Nadea e Sveta è “un film sulle persone, e queste persone devono diventare qualcosa per te”. È così che si esprime Maura Delpero, regista di Nadea e Sveta.
Martedì 26 e mercoledì 27 marzo, all’interno della sezione Aspettando Contest, il Nuovo Cinema Aquila ha voluto omaggiare la regista dedicandole due proiezioni [due martedì, due mercoledì], e soprattutto offrendo la possibilità al pubblico di confrontarsi con Delpero e con Mazzino Montinari, selezionatore al Solinas Doc Film Fest.
Nadea e Sveta è proprio un docufilm sulle persone. Intorno alle due protagoniste, Nadea [Nadejda Arvinte] e Sveta [Svetlana Stravinschi], infatti, c’è un mondo variegato, composto da individui tra loro diversi: dagli uomini che frequentano le balere alle amiche di sempre; da una madre petulante [la madre di Sveta] ad un’anziana da accudire fino ad arrivare a lei, Eloiza Clementina [Eloiza Clementina Stravinschi], che porta con sé l’euforia dei suoi 8 anni.
Nadea e Sveta racconta la ricerca dell’equilibrio da parte delle due donne moldave. Nadea, una donna ormai adulta, da anni in Italia, dove lavora come badante. Notiamo subito due aspetti del suo carattere: l’autocontrollo, che la porta a non lasciarsi andare mai in crisi isteriche [tanto che, quando Sveta le racconta di aver pianto, le risponde sommessamente che non deve farlo, che non è giusto], e la solarità che viene fuori già dai suoi occhi chiari.
Nadea è una donna sola, ma non si abbandona alla solitudine, né si lascia deprimere. È per questo che frequenta le balere, per svagarsi, ma, soprattutto, perché sogna e spera di incontrare l’uomo della sua vita. Ha un’amica, Sveta, più giovane di lei, e che come lei vive a Bologna, più fragile, come forse è stata anche Nadea in passato, quando dovette lasciare i suoi figli per venire in Italia. Sveta lavora per una ditta di pulizie, e, se la certezza di una retribuzione la rincuora, è tormentata invece dall’assenza di sua figlia, che ha lasciato in Moldavia alle cure di sua madre. Il giorno del ritorno in Moldavia, seppur per breve tempo, è arrivato, e se rivedere dopo due anni e mezzo Eloiza le riempie il cuore di gioia, certo lo stesso non può dirsi per l’impatto che Sveta si trova ad avere con il suo nucleo familiare. La permanenza in Italia l’ha cambiata, rendendola più responsabile, anche nei confronti di sua figlia, con la quale ha ritrovato il suo ruolo di genitrice, ma questo la porta ad avere dei diverbi con sua madre, a volte per motivi futili, come la discussione su quanto debba mangiare Eloiza.
Sveta ha imparato molto nei due anni e mezzo che ha trascorso sola in Italia, dove si è trovata a gestire tutto da sola. Una volta ottenuto il permesso di soggiorno, le si prospetta la speranza di poter portare Eloiza in Italia, ma questa opportunità la spaventa.
Delpero mostra una delicatezza infinita nel rapportarsi all’universo delle due donne, con le quali ha creato un rapporto di amicizia che si è stratificato nel tempo, cercando di far uscire dai loro corpi la loro anima, ma soprattutto la loro spontaneità, una spontaneità che mostra anche Eloiza, spiata dalla macchina da presa, di spalle, mentre è incoraggiata dalla madre a mangiare, senza nessun risultato, fino alla punizione di andare in camera sua e tornare solo una volta calma. E se il ritorno di Sveta nella sua nazione è la riconciliazione ai suoi affetti, dall’altro il non-viaggio di Nadea rappresenta una dimensione catartica voluta. Nadea, infatti, la sua vita se l’è fatta, e non ha, a parte l’amore, grossi obiettivi da raggiungere.
Delpero si muove tra una Bologna periferica e una Moldavia di cui viviamo gli interni e molto poco gli esterni, e in cui la presenza maschile è assente, lontana, quasi indifferente al mondo femminile, fatto di donne coraggiose, disposte a sacrificare i loro affetti per mantenere la famiglia. Il merito di questo film è quello di aver descritto con abilità e sensibilità due storie complementari tra loro, mettendo da parte luoghi comuni e monotonia, mostrando i dolore in punta di piedi, senza melodrammi e forzature. Non poteva, dunque, questo Nadea e Sveta, passare inosservato al Festival di Torino, ricevendo poi il premio Solinas, come miglior documentario, e, aggiungiamo noi, non essere notato dall’attento staff del Nuovo Cinema Aquila di Roma.
Gilda Signoretti
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NADEA E SVETA
Regia: Maura Delpero
Con: Nadejda Arvinte, Svetlana Stravinschi, Eloiza Clementina Stravinschi
Produzione: MiramonteFilm
Distribuzione: Fondazione Cineteca di Bologna
Anno: 2012
Durata: 62’
Trailer: