul cinema dei morti viventi…
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[Luca Ruocco]: “Zombi – Oltre 900 titoli per non riposare in pace”, un volume monumentale, unico nel suo genere. E un lavoro che ti ha visto impegnato per oltre vent’anni. Possiamo dire che la tua carriera di critico cinematografico nasce insieme a questo libro?
[Francesco Lomuscio]: In realtà, questo libro nasce molti anni prima. Ufficialmente, svolgo questa attività dai primi anni del XXI secolo, ma l’idea per un saggio sul cinema degli zombi mi è venuta nel decennio precedente, quando ne scrissi anche una primissima versione come tesi scolastica di una quarantina di pagine nel 1996.
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[LR]: Cosa ti lega alla figura dello zombi cinematografico? C’è un film che da giovanissimo ti colpì a tal punto da farti entrare dall’ingresso principale nel mondo del cinema horror e dello zombie movie?
[FL]: Guardo i film dell’orrore da quando andavo all’asilo, ma il mio sottogenere preferito è sempre stato lo slasher. Sebbene già avessi visto diversi film zombeschi, dai primi tre della saga romeriana a Il ritorno dei morti viventi 1 e 2 e Zombi 3 di Fulci, lo stimolo a scoprire tutta la filmografia dei morti viventi arrivò nell’estate del 1990, quando lessi un articolo intitolato “I film che fanno resuscitare i morti” sulla rivista di cinema horror e fantastico Nosferatu, purtroppo durata meno di un anno.
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[LR]: Cominciamo dalla fine: il tuo libro arriva negli store a qualche settimana di distanza dal “World War Z” con Brad Pitt. Pensi che dopo aver sfondato la porta del cine-game con la saga “ResidentEvil” e quello della commedia, questa rielaborazione di un epidemic movie su scala blockbuster per tutti possa essere una nuova chiave di lettura?
[FL]: Considerando gli incassi, lo diventerà sicuramente, ma, come era già accaduto con Resident Evil, che ha finito per spostare il target dalle parti del pubblico giovanile amante più dell’azione che degli zombi, ho il timore che finiremo per avere sempre più invasioni cinematografiche di morti viventi private dello splatter e dei lati maggiormente volti all’orrore, proprio come è accaduto in World War Z.
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[LR]: Ritornando sulla zomedy, come spieghi questa rinascita brillante dei cadaveri viventi? Perché lo zombi è riuscito a trovare spazio nella commedia molto più di altri mostri della tradizione horror?
[FL]: Diciamo che, già a partire dalla sua figura dinoccolata e lenta, lo zombi non fatica a trasmettere risate allo spettatore, quindi è un soggetto facilmente prendibile di mira già in partenza. Comunque, come abbiamo potuto constatare tramite la saga di Twilight e quella di Paranormal Activity, anche gli involontariamente comici vampiri neo-romantici e i vari mockumentary horror tutti uguali a se stessi hanno stimolato non poco il mercato cinematografico delle parodie.
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[LR]: Hai appena dato alle stampe la bibbia del cinema degli zombi, ma se dovessi elencare i cinque film che, per te, hanno fatto la storia dei morti viventi al cinema, quali sceglieresti e perché?
[FL]: La domanda è molto difficile, perché, avendone visionati circa un migliaio, doverne scegliere solo cinque non è un’impresa facile. In ogni caso, credo siamo tutti d’accordo sul fatto che La notte dei morti viventi di George A. Romero sia la vetta irraggiungibile del filone [oltre che uno dei migliori horror di sempre], in quanto non solo ha provveduto a trasformare definitivamente nel cosiddetto “living dead” quello che conoscevamo come zombi, ma è stato anche il primo titolo ad affrontare in maniera esplicita un discorso politico tramite il Genere caro a Dracula e Freddy Krueger. Poi vanno citati obbligatoriamente “
L’isola degli zombies di Victor Halperin, ovvero il primo zombie-movie della storia, e Zombi, sempre di Romero, il quale ha reso ancor più moderna la figura del cadavere a passeggio; anche se, a dire la verità, della saga partorita dal regista americano il capitolo che ritengo più riuscito e che merita un posto importante nella storia del Genere è La terra dei morti viventi, in quanto capace meglio degli altri tasselli di fondere splatter d’azione e metafora socio-politica. Potrei citarne molti altri, ma non credo si possa dimenticare Il ritorno dei morti viventi di Dan O’Bannon, gioiellino che sintetizza in maniera ottima una certa cultura pop anni Ottanta con zombi diversi da quelli di Romero e tendenti a quell’ironia di cui parlavamo prima.
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[LR]: Se un giorno ti risvegliassi morto vivente, che tipo di zombi vorresti essere? E quale tipologia di living dead ami vedere di più, al cinema?
[FL]: Probabilmente, la tipologia di morto vivente che amo vedere di più è quella lenta e dinoccolata, perché credo sia molto più fedele alla figura d’origine rispetto allo zombi veloce, che spesso è, in realtà, un infetto e non un ritornante dalla tomba. Se dovessi risvegliarmi morto vivente, mi piacerebbe essere Jason Voorhees di Venerdì 13, perché non credo che amerei mangiare carne umana, ma essere invulnerabile e poter saziare il mio desiderio di vendetta [ride].
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[LR]: In “Zombi – Oltre 900 titoli per non riposare in pace” schedi davvero tutto lo scibile zombesco, passando dai titoli più conosciuti, ad altri inediti in Italia, ad alcuni corti e lungometraggi indipendenti. Un vera epidemia!..
[FL]: Decisamente, anche perché non affronto nel testo soltanto l’horror, ma anche tutti gli altri Generi in cui gli zombi compaiono, dalla commedia ai film per bambini, fino al porno. Se non ho contato male, i film schedati nel libro sono 906, ma, includendo anche quelli che vengono soltanto citati, superiamo anche i 1100. Senza contare le oltre 150 schede tecniche di cortometraggi poste in coda.
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[LR]: Chiudiamo con una nota di campanilismo. Qual è, a tuo parere, il regista italiano che meglio ha portato al cinema gli zombi made in Italy? E con quale film?
[FL]: Senza dubbio alcuno, il grandissimo Lucio Fulci con l’ottimo Zombi 2, che, in maniera molto intelligente, anziché ricalcare il film di Romero del quale si spaccia quale sequel, recupera la cultura dello zombi degli anni Trenta e Quaranta per fonderla con la poetica splatter dell’autore di Sette note in nero.
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[LR]: Mentre ti godi il meritato riposo, hai già in mente un argomento per un prossimo progetto editoriale?
[FL]: Da anni cullo l’idea di realizzare un libro sul produttore di b-movie Charles Band, ma, ormai, bisogna fare sempre più i conti con le leggi di mercato, quindi sarà difficile trovare un editore disposto a distribuirlo. In alternativa, potrei realizzare il continuo di questo testo [ma dovranno passare almeno altri sette anni] o dedicarmi a un libricino ironico che ho da tempo in mente. Intanto vediamo come verrà accolto questo mio primo parto letterario, poi si deciderà sul da fare.
Luca Ruocco
Roma, Agosto 2013